Vita Chiesa

Papa Francesco a Pav: «Bioetica globale» per difendere la dignità umana

Il Pontefice contrappone «il lavoro ‘bello’ della vita» (nascita, educazione, amore) al lavoro «sporco» della morte di «quando consegniamo i bambini alla privazione, i poveri alla fame, i perseguitati alla guerra, i vecchi all’abbandono». Solo una «visione globale della bioetica», ammonisce, potrà impegnarsi «con più serietà e rigore a disinnescare la complicità» con questo «lavoro sporco della morte, sostenuto dal peccato». Una «bioetica globale» che «non si muoverà a partire dalla malattia e dalla morte per decidere il senso della vita e definire il valore della persona. Muoverà piuttosto dalla profonda convinzione dell’irrevocabile dignità della persona umana, così come Dio la ama, dignità di ogni persona, in ogni fase e condizione della sua esistenza, nella ricerca delle forme dell’amore e della cura che devono essere rivolte alla sua vulnerabilità e alla sua fragilità».  In questo orizzonte, conclude Francesco, questa «bioetica globale» sarà «una specifica modalità per sviluppare la prospettiva dell’ecologia integrale che è propria dell’Enciclica Laudato si’».

«Accurato discernimento su differenze fondamentali uomo-donna, paternità-maternità». «In una visione olistica della persona, si tratta di articolare con sempre maggiore chiarezza tutti i collegamenti e le differenze concrete in cui abita l’universale condizione umana e che ci coinvolgono a partire dal nostro corpo». In questa cornice, «anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé», afferma il Papa richiamando la Laudato si’. Francesco invita quindi ad «un accurato discernimento delle complesse differenze fondamentali della vita umana: dell’uomo e della donna, della paternità e della maternità, della filiazione e della fraternità, della socialità e anche di tutte le diverse età della vita». Come pure «di tutte le condizioni difficili e di tutti i passaggi delicati o pericolosi che esigono speciale sapienza etica e coraggiosa resistenza morale: la sessualità e la generazione, la malattia e la vecchiaia, l’insufficienza e la disabilità, la deprivazione e l’esclusione, la violenza e la guerra».

«La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo – prosegue Francesco richiamando l’esortazione apostolica  Gaudete et exsultate -. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri» già nati, che si dibattono nella miseria e nell’esclusione, «nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto».

«Rivolgere lo sguardo alla questione seria della destinazione ultima della vita». La bioetica globale ci sollecita «alla saggezza di un profondo e oggettivo discernimento del valore della vita personale e comunitaria, che deve essere custodito e promosso anche nelle condizioni più difficili», afferma Papa Francesco. «Senza l’adeguato sostegno di una prossimità umana responsabile – il monito del Pontefice – , nessuna regolazione puramente giuridica e nessun ausilio tecnico potranno, da soli, garantire condizioni e contesti relazionali corrispondenti alla dignità della persona». Per Francesco, inoltre, la cultura della vita «deve rivolgere più seriamente lo sguardo alla ‘questione seria’ della sua destinazione ultima». Occorre «interrogarsi più a fondo sulla destinazione ultima della vita, capace di restituire dignità e senso al mistero dei suoi affetti più profondi e più sacri». La vita dell’uomo, spiega il Papa, «bella da incantare e fragile da morire, rimanda oltre sé stessa: noi siamo infinitamente di più di quello che possiamo fare per noi stessi. La vita dell’uomo, però, è anche incredibilmente tenace, di certo per una misteriosa grazia che viene dall’alto, nell’audacia della sua invocazione di una giustizia e di una vittoria definitiva dell’amore. Ed è persino capace – speranza contro ogni speranza – di sacrificarsi per essa, fino alla fine».