Vita Chiesa

Papa Francesco ad Accademia vita: «Onorare» chi «potrebbe essere lasciato morire»

Il quarto comandamento, per il Papa, è «di stringente attualità per la società contemporanea, dove la logica dell’utilità prende il sopravvento su quella della solidarietà e della gratuità, persino all’interno delle famiglie». La Bibbia, ha ricordato Francesco, «riserva una severa ammonizione per coloro che trascurano o maltrattano i genitori»: «Lo stesso giudizio vale oggi quando i genitori, divenuti anziani e meno utili, rimangono emarginati fino all’abbandono».

«Le cure palliative – ha esordito Francesco – sono espressione dell’attitudine propriamente umana a prendersi cura gli uni degli altri, specialmente di chi soffre», e «testimoniano che la persona umana rimane sempre preziosa, anche se segnata dall’anzianità e dalla malattia». «La persona, in qualsiasi circostanza, è un bene per se stessa e per gli altri ed è amata da Dio», ha ammonito il Papa: «Per questo quando la sua vita diventa molto fragile e si avvicina la conclusione dell’esistenza terrena, sentiamo la responsabilità di assisterla e accompagnarla nel modo migliore».

«Uno Stato non può pensare di guadagnare con la medicina. Al contrario, non vi è dovere più importante per una società di quello di custodire la persona umana». Questo il forte monito del Papa. «Tutta la medicina ha un ruolo speciale all’interno della società come testimone dell’onore che si deve alla persona anziana e ad ogni essere umano», ha ricordato Francesco, che subito dopo ha ammonito: «Evidenza ed efficienza non possono essere gli unici criteri a governare l’agire dei medici, né lo sono le regole dei sistemi sanitari e il profitto economico». «Il vostro lavoro di questi giorni esplora nuove aree di applicazione delle cure palliative», ha proseguito il Pontefice riferendosi al tema della plenaria: «Fino ad ora esse sono state un prezioso accompagnamento per i malati oncologici, ma oggi sono molte e variegate le malattie, spesso legate all’anzianità, caratterizzate da un deperimento cronico progressivo e che possono avvalersi di questo tipo di assistenza».

«L’abbandono è la malattia più grave dell’anziano, e anche l’ingiustizia più grande che può subire: coloro che ci hanno aiutato a crescere non devono essere abbandonati quando hanno bisogno del nostro aiuto». Ne è convinto il Papa, che ha ricordato che «gli anziani hanno bisogno in primo luogo delle cure dei familiari, il cui affetto non può essere sostituito neppure dalle strutture più efficienti o dagli operatori sanitari più competenti e caritatevoli». «Quando non autosufficienti o con malattia avanzata o terminale, gli anziani possono godere di un’assistenza veramente umana e ricevere risposte adeguate alle loro esigenze grazie alle cure palliative offerte ad integrazione e sostegno delle cure prestate dai familiari», le parole del Papa, secondo il quale «le cure palliative hanno l’obiettivo di alleviare le sofferenze nella fase finale della malattia e di assicurare al tempo stesso al paziente un adeguato accompagnamento umano». «Si tratta di un sostegno importante soprattutto per gli anziani, i quali, a motivo dell’età, ricevono sempre meno attenzione dalla medicina curativa e rimangono spesso abbandonati», il commento di Francesco.

«Le cure palliative possano giungere a tutti coloro che ne hanno bisogno», ha auspicato il Papa, attraverso professionisti e studenti che si specializzano «in questo tipo di assistenza che non possiede meno valore per il fatto che non salva la vita»: «Le cure palliative realizzano qualcosa di altrettanto importante: valorizzano la persona». Papa Francesco ha concluso il suo discorso ripetendo l’appello di san Giovanni Paolo II – «Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità!» – ed esortando «tutti coloro che, a diverso titolo, sono impegnati nel campo delle cure palliative, a praticare questo impegno conservando integro lo spirito di servizio e ricordando che ogni conoscenza medica è davvero scienza, nel suo significato più nobile, solo se si pone come ausilio in vista del bene dell’uomo, un bene che non si raggiunge mai contro la sua vita e la sua dignità. È questa capacità di servizio alla vita e alla dignità della persona malata, anche quando anziana, che misura il vero progresso della medicina e della società tutta».