Vita Chiesa

Papa Francesco al clero romano: «Siate grandi perdonatori»

In precedenza il Papa aveva fatto una visita privata nella Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare – come di consueto, alla vigilia di un viaggio apostolico – davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani. Poi si è trasferito nella Basilica di San Giovanni in Laterano, in occasione dell’incontro dei presbiteri romani per l’inizio di Quaresima e ha confessato alcuni preti.

«Vi ringrazio tanto e mi scuso, ma il viaggio mi ha preso con tanti problemi dell’ultimo momento, davvero le difficoltà si moltiplicano», si è scusato Francesco che ha rivelato di essere «molto, molto contento delle cose che sto vedendo in questo anno di grazia». «Il Signore fa le cose», ha testimoniato il Papa, ed «è misericordioso, Lui; Lui perdona sempre, perdona tutto, ci capisce bene e ci chiede, a noi sacerdoti, preti, di capire la gente, perdonare la gente».

Quanta gente soffre! «La maggior parte di noi ha tutto, tutto il necessario: e quello è buono, è una grazia. Ma quanta gente soffre perché in famiglia le cose non vanno bene, non hanno lavoro … ma tante sofferenze, tante sofferenze … e anche tanti che sono annegati fino a qui nel peccato e non sanno come uscire», ha detto a braccio il Papa. «Che sempre trovino in noi un padre», l’invito di Francesco. «Non so – ha aggiunto -, i moralisti sapranno dire le cose, ma forse qualche volta non si può dare l’assoluzione, ma almeno che sentano che c’è un padre lì, che dice: ‘Ma, io non ti do il sacramento, ma ti do la benedizione, perché Dio ti vuole bene; non scoraggiarti: vai avanti e torna!’: questo è un padre, che non lascia che il figlio se ne vada lontano». Dunque, «essere misericordiosi come il Padre, no? Dio con noi è così». «Ognuno di noi, se incomincia a raccontare la propria vita, può fare tante telenovele venezuelane», ha scherzato il Papa suscitando l’ilarità dei presenti.

«Non bastonare la gente: accarezzare, come ci accarezza Dio». Il Papa è tornato su un tema che gli è molto caro, a proposito della permanenza dei presbiteri nel confessionale. «Anche come in ospedale, se sa accarezzare la suorina infermiera o il dottore buono, le ferite perché non facciano male, no?», il suo esempio tratto dalla vita quotidiana. «La carezza della parola di un prete fa tanto bene, tanto bene! Ma, fa miracoli, eh?», ha detto Francesco parlando a braccio ai presenti: «E per questo, questo Anno della Misericordia è una grazia», ha aggiunto. «E non è stata una cosa che ho pensato: ‘Farò questo …’: no!», ha rivelato: «È una cosa che viene da Paolo VI, Paolo VI ha parlato tanto … no, non tanto, ma poi San Giovanni Paolo II, tre pilastri forti: la Dives in Misericordia, la canonizzazione di Faustina e poi la festa della Divina Misericordia, nell’ottava di Pasqua! È un messaggio che viene, viene, viene … E Papa Benedetto, anche: con quanta tenerezza, in due o tre catechesi ne ha parlato».

Perdonare i peccati «non è facile perché la rigidità tante volte viene da noi, siamo rigidi o padroni … è la malattia del clericalismo», ha affermato il Papa, nel discorso pronunciato a braccio. «Tutti, eh? Tutti. Anche io. Tutti l’abbiamo, questo. E dobbiamo lottare noi», ha proseguito Francesco: «Tu sei padre, eh? Lascia crescere i figli. Sì: fai i limiti. Ma come lo fa un padre». «Non siamo principi, non siamo padroni, siamo servitori della gente», ha ribadito il Papa. E «se il Signore ci ha dato questa missione è proprio per andare ad aiutare la gente, con umiltà e misericordia». Riguardo alla genesi del Giubileo, Francesco ha rivelato che «un giorno parlando, fraternamente, in un’udienza di tabella, con monsignor Fisichella ho detto: ‘Ma, questo della misericordia, vedo che è un filo che viene da lontano, nella Chiesa. Si potrebbe fare un Giubileo sulla misericordia?’. La prima volta che l’ho detto, così, perché è uscito da me. Ma è il Signore che lo ha fatto». E «se il Signore vuole un Giubileo della misericordia, è perché ci sia misericordia, nella Chiesa, perché si perdonino i peccati», ha osservato il Papa. Poi, rivolgendosi direttamente ad ognuno dei presenti, ha detto: «Oggi, quando ho visto tutti voi confessarvi, lì, ho sentito consolazione; perché una delle grazie più belle in un presbiterio è quando i presbiteri si sentono peccatori, perché così possono perdonare meglio gli altri peccatori. È una grazia bella».

