Vita Chiesa

Papa Francesco alle Acli: È il «dio denaro» a provocare la «cultura dello scarto»

È il lavoro il filo conduttore della riflessione del Papa, un lavoro che quando manca «toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico e mondiale dove al centro non è l’uomo e la donna, ma un ‘dio’, il dio denaro!», che «distrugge e provoca quella cultura dello scarto». Una cultura dello scarto – ha rimarcato a braccio – per la quale «i bambini non si fanno, si sfruttano o si uccidono prima di nascere», «gli anziani non hanno cure dignitose, non hanno medicine, hanno pensioni miserabili», i giovani – con l’oltre 40% di disoccupazione in Italia – «sono un sacrificio che questa società mondana ed egoista offre al dio denaro».

«Dobbiamo far sì che, attraverso il lavoro» – il «lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale» di cui parla l’«Evangelii gaudium» – «l’essere umano esprima e accresca la dignità della propria vita», ha detto Francesco. Il lavoro libero – contrapposto a quello «succube di oppressioni a diversi livelli» – è quello attraverso il quale «l’uomo, proseguendo l’opera del Creatore, fa sì che il mondo ritrovi il suo fine: essere opera di Dio che, nel lavoro compiuto, incarna e prolunga l’immagine della sua presenza nella creazione». «Dobbiamo far sì – l’appello di Bergoglio – che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova». Il lavoro, poi, sia «creativo», ossia permetta all’uomo «di esprimere in libertà e creatività alcune forme d’impresa, di lavoro collaborativo svolto in comunità che consentano a lui e ad altre persone un pieno sviluppo economico e sociale». «Ogni uomo e donna è poeta, è capace di creatività», ha aggiunto papa Francesco, sottolineando che «non possiamo tarpare le ali a quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e capacità».

In terzo luogo, il «lavoro partecipativo», che chiede all’uomo di esprimersi secondo la logica «relazionale», vedendo «sempre nel fine del lavoro il volto dell’altro e la collaborazione responsabile con altre persone». No, quindi, a «una visione economicista» dove «il lavoro perde il suo senso primario di continuazione dell’opera di Dio». Infine, il «lavoro solidale», che richiama l’impegno delle Acli, i cui circoli «possono essere luoghi di accoglienza e di incontro». «Ma poi – ha aggiunto Bergoglio – bisogna anche dare strumenti e opportunità adeguate», impegnandosi verso «nuovi percorsi d’impegno e di professionalità». Libertà, creatività, partecipazione e solidarietà, «caratteristiche» che «fanno parte della storia delle Acli». «Oggi più che mai – ha precisato – siete chiamati a metterle in campo, senza risparmiarvi, a servizio di una vita dignitosa per tutti».

Le Acli, in una nota diffusa dopo l’incontro con il Papa, sottolinea come «l’ispirazione cristiana e la dimensione popolare» determinino «il modo di intendere e di riattualizzare la storica triplice fedeltà delle Acli ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa. Al punto che nel contesto attuale, in qualche modo si potrebbe dire che le vostre tre storiche fedeltà – ai lavoratori, alla democrazia e alla Chiesa – si riassumono in una nuova e sempre attuale: la fedeltà ai poveri». Questo, prosegue la nota, è «uno dei compiti che Papa Francesco ha affidato alle Acli nella società attuale, rivolgendosi agli oltre settemila rappresentati delle Associazioni cristiane lavoratori italiani convenuti questa mattina nell’Aula Paolo VI per incontrare il Pontefice in occasione del loro 70° anniversario». Nel suo saluto al Pontefice, il presidente Gianni Bottalico ha assicurato che «l’impegno delle Acli per il lavoro si incrocia, in questi tempi di crisi profonda, con quello del contrasto al progressivo impoverimento dei ceti medi lavoratori, delle famiglie e, insieme, alla lotta alla povertà. Le Acli hanno promosso insieme ad altri soggetti laici e cattolici l’’Alleanza contro la povertà’ per proporre uno strumento di inclusione sociale che sostenga chi è in difficoltà, per non lasciare nessuno escluso».