Vita Chiesa

Papa Francesco ad anziani: «La vecchiaia un tempo di Grazia»

Erano presenti in piazza San Pietro decine di migliaia di anziani e nonni, provenienti da numerosi Paesi. Invitato da Papa Francesco, ha preso parte a questo momento di incontro, dalle 9,30 alle 10,30, anche il Papa emerito Benedetto XVI. Prima dell’intervento di Papa Bergoglio, ci sono state alcune testimonianze e a una in particolare ha fatto riferimento Francesco: quella di una coppia di profughi iracheni, «scappati da una violenta persecuzione». «A loro tutti insieme diciamo un ‘grazie’ speciale! È molto bello che siate venuti qui oggi – ha detto -: è un dono per la Chiesa. E noi vi offriamo la nostra vicinanza, la nostra preghiera e l’aiuto concreto. La violenza sugli anziani è disumana, come quella sui bambini».

«Ma – ha assicurato il Papa – Dio non vi abbandona, è con voi! Con il suo aiuto voi siete e continuerete ad essere memoria per il vostro popolo; e anche per noi, per la grande famiglia della Chiesa. Grazie!». Per il Pontefice, «questi fratelli ci testimoniano che anche nelle prove più difficili, gli anziani che hanno fede sono come alberi che continuano a portare frutto. E questo vale anche nelle situazioni più ordinarie, dove però ci possono essere altre tentazioni, e altre forme di discriminazione». Secondo il Santo Padre, «la vecchiaia, in modo particolare, è un tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata: ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno… Gli anziani, i nonni hanno una capacità di capire le situazioni più difficili: una grande capacità! E quando pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente!». Non solo: «Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli, è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l’eredità più preziosa! Beate quelle famiglie cha hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte».

Nei Paesi dove la persecuzione religiosa è stata «crudele», come l’Albania, «sono stati i nonni a portare i bambini a essere battezzati di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede in quei Paesi!», ha affermato Francesco. Ma, ha aggiunto, «non sempre l’anziano, il nonno, la nonna, ha una famiglia che può accoglierlo. E allora ben vengano le case per gli anziani… purché siano veramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani, e non per gli interessi di qualcuno altro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivono dimenticati, come nascosti, trascurati». Il Papa ha detto di sentirsi «vicino ai tanti anziani che vivono in questi istituti» e di pensare «con gratitudine a quanti li vanno a visitare e si prendono cura di loro. Le case per anziani dovrebbero essere dei ‘polmoni’ di umanità in un paese, in un quartiere, in una parrocchia; dovrebbero essere dei ‘santuari’ di umanità dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore. Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi!». Però esiste anche «la realtà dell’abbandono degli anziani: quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia nascosta!».

Per il Papa, «è l’effetto di quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Si scartano i bambini, si scartano i giovani, perché non hanno lavoro, e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico ‘equilibrato’, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro. Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto!». «Noi cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà – ha chiarito -, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio ‘passo’ proprio su queste persone». Come cristiani e come cittadini, «siamo chiamati a immaginare, con fantasia e sapienza, le strade per affrontare questa sfida. Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro! Perché non ha futuro? Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici. Ma attenzione: voi avete la responsabilità di tenere vive queste radici in voi stessi! Con la preghiera, la lettura del Vangelo, le opere di misericordia. Così rimaniamo come alberi vivi, che anche nella vecchiaia non smettono di portare frutto. Una delle cose più belle della vita di famiglia, della nostra vita umana di famiglia, è accarezzare un bambino e lasciarsi accarezzare da un nonno e da una nonna».