Vita Chiesa

Papa Francesco a «La Cárcova News»: «La realtà si vede meglio dalla periferia»

A proposito della diffusione della droga, il Pontefice sottolinea che «ci sono Paesi che ormai sono schiavi della droga» e di essere preoccupato per «il trionfalismo dei trafficanti». Alla domanda sulla cosa più importante da dare ai figli, il Papa risponde: «L’appartenenza a un focolare. L’appartenenza si dà con l’amore, con l’affetto, con il tempo, prendendoli per mano, accompagnandoli, giocando con loro, dandogli quello di cui hanno bisogno in ogni momento per la loro crescita. Soprattutto dandogli spazi in cui possano esprimersi». Ma «la cosa ancora più importante è la fede. Mi addolora molto incontrare un bambino che non sa fare il segno della croce. Vuol dire che al piccolo non è stata data la cosa più importante che un padre e una madre possono dargli: la fede».

«Tutte le persone possono cambiare» e in meglio, ma, per il Santo Padre, «questo non è ottimismo. È certezza in due cose: primo nell’uomo, nella persona. La persona è immagine di Dio e Dio non disprezza la propria immagine, in qualche modo la riscatta, trova sempre il modo di recuperarla quando è offuscata; e, secondo, è la forza dello stesso Spirito Santo che va cambiando la coscienza. Non è ottimismo, è fede nella persona, che è figlia di Dio, e Dio non abbandona i suoi figli». Ma come si può arrivare a essere sicuri e costanti nella fede? «In alcuni momenti siamo coscienti della presenza di Dio, altre volte ce ne dimentichiamo», ammette il Papa, sottolineando che «occorre abituarsi al fatto che la fede non è un sentimento. A volte il Signore ci dà la grazia di sentirla, ma la fede è qualcosa di più. La fede è il mio rapporto con Gesù Cristo, io credo che Lui mi ha salvato». E aggiunge: «Io sono un peccatore come qualunque altro». Nel confronto con gli altri, poi, «ascoltare le persone, a me, non ha mai fatto male», anzi il dialogo, che con chi la pensa diversamente, «ti arricchisce». Una parola anche sui giovani e i mondi virtuali: «Io credo che il pericolo che corriamo ai nostri giorni è dato» dal fatto «di poterci muovere in una serie di cose virtualmente, ed esse ci possono trasformare in «giovani-museo».

«La fecondità, nella vita, non passa per l’accumulo d’informazioni o solamente per la strada della comunicazione virtuale, ma nel cambiare la concretezza dell’esistenza. Ultimamente vuol dire amare» e, avverte Francesco, «l’amore virtuale non esiste». Al Papa viene chiesto di dire qualcosa ai governanti argentini in un anno di elezioni. «Primo – risponde -, che propongano una piattaforma elettorale chiara». Secondo, «onestà nella presentazione della propria posizione». Terzo, «una campagna elettorale di tipo gratuito, non finanziata. Perché nel finanziamento della campagna elettorale entrano in gioco molti interessi che poi ti chiedono il conto. Quindi essere indipendenti da chiunque mi possa finanziare la campagna elettorale. Evidentemente è un ideale, perché sempre c’è bisogno di soldi per i manifesti, per la televisione… In ogni caso che il finanziamento sia pubblico». Su un futuro viaggio in Argentina, il Pontefice risponde che sarà «in linea di massima, nel 2016, ma non c’è ancora niente di sicuro perché bisogna trovare l’incastro con altri viaggi in altri Paesi». Ma il Papa ha paura di attentati? «La vita è nelle mani di Dio. Io ho detto al Signore: Tu prenditi cura di me. Ma se la tua volontà è che io muoia o che mi facciano qualcosa, ti chiedo un solo favore: che non mi faccia male. Perché io sono molto fifone per il dolore fisico».