Vita Chiesa

Papa Francesco ai greco-cattolici ucraini: «il Sinodo non è un Parlamento»

Rifacendosi alle parole pronunciate da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina sul «sinodo e la sinodalità», il Papa ha detto: c’è un pericolo: credere, oggi, che fare cammino sinodale o avere un atteggiamento di sinodalità voglia dire fare un’inchiesta di opinioni, cosa pensa questo, questo, questo…, e poi fare un incontro, mettersi d’accordo… No, il Sinodo non è un Parlamento! Si devono dire le cose, discutere come si fa normalmente, ma non è un Parlamento. Sinodo non è un mettersi d’accordo come nella politica: io ti do questo, tu mi dai questo. No. Sinodo non è fare inchieste sociologiche, come qualcuno crede: ‘Vediamo, chiediamo a un gruppo di laici che faccia un’inchiesta, se dobbiamo cambiare questo, questo, questo…’». Ed ha quindi proseguito: «Se non c’è lo Spirito Santo, non c’è Sinodo. Se non è presente lo Spirito Santo, non c’è sinodalità».

Da qui il «consiglio» ai vescovi presenti: «Entrate in questo vostro Sinodo con questo spirito, con lo Spirito Santo. Pregate lo Spirito. Litigate tra voi, tutto quello che volete… Pensate a Efeso, come litigavano quelli! Ma erano bravi… E alla fine è stato lo Spirito a portarli a dire: ‘Maria, Madre di Dio’. È proprio questa la via. È lo Spirito. Perché noi non vogliamo diventare una Chiesa congregazionalista, bensì una Chiesa sinodale. E andate avanti su questa strada».

«Ogni vescovo e rappresentante delle nostre comunità locali ha fatto il suo cammino a Roma per portare in sé i dolori e le speranze del popolo di Dio affidato alla nostra cura pastorale. Vogliamo essere Sinodo non solo durante le nostre sedute, ma anche quando torneremo alle nostre comunità! Infatti, non si può camminare stando seduti!», aveva detto nel suo saluto al Papa Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, davanti ai 50 vescovi giunti da varie parti del mondo. Camminare – ha quindi proseguito Sua Beatitudine -, ma insieme, come unica Chiesa orientale cattolica sui iuris, una Chiesa globale, vibrante e aperta a tutti».

Ed ha concluso: «Riuniti oggi attorno a Lei, Santità, vogliamo assicurarle che la nostra Chiesa vive una conversione pastorale. Siamo coscienti che non basta solo avere una bella e ricca tradizione come la nostra, che conserva la memoria millenaria della Chiesa di Rus’ di Kyiv, della Chiesa indivisa del primo millennio e la sua comunione con Chiesa di Roma. Bisogna vivere questa tradizione nel modo autentico ed essere capaci di trasmettere all’uomo d’oggi il centro, il cuore di questa Tradizione Apostolica – la possibilità d’incontro personale con il Cristo vivente, che anche oggi è presente, per opera della Spirito Santo, nella sua Chiesa e cammina insieme a noi per le strade del mondo moderno».