Vita Chiesa

Papa Francesco: ai giovani del Meg, «un giovane senza coraggio» è «un giovane vecchio»

Rispondendo ad alcune domande, il Papa è partito da due parole, «tensione e conflitto», «che si vivono nella vita quotidiana sia nella società, sia nella famiglia». «Ma cosa sarebbe – pensiamo – una società, una famiglia, un gruppo di amici, senza tensioni e senza conflitti? Sapete cosa sarebbe? Un cimitero. Perché non ci sono le tensioni e non ci sono i conflitti soltanto nelle cose morte. Quando c’è vita, c’è tensione e c’è conflitto». E allora in famiglia ci sono tensioni («La famiglia è il luogo dove noi giovani viviamo l’amore gratuito, ma spesso è anche il luogo dove facciamo esperienza di forti tensioni e lotte», era la domanda), ma queste si risolvono «con il dialogo», ha risposto Bergoglio. «Quando in una famiglia c’è il dialogo, c’è questa capacità di dire spontaneamente cosa uno pensa, le tensioni si risolvono bene», ha rimarcato. Quindi, «non aver paura delle tensioni, ma anche essere furbi», non amare «la tensione per la tensione», perché «attaccarsi troppo a una tensione» «alla fine distrugge».

«Trovare sempre la pace nel Signore, quella pace che soltanto Gesù ti può dare». Questa la risposta di papa Francesco alla domanda su quale sia stata «la più grande sfida» affrontata da Bergoglio «nella sua missione come religioso». Parlando ai 1.500 giovani del Meg il Papa ha ricordato che «nei lavori, nei compiti, la sfida è trovare quella pace che significa che il Signore ti accompagna, che il Signore è vicino». «La sfida – ha rimarcato – è cercare sempre la pace di Gesù e saperla distinguere da quell’altra pace truccata», la «falsa pace» che «ti fa contento, ti accontenta un po’ ma è superficiale» e «viene dal diavolo». Quest’ultima «ti distrugge», «ti fa credere che questa è la strada e poi alla fine ti lascia solo». La sfida, allora, è «cercare sempre la pace di Gesù», il cui segno «è quella gioia profonda», e «saperla distinguere da quell’altra pace truccata».

«I nonni sono i grandi dimenticati di questo tempo». Lo ha detto papa Francesco, oggi in Vaticano, ai giovani del Meg (Movimento eucaristico giovanile). Parlando dei «segnali reali di gioia nella Chiesa nel mondo per questo XXI secolo», il Papa ha guardato i ragazzi e le ragazze che aveva di fronte. «Questo – ha detto – è un segnale di speranza, vedere i giovani come voi che credono che Gesù sia nell’Eucaristia, che credono che l’amore sia più forte dell’odio, che la pace sia più forte della guerra, che il rispetto sia più forte del conflitto, che l’armonia sia più forte delle tensioni»; «questo a me dà gioia». Poi l’osservazione sui nonni, «grandi dimenticati». Essi «sono la memoria di una famiglia, la memoria del Paese, la memoria della fede, perché sono loro a darla a noi»; «sono una fonte di saggezza, perché hanno la memoria della vita, la memoria della fede, la memoria delle ‘tensioni’, la memoria dei ‘conflitti’». «E anche quando i nonni vivono a casa, aiutano tanto a risolvere le tensioni, normali in una famiglia».

Per scoprire la profondità dell’Eucaristia «aiuta pensare all’Ultima Cena», a «quella parola che Gesù ha detto quando ha dato il pane e il vino, il suo Corpo e il suo Sangue: ‘Fate questo in memoria di me’». ha detto ancora ai giovani papa Francesco. «La memoria di Gesù presente lì; la memoria di Gesù che, in ogni Messa, è lì e ci salva lì; la memoria di quel gesto di Gesù, che dopo questo se ne è andato all’Orto degli Ulivi ad incominciare la sua Passione. La memoria di un amore così grande che ha dato la sua vita per me». Questo è ciò che papa Francesco «direbbe ai giovani affinché scoprano la profondità dell’Eucaristia». La Messa, quindi, «non è rituale soltanto, non è una cerimonia», bensì «è andare lì, sul Calvario, dove Gesù ha dato la sua vita per me».