Vita Chiesa

Papa Francesco a S. Maria Josefa: il dialogo con i bambini e il saluto alle famiglie assistite dalla Caritas

«Chi sono quelli che eleggono il Papa?», ha chiesto ai bambini del catechismo: «I cardinali. E Don Agostino Vallini è un cardinale, è il Vicario di Roma, e lui era tra quei 115 che erano riuniti per eleggere il Papa. E loro si riuniscono, parlano tra loro, pensano… ‘Eh, ma pensiamo a questo, pensiamo a questo, e questo ha questo vantaggio, questo ha l’altro vantaggio…’, e ragionano… Ma soprattutto – e questa è la cosa più importante, si prega. Questa gente che è in clausura, cioè, lì non possono parlare con gente di fuori, sono come isolati, dalla Casa Santa Marta vanno in Cappella Sistina a eleggere il Papa. Parlano tra loro su ciò di cui ha bisogno la Chiesa oggi, e per questo è meglio una personalità di questo profilo o di quell’altro…; tutti ragionamenti umani. E il Signore invia lo Spirito Santo e lo Spirito Santo aiuta nell’elezione. Poi, ognuno dà il suo voto e si fanno i conti, i suffragi, e quello che ha i due terzi dei numeri viene eletto Papa. Come vedete, è un processo fatto di molta preghiera».

«Chi è la persona più importante in quel gruppo che fa il Papa?», ha chiesto ancora Francesco ai bambini: «Dio, lo Spirito Santo, che tramite il voto fa il Papa. Non si paga, non ci sono amici potenti che spingono». «Quello che viene eletto non necessariamente è il più intelligente», ha ribadito Francesco: «Ci sono più intelligenti di lui, ma Dio ha scelto quello. E come in tutte le cose della vita, il tempo passa, il Papa deve morire come tutti, o andare in pensione, come ha fatto il grande Papa Benedetto, perché non aveva buona salute, e arriverà un altro, che sarà differente, sarà diverso, forse sarà più intelligente o meno intelligente, non si sa. Ma arriverà quest’altro nello stesso modo: eletto dal gruppo dei cardinali sotto la luce dello Spirito Santo».

«Grazie per quello che fate». E’ il saluto del Papa alle famiglie assistite dalla Caritas, incontrate ieri nella parrocchia di Santa Maria Josefa insieme agli operatori. «Il vostro lavoro è avvicinarsi alle persone che hanno qualche bisogno, e anche non solo dare una cosa, ma ascoltare: l’apostolato dell’orecchio», ha spiegato Francesco: «Alle volte, uno può pensare: ‘Ma quello è un po’ noioso, quanto noiosa è… ascoltare tanto dolore, quando non c’è il necessario per comprare i farmaci, quando non c’è da mangiare…’», ha proseguito parlando sempre a braccio. «Avanti!», l’invito: «Ma non litigate tra voi! Pensate questo: quando viene una persona a chiedere aiuto, una signora o un signore o chiunque, quella persona è Gesù. Perché anche Gesù ha dovuto chiedere aiuto quando era profugo in Egitto. È Gesù che ha bisogno in questa persona. ‘Ma questa è una persona che sparla, che non va in chiesa, che non crede in Dio…’. Ma è Gesù. È Gesù.È la vostra preghiera che fa allargare il cuore e la fede: è Gesù, è con me, Gesù è con me, oggi. E questo pacco lo do a Gesù. E questo sorriso lo do a Gesù. Questa è la vostra strada di santità. Se voi fate questo, diventerete santi. Tutti! È semplice. Ma non dimenticare: è Gesù che bussa alla porta». «Ogni persona che viene è Gesù», ha sintetizzato il Papa: «Quella persona buona è Gesù? Sì. Quella persona non tanto buona è Gesù? Sì. Per me, è Gesù. Io devo riceverla come Gesù. Quella donna che ha una lingua di serpente, è Gesù? Sì. E devo, con la mia tenerezza e il mio amore, fare che la sua lingua si ‘sveleni’, e non sparli. Ma è sempre la tenerezza, l’amore, perché ogni persona che ha bisogno è Gesù che bussa alla porta del mio cuore». Infine il saluto finale: «Grazie tante per essere stati qui a pregare insieme, a pregare per tutto il quartiere, per la parrocchia. Saluto tutti voi, fedeli cattolici, e anche i musulmani, e per tutti voi chiedo la benedizione del Signore».