Vita Chiesa

Papa Francesco a Comunità di Capodarco, «discriminazione in base a efficienza è disumana»

«La discriminazione in base all’efficienza non è meno deplorevole di quella compiuta in base alla razza o al censo o alla religione», ha affermato Francesco, secondo il quale «la qualità della vita all’interno di una società si misura, in buona parte, dalla capacità di includere coloro che sono più deboli e bisognosi, nel rispetto effettivo della loro dignità di uomini e di donne. E la maturità si raggiunge quando tale inclusione non è percepita come qualcosa di straordinario, ma di normale». In questa prospettiva, «anche la persona con disabilità e fragilità fisiche, psichiche o morali, deve poter partecipare alla vita della società ed essere aiutata ad attuare le sue potenzialità nella varie dimensioni», perché «soltanto se vengono riconosciuti i diritti dei più deboli, una società può dire di essere fondata sul diritto e sulla giustizia». «In questi decenni, la vostra Comunità si è costantemente messa in ascolto attento e amoroso della vita delle persone, sforzandosi di rispondere ai bisogni di ciascuno tenendo conto delle loro capacità e dei loro limiti», ha riconosciuto il Papa.

«No» a pietismo e assistenzialismo, «sì» a «protagonismo» degli «sconfitti della vita». Questa, nelle parole del Papa, la sintesi dell’«approccio ai più deboli» scelto dalla Comunità di Capodarco, che «supera l’atteggiamento pietistico e assistenzialistico, per favorire il protagonismo della persona con difficoltà in un contesto comunitario non chiuso in sé stesso ma aperto alla società». «Vi incoraggio a proseguire su questa strada, che vede in primo piano l’azione personale e diretta dei disabili stessi», l’incoraggiamento di Francesco: «Di fronte ai problemi economici e alle conseguenze negative della globalizzazione, la vostra comunità cerca di aiutare quanti si trovano nella prova a non sentirsi esclusi o emarginati, ma, al contrario, a camminare in prima linea, portando la testimonianza dell’esperienza personale».

«Si tratta di promuovere la dignità e il rispetto di ogni individuo, facendo sentire agli ‘sconfitti della vita’ la tenerezza di Dio», la ricetta del Papa, che ha ringraziato la Comunità di Capodarco, che ha celebrato l’anno scorso il suo 50° anniversario, «per il bene compiuto in tutti questi anni al servizio delle persone disabili, dei minori, di quanti vivono situazioni di dipendenza e di disagio, e delle loro famiglie»: «Voi avete scelto di stare dalla parte di queste persone meno tutelate, per offrire loro accoglienza, sostegno e speranza, in una dinamica di condivisione. In questo modo avete contribuito e contribuite a rendere migliore la società, aiutandola a scoprire sempre più la dignità di tutti, a partire dagli ultimi, dai più svantaggiati». «Accogliendo tutti questi ‘piccoli’ segnati da impedimenti mentali o fisici, o da ferite dell’anima, voi riconoscete in essi dei testimoni particolari della tenerezza di Dio», ha concluso Francesco.

Don Albanesi (presidente), «dopo l’Evangelii Gaudium e la Laudato Sì, una riflessione sulla dignità delle persone». «Sì» al diaconato femminile

«Dopo l’Evangelii gaudium e la Laudato si’, una riflessione sulla dignità delle persone». A chiederla al Papa è stato don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, che ha salutato Francesco in Aula Paolo VI a nome della sua comunità, che ha compiuto l’anno scorso 50 anni. «Ogni persona ha la sua dignità, la sua anima, il suo calore umano, il suo spirito», ha detto don Albanesi, che ha rivolto a Francesco una seconda richiesta: «Abbiamo sempre parlato di giustizia, la Chiesa ha sempre parlato di morale, però nella vita concreta siamo incastrati nel circuito della finanza, da cui non possiamo sottrarci. Chiediamo a lei che riesca a entrare nei dettagli di questo scandalo: l’1% della popolazione che possiede quanto il 99% è insopportabile!». Poi il presidente della Comunità di Capodarco ha consegnato al Papa una delle prime copie di un suo libro sul diaconato femminile: «Il diaconato alle donne è possibile», ha affermato ricordando la Commissione di studio appositamente istituita dal Papa. «Chi vive in periferia – ha proseguito Albanesi – sa che tante donne, suore, catechiste, madri di famiglia, insegnanti, persone di carità, possono ricevere il diaconato, che non è un sacramento come il sacerdozio ma un ministero».