Vita Chiesa

Papa Francesco agli scout Agesci: «Siete una parte preziosa della Chiesa in Italia»

 «I genitori – ha detto il Pontefice – ve li affidano perché sono convinti della bontà e saggezza del metodo scout, basato sui grandi valori umani, sul contatto con la natura, sulla religiosità e la fede in Dio; un metodo che educa alla libertà nella responsabilità. Questa fiducia delle famiglie non va delusa! E anche quella della Chiesa: vi auguro di sentirvi sempre parte della grande Comunità cristiana».

Nel suo discorso Francesco ha ricordato «la forte domanda di educazione e di ascolto rivolta alle vostre comunità capi, alle parrocchie e alla Chiesa nel suo insieme» contenuta nella «Carta del coraggio» presentata alla route nazionale di San Rossore, lo scorso agosto, domanda che «investe anche l’ambito della spiritualità e della fede, che sono fondamentali per la crescita equilibrata e completa della persona umana. Nel panorama delle associazioni scout a livello mondiale, ha dichiarato il Papa, «l’Agesci è tra quelle che investono di più nel campo della spiritualità e dell’educazione alla fede».

«Ma c’è ancora tanto da lavorare, perché tutte le comunità-capi ne comprendano l’importanza e ne traggano le conseguenze». A tale riguardo Francesco si è congratulato con l’Agesci per i «momenti formativi per i capi sull’accostamento alla Bibbia, buone iniziative», che, è stato l’auspicio del Pontefice, non siano solo «momenti sporadici, ma che si inseriscano in un progetto di formazione continua e capillare, che penetri fino in fondo nel tessuto associativo, rendendolo permeabile al Vangelo e facilitando il cambiamento di vita. Sono certo che l’Agesci può apportare nella Chiesa un nuovo fervore evangelizzatore e una nuova capacità di dialogo con la società».

Dal Papa poi un’aggiunta a braccio, un’esortazione già lanciata ai giovani di Sarajevo, una settimana fa e accolta da un applauso della piazza: «Mi raccomando, fate ponti in questa società dove c’è l’abitudine di fare muri. Fate ponti, mi raccomando». Ma questo può avvenire solo a una condizione, secondo il Santo Padre: «che i singoli gruppi non perdano il contatto con la parrocchia del luogo, dove hanno la loro sede, ma che in molti casi non frequentano, perché, pur svolgendo là il loro servizio, provengono da altre zone». «Siete chiamati – ha concluso – a trovare il modo di integrarvi nella pastorale della Chiesa particolare, stabilendo rapporti di stima e collaborazione ad ogni livello con i vostri vescovi, con i parroci e gli altri sacerdoti, con gli educatori e i membri delle altre associazioni ecclesiali presenti in parrocchia e nello stesso territorio, e non accontentarvi di una presenza ‘decorativa’ alla domenica o nelle grandi circostanze».

«Vogliamo giungere nelle periferie del vivere umano, là dove il messaggio di Cristo è più atteso e cercato… Ci permettiamo di sentirci proprio una Chiesa in uscita». Con queste parole Matteo Spanò e Maria Laforgia, presidenti del Comitato nazionale Agesci avevano salutato Papa Francesco all’inizio dell’udienza. «Siamo nelle città, nei quartieri dove possiamo essere più utili e nei Paesi. Abitiamo le parrocchie e qui proviamo a fare la nostra parte come chi abita una casa insieme ad altri. Ma non vogliamo dimenticare che senza l’appoggio dei nostri parroci e vescovi non riusciremmo ad essere una presenza così viva sul territorio». «Santo Padre – hanno concluso i due presidenti -, la nostra scelta educativa e di evangelizzazione è rivolta fino ai confini del mondo, non solo in senso geografico ma esistenziale. Vogliamo giungere alle periferie del vivere umano dove è atteso il messaggio di Cristo».