Vita Chiesa

Papa Francesco ai familiari vittime attentato Nizza: «Assalti del demonio. Rispondere con perdono, amore e rispetto del prossimo»

Un cesto di 86 fiori simbolo di Nizza: «86 come i nostri morti e di tutti i colori come siamo noi che meglio di molte parole le dicono a nome di tutti i credenti di tutte le diversità la nostra gratitudine, la nostra riconoscenza e il nostro affetto comune». È il dono che i familiari delle vittime dell’attentato di Nizza hanno portato questa mattina a Papa Francesco che li ha ricevuti in udienza privata nell’Aula Paolo VI. A consegnarlo è stato il presidente della Regione, Christian Estrosi. Due aerei noleggiati con l’aiuto di Air France hanno trasportato i feriti e i familiari delle vittime. Altri hanno raggiunto Roma con un bus. Con loro sono presenti anche i rappresentanti delle tre religione monoteiste: l’imam Otmane Aïssaoui, il presidente del concistoro regionale israelita Lucien Samak, il presidente del Concistoro di Nizza Maurice Niddam e il presidente del Crif Jérôme Culioli. C’era anche una delegazione ufficiale della città di Nizza con in testa il sindaco Philippe Pradal.

«Abbiamo una sola parola da dirle – ha quindi detto Estrosi -: grazie. Il 14 luglio a Nizza, famiglie e bambini stavano vivendo nella gioia la nostra festa nazionale. Non avevano nessun odio e sono stati colpiti proprio dall’odio. Grazie di aver aperto le vostre braccia per abbracciarci, assetati della Misericordia divina». «Abbiamo bisogno di ascoltare la voce dell’umanità saggia. Grazie santità per ricordarci che gli uomini non sono stati creati per uccidersi tra loro ma per amarsi».

«Con viva commozione incontro voi, che soffrite nel vostro corpo o nel vostro animo perché, una sera di festa, la violenza vi ha colpito ciecamente, voi o uno dei vostri cari, senza badare all’origine o alla religione. Desidero condividere il vostro dolore, un dolore che si fa ancora più forte quando penso ai bambini, persino a intere famiglie, la cui vita è stata strappata all’improvviso e in modo così drammatico. A ciascuno di voi assicuro la mia compassione, la mia vicinanza e la mia preghiera». Così ha esordito Papa Francesco, nel suo saluto. Il Santo Padre ha subito chiesto scusa ai presenti di parlare in italiano perché il suo «francese non è buono». La traduzione in francese è stata offerta da un sacerdote.

«Per noi cristiani – ha osservato il Pontefice – il fondamento della speranza è Gesù Cristo morto e risorto. Di qui l’auspicio: «Possa la certezza della vita eterna, che appartiene anche a credenti di altre religioni, esservi di consolazione nel corso della vita, e costituire un forte motivo di perseveranza per continuare con coraggio il vostro cammino quaggiù». Il Santo Padre ha pregato «il Dio di misericordia anche per tutte le persone rimaste ferite, in certi casi atrocemente mutilate, nella carne o nello spirito, e non dimentico tutti coloro che per questo non sono potuti venire o sono ancora in ospedale». La Chiesa, ha affermato Francesco, «vi resta vicina e vi accompagna con immensa compassione. Con la sua presenza accanto a voi in questi momenti così pesanti da affrontare, essa chiede al Signore di venirvi in aiuto e di mettere nei vostri cuori sentimenti di pace e di fraternità».

«Il dramma che ha conosciuto la città di Nizza ha suscitato dappertutto significativi gesti di solidarietà e di accompagnamento», ha poi ricordato Papa Francesco. «Ringrazio tutte le persone che, immediatamente, hanno dato soccorso alle vittime, o che fino ad oggi, e di certo ancora a lungo, si dedicano a sostenere e accompagnare le famiglie – ha proseguito -. Penso naturalmente alla comunità cattolica e al suo vescovo, monsignor André Marceau, ma anche ai servizi di assistenza e al mondo associativo, in particolare all’associazione Alpes-Maritimes Fraternité, qui presente, che raccoglie rappresentanti di tutte le confessioni religiose, e questo è un segno molto bello di speranza».

Il Pontefice si è rallegrato «di vedere» che tra le diverse confessioni religiose di Nizza «le relazioni interreligiose sono molto vive, e questo non può che contribuire ad alleviare le ferite di questi drammatici avvenimenti». Infatti, ha evidenziato il Santo Padre, «stabilire un dialogo sincero e relazioni fraterne tra tutti, in particolare tra quanti confessano un Dio unico e misericordioso, è una urgente priorità che i responsabili, sia politici sia religiosi, devono cercare di favorire e che ciascuno è chiamato ad attuare intorno a sé». Per Francesco, «quando la tentazione di ripiegarsi su se stessi, oppure di rispondere all’odio con l’odio e alla violenza con la violenza è grande, un’autentica conversione del cuore è necessaria». È, ha sottolineato, «questo il messaggio che il Vangelo di Gesù rivolge a tutti noi. Si può rispondere agli assalti del demonio solo con le opere di Dio che sono perdono, amore e rispetto del prossimo, anche se è differente». Il Papa ha, infine, pregato per la Francia «e per i suoi responsabili, affinché si costruisca senza stancarsi una società giusta, pacifica e fraterna». Il Pontefice ha concluso senza impartire la benedizione come già è accaduto in passato quando ci sono persone non cristiane presenti in udienza.