Vita Chiesa

Papa Francesco a Cop25, «parole lontane dalle azioni concrete»

«Dopo quattro anni – il bilancio di Francesco della Cop 21 – dobbiamo ammettere che questa consapevolezza è ancora piuttosto debole, incapace di rispondere adeguatamente a ciò che il forte senso di urgenza per una rapida azione chiede sulla base dei dati scientifici a nostra disposizione». «Questo dimostra come le parole siano lontane dalle azioni concrete!», il monito del Papa, secondo il quale «c’è un crescente accordo sulla necessità di promuovere processi di transizione e di trasformazione del nostro modello di sviluppo, di incoraggiare la solidarietà e di rinforzare i forti legami tra la lotta contro i cambiamenti climatici e la povertà». Lo dimostrano, per il Santo Padre, «e molte iniziative attuate o in via di attuazione, non solo da parte dei governi ma anche dalle comunità locali, dal settore privato, dalla società civile e dagli individui». Tuttavia, denuncia, il Papa, rimane «molta preoccupazione sulla capacità di tali processi di rispettare i tempi richiesti dalla scienza, così come la distribuzione dei costi che essi richiedono». «Dobbiamo seriamente chiederci se c’è la volontà politica di allocare con onestà, responsabilità e coraggio più risorse umane, finanziarie e tecnologiche per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico, così come per aiutare le popolazioni più povere e più vulnerabili, coloro che ne soffrono di più».

«Numerosi studi ci dicono che è ancora possibile limitare il riscaldamento globale». Ne è convinto il Papa, che nel messaggio inviato alla Cop 25, in corso a Madrid chiede «una chiara, lungimirante e forte volontà politica, focalizzata nel perseguire un nuovo corso che richiede di allocare gli investimenti finanziari ed economici in quelle aree che realmente salvaguardano le condizioni di una vita degli di umanità su un pianeta ‘sano’ per oggi e per domani». Di qui la necessità di «riflettere coscienziosamente sul significato dei nostri modelli di consumo e di produzione e sui processi di educazione e di consapevolezza che li rendano compatibili con la dignità umana». Per Francesco, infatti, siamo di fronte ad una «sfida di civiltà» in favore del bene comune e di «un cambiamento di prospettiva che metta la dignità al centro della nostra azione, chiaramente espressa nel ‘volto umano’ delle emergenze climatiche».

«Resta una finestra di opportunità, ma dobbiamo fare in modo che non venga chiusa», l’appello del Papa, secondo il quale «dobbiamo cogliere questa occasione per azioni responsabili nel campo economico, tecnologico, sociale ed educativo, sapendo molto bene come le nostre azioni siano interdipendenti». «I giovani oggi mostrano una crescente sensibilità per i complessi problemi che sorgono da questa emergenza», l’analisi di Francesco: «Non dobbiamo scaricare sulle nuove generazioni il peso dei problemi causati dalle generazioni precedenti. Al contrario, dovremmo dare loro l’opportunità di ricordare la nostra generazione come quella che ha rinnovato e agito – con coscienza onesta, responsabile e coraggiosa – per il bisogno fondamentale di collaborare al fine di preservare e coltivare la nostra casa comune».