Vita Chiesa

Papa Francesco: alle ditte farmaceutiche, «strategie sanitarie economicamente ed eticamente sostenibili»

«La Chiesa non può non interessarsene, nella consapevolezza che la sua missione, orientata al servizio dell’essere umano creato a immagine di Dio, è tenuta a farsi carico anche della cura della sua dignità e dei suoi diritti inalienabili», l’imperativo di Francesco, che cita la nuova Carta degli Operatori Sanitari per ribadire che «il diritto fondamentale alla tutela della salute attiene al valore della giustizia, secondo il quale non ci sono distinzioni di popoli e nazioni, tenuto conto delle oggettive situazioni di vita e di sviluppo dei medesimi, nel perseguimento del bene comune, che è contemporaneamente bene di tutti e di ciascuno». «La Chiesa suggerisce che l’armonizzazione del diritto alla tutela della salute e del diritto alla giustizia venga assicurata da un’equa distribuzione di strutture sanitarie e di risorse finanziarie, secondo i principi di solidarietà e di sussidiarietà», afferma il Papa sulla scia della Carta, in cui si fa presente che «anche i responsabili delle attività sanitarie devono lasciarsi provocare in modo forte e singolare», consapevoli che «mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell’opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza oramai incapace di riconoscere l’umano», come scrive Benedetto XVI nella Caritas in veritate.

Risolvere radicalmente i problemi dei poveri. «Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema». Ne è convinto il Papa, che nel messaggio citando l’Evangelii gaudium, ribadisce che «l’inequità è la radice dei mali sociali». Per questo, «la necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la società, ma per guarirla da una malattia che la rende fragile e indegna e che potrà solo portarla a nuove crisi». «I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie», la ricetta di Francesco, che apprezza invece il «progetto» elaborato dalla conferenza «per contribuire ad affrontare concretamente queste sfide: l’istituzione di una piattaforma operativa di condivisione e collaborazione tra le istituzioni sanitarie cattoliche presenti nei diversi contesti geografici e sociali». «Volentieri incoraggio gli attori di tale progetto a perseverare nell’impegno», il tributo del Papa, secondo il quale a questo compito sono chiamati «anzitutto gli operatori sanitari e le loro associazioni professionali, tenuti a farsi promotori di una sempre maggiore sensibilizzazione presso le istituzioni, gli enti assistenziali e l’industria sanitaria, affinché tutti possano realmente beneficiare del diritto alla tutela della salute». Obiettivo, questo, che «non dipende solo dall’assistenza sanitaria, ma anche da complessi fattori economici, sociali, culturali e decisionali».

Al primo posto la compassione. «Un’organizzazione sanitaria efficiente e in grado di affrontare le disparità non può dimenticare la sua sorgente primaria: la compassione, del medico, dell’infermiere, dell’operatore, del volontario, di tutti coloro che per questa via possono sottrarre il dolore alla solitudine e all’angoscia», scrive ancora il Papa, nel messaggio. «La compassione – prosegue Francesco – è una via privilegiata anche per edificare la giustizia, perché