«Dio non è di manica larga…». «La misericordia è Gesù, è il Padre che ti ha mandato Gesù. E se tu non credi che Dio è venuto in carne, sei l’anticristo: e questo non lo dico io, lo dice l’apostolo Giovanni», ha proseguito il Papa che nel suo discorso a braccio ha poi spiegato: «È questa la misericordia: che si è fatto carne. Paolo era un po’ più energico, e si è fatto peccato … Questa è la misericordia. E ha scelto me, peccatore: ‘Allontanati da me che sono un peccatore’ … E lui sceglie i peccatori! E a questo che ha rinnegato Gesù, lo ha fatto Papa! E questa è la misericordia di Dio. È tanto bello». «Non è manica larga, no!», ha precisato il Papa: «È amore, è abbraccio di padre, è tenerezza, è capacità di capire, di mettersi nelle scarpe dell’altro».

«Siate generosi nel perdono» e sappiate «capire i diversi linguaggi», «capire i gesti della gente». È il doppio invito del Papa, che ai parroci romani ha ribadito che «c’è il linguaggio delle parole, ma anche c’è il linguaggio dei gesti». Poi il caso concreto: «Quando una persona viene al confessionale, è perché sente qualcosa che non sta bene, vorrebbe cambiare o chiedere perdono, ma non sa come dirlo e diventa muto. ‘Ah, se non parli non posso darti l’assoluzione!’. No. Ha parlato con il gesto di venire, e quando una persona viene è perché non vuole, non vorrebbe fare lo stesso un’altra volta. ‘Mi prometti di non farlo?’. No, è il gesto. Alle volte lo dicono: ‘Vorrei non farlo più’, ma a volte non riescono a dirlo perché diventano muti, davanti … ma ha fatto, lo ha detto con i gesti. E se una persona  dice: ‘Io non posso promettere questo’, perché è in una situazione irreversibile», «c’è un principio morale: ‘ad impossibilia nemo tenetur’». «Sempre cercare come perdonare, come San Leopoldo che era un campione, perché sempre cercava come perdonare», l’invito di Francesco, che è tornato a raccontare «l’esperienza di quell’amico mio, tre-quattro anni meno di me, cappuccino confessore a Buenos Aires, che ha la coda lì, sempre, preti, gente, ricchi, poveri, tutti … ma, poverino, tutta la giornata lì, eh? È un gran perdonatore. E una volta, parlando, mi ha detto: ‘Ma senti, io sento lo scrupolo di perdonare troppo’. Gli ho detto: ‘Cosa fai, Luigi, quando tu perdoni troppo?’. ‘Ma, io vado in cappella, davanti al tabernacolo e dico: ‘Signore, perdonami, ho perdonato troppo! Ma sei stato Tu a darmi il cattivo esempio!’». «Guardiamo come ha perdonato, Gesù; come ha perdonato a me», l’esortazione di Francesco.

«Siate misericordiosi come il Padre, grandi perdonatori». È l’invito finale del Papa al clero romano, incontrato nella basilica di San Giovanni in Laterano prima di partire per il viaggio in Messico. «Vi ringrazio del lavoro che fate, perché io credo che quest’anno ci saranno gli straordinari che non vi saranno pagati!», la battuta scherzosa di Francesco: «Ma il Signore ci dia la gioia di avere gli straordinari di lavoro per essere misericordiosi come il Padre». « Vi lascio, perché devo andare ancora, ho questo pomeriggio due appuntamenti e non ho fatto gli appunti, le valigie e tutto …», il saluto del Papa, che ha ringraziato ancora una volta i presenti «per quello che fate nella diocesi: grazie. Grazie tante. E pregate per me, per favore».