Vita Chiesa

Papa Francesco, Veglia Pasquale: la mancanza di speranza è la prima pietra da far rotolare via

Commentando il racconto della Risurrezione del Vangelo di Luca, il Pontefice ha spiegato che «anche noi, come Pietro e le donne, non possiamo trovare la vita restando tristi e senza speranza e rimanendo imprigionati in noi stessi. Ma apriamo al Signore i nostri sepolcri sigillati, perché Gesù entri e dia vita; portiamo a Lui le pietre dei rancori e i macigni del passato, i pesanti massi delle debolezze e delle cadute. Egli desidera venire e prenderci per mano, per trarci fuori dall’angoscia». Ed ha auspicato: «Che il Signore ci liberi» dalla «terribile trappola» di «essere cristiani senza speranza, che vivono come se il Signore non fosse risorto e il centro della vita fossero i nostri problemi. Vediamo e vedremo continuamente dei problemi vicino a noi e dentro di noi». I problemi, ha aggiunto Francesco, «ci saranno sempre, ma questa notte occorre illuminarli con la luce del Risorto, in certo senso ‘evangelizzarli’. Le oscurità e le paure non devono attirare lo sguardo dell’anima e prendere possesso del cuore, ma ascoltiamo la parola dell’Angelo: il Signore ‘non è qui, è risorto!’; Egli è la nostra gioia più grande, è sempre al nostro fianco e non ci deluderà mai».

«La speranza cristiana – ha ricordato il Papa – non è semplice ottimismo, e nemmeno un atteggiamento psicologico o un buon invito a farsi coraggio. La speranza cristiana è un dono che Dio ci fa, se usciamo da noi stessi e ci apriamo a Lui». La speranza cristiana, ha aggiunto il Pontefice, «non delude perché lo Spirito Santo è stato effuso nei nostri cuori. Il Consolatore non fa apparire tutto bello, non elimina il male con la bacchetta magica, ma infonde la vera forza della vita, che non è l’assenza di problemi, ma la certezza di essere amati e perdonati sempre da Cristo, che per noi ha vinto il peccato, la morte e la paura. Oggi è la festa della nostra speranza, la celebrazione di questa certezza: niente e nessuno potranno mai separarci dal suo amore». Al riguardo, Francesco ha puntualizzato che «il Signore è vivo e vuole essere cercato tra i vivi. Dopo averlo incontrato, ciascuno viene inviato da Lui a portare l’annuncio di Pasqua, a suscitare e risuscitare la speranza nei cuori appesantiti dalla tristezza, in chi fatica a trovare la luce della vita. Ce n’è tanto bisogno oggi». Per il Papa «dimentichi di noi stessi, come servi gioiosi della speranza, siamo chiamati ad annunciare il Risorto con la vita e mediante l’amore; altrimenti saremmo una struttura internazionale con un grande numero di adepti e delle buone regole, ma incapace di donare la speranza di cui il mondo è assetato».

«Apriamoci alla speranza e mettiamoci in cammino; la memoria delle opere e delle parole di Dio sia luce sfolgorante, che orienta i nostri passi nella fiducia, verso la Pasqua che non avrà fine». Con questo augurio Papa Francesco ha concluso l’omelia della Veglia Pasquale, presieduta nella Basilica Vaticana. «La Liturgia di questa notte – ha detto il Pontefice – ci dà un buon consiglio» per «nutrire la nostra speranza»: «Ci insegna a fare memoria delle opere di Dio. Le letture ci hanno narrato, infatti, la sua fedeltà, la storia del suo amore verso di noi. La Parola di Dio viva è capace di coinvolgerci in questa storia di amore, alimentando la speranza e ravvivando la gioia. Ce lo ricorda anche il Vangelo che abbiamo ascoltato: gli angeli, per infondere speranza alle donne, dicono: ‘Ricordatevi come [Gesù] vi parlò’». Da qui l’invito di Francesco a non dimenticare «la sua Parola e le sue opere, altrimenti perderemo la speranza»; a far invece «memoria del Signore, della sua bontà e delle sue parole di vita che ci hanno toccato»; a ricordarle e farle «nostre», per «essere sentinelle del mattino che sanno scorgere i segni del Risorto».

Sono 12 i catecumeni adulti – 8 donne e 4 uomini, provenienti dall’Albania (6), dalla Corea (2), nonché da Italia, Camerun, India e Cina (1 ciascuno) – a cui il Papa ha amministrato i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana (battesimo, cresima e prima comunione). Si tratta delle albanesi Bernarda e Dasara Dervishi, di 30 e 27 anni; dell’italiana Desiree Di Porto, 29 anni, che prenderà il nome Ruth; della camerunense Francine Fotsa Ngueti, 24 anni; degli altri albanesi Flora Gjikolaj e Gjovalin Gjikolas, di 28 e 23 anni; dei coreani Hee Kim e Yong-Joon Lee, di 55 e 60 anni, che prenderanno i nomi di Stella e Stefano; dell’indiano Sandeep Mahajan, 50 anni, che si battezzerà col nome Renzo; degli altri albanesi Herjola Rrapaj e Ylli Taci, di 32 e 33 anni, che assumeranno i nomi di Maria e Francesco; infine della cinese Li Zhang, 22 anni, a battesimo col nome Mary Stella.