Vita Chiesa

Papa Francesco al Verano: «Capaci di devastare la terra meglio degli angeli»

“Noi siamo capaci di devastare la terra meglio degli angeli”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata questo pomeriggio al cimitero monumentale romano del Verano – dove l’anno scorso era stato per la prima volta, riprendendo 20 anni dopo Giovanni Paolo II una tradizione cara ai pontefici – per la solennità di Tutti i santi. Come l’anno scorso, il Papa ha pronunciato l’omelia – un quarto d’ora circa – interamente a braccio, sotto forma di meditazione. Partendo dalle letture del giorno, Francesco ha citato gli Angeli ai quali era concesso “di devastare la terra e il mare, di distruggere tutto”, per rivelare alle migliaia di fedeli assiepati lungo il viale centrale del Verano: “A me è venuta in mente una frase che non è qui ma è nel cuore di tutti noi: ‘Gli uomini sono capaci di farlo meglio di noi’”. “Noi siamo capaci di devastare la terra meglio degli angeli – ha ammonito a questo punto il Pontefice – e questo lo stiamo facendo: devastare il creato, devastare la vita, devastare le culture, devastare i valori, devastare la speranza”. “E quanto bisogno abbiamo – ha proseguito – della forza del Signore perché ci sigilli con il suo amore, con la sua forza, per fermare questa pazza carriera di distruzione. Distruzione di quello che Lui ci ha dato, delle cose più belle che ha fatto per noi, perché noi le portassimo avanti, le facessimo crescere, dare i frutti”.

“L’uomo si impadronisce di tutto, si crede Dio, si crede il Re: e le guerre che continuano…”. Così il Papa, nell’omelia,  ha raccontato quello che gli è accaduto poco prima della liturgia. “Quando in sacrestia ho guardato le fotografie di 71 anni fa – ha detto riferendosi alle foto dei bombardamenti del 1943 – ho pensato: questo è stato tanto grave, tanto doloroso”. 

“È niente in comparazione con quello che oggi accade!”, ha esclamato il Papa, citando “le guerre che continuano non precisamente a seminare un quadro di vita”. “È l’industria della distruzione”, ha commentato. “È un sistema anche di vita”. Ha aggiunto: “Quando non si distruggono, si scartano: i bambini, gli anziani, i giovani senza lavoro…”. “Adesso incomincia il freddo”, ha ricordato: “Quanti poveri ci sono che devono fuggire per lasciare la vita nei loro villaggi, sono disperati, vivono in tende, sentono freddo, senza medicine, affamati, perché il Dio uomo si è impadronito del mondo”. “Ma chi paga la festa?”, si è chiesto Francesco: “Loro, i piccoli, i poveri, quelli che da persone sono finite in scarto: e questo non è storia antica, succede oggi, in tutte le parti del mondo”.

Dio santifichi questo popolo. “Dirò di più: sembra che questa gente, questi bambini affamati, ammalati, sembra che non contino, che siano di un’altra specie, che non siano umani”. È la forte denuncia del Papa, che nella parte centrale dell’omelia al Verano ha fatto notare che “la maggior parte del mondo è in tribolazione”. “E questa moltitudine – ha detto – è davanti a Dio e chiede: ‘Per favore salvezza, per favore pace, per favore pane, per favore figli e nonni, per favore giovani con la dignità di poter lavorare”. Ci sono poi i “perseguitati per la fede”, che come si legge nell’Apocalisse “sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell’Agnello”. “Senza esagerare, oggi, giorno di Tutti i santi – la richiesta esigente del Papa – vorrei che tutti noi pensassimo a questi santi sconosciuti, peccatori come noi, peggio di noi, ma distrutti. A questa gente che viene dalla grande tribolazione: la maggior parte del mondo è in tribolazione”. “Il Signore santifichi questo popolo, peccatori come noi”, la preghiera del Papa.  

Atteggiamento delle Betatitudini contro la devastazione. “Quale deve essere il nostro atteggiamento, se vogliamo entrare in questo popolo e camminare verso il popolo, in questo mondo di devastazione, di guerre, di tribolazione?”, si è chiesto il Papa nella parte finale dell’omelia al cimitero del Verano, dedicata alla speranza. “Che il Signore abbia pietà del suo popolo, di quelli che sono nella grande tribolazione, e che abbia pietà dei distruttori, e che si convertano. E così la santità della Chiesa va avanti”. “Il nostro atteggiamento è l’atteggiamento delle Beatitudini”, ha spiegato Francesco: “Soltanto quel cammino ci porterà all’incontro con Dio, ci salverà dalla distruzione e della devastazione della terra, la devastazione del creato, la devastazione della morale, la devastazione della storia, la devastazione della famiglia”. “Tutto ciò ci farà passare cose brutte, ci porterà problemi, ci porterà la persecuzione, ma ci porterà avanti”, ha assicurato il Papa. “Questo popolo che soffre a causa di questi nostri fratelli devastatori – le parole di Francesco -, questo popolo va avanti con le Beatitudini, con la speranza di trovare Dio, di trovarsi a quattr’occhi con il Signore, la speranza di diventare santi nel giorno di quell’incontro definitivo con Lui”.

“Che il Signore ci dia la grazia della speranza – ha concluso il Papa – ma anche la grazia, il coraggio di uscire da tutto quello che è distruzione, devastazione, relativismo di vita, esclusione degli altri, di tutto quello che il Signore ci ha dato”. “Che il Signore ci liberi e ci dia la grazia di camminare con la speranza di trovarci un giorno a quattr’occhi con Lui”, l’auspicio del Santo Padre: “E questa speranza, fratelli e sorelle, non delude”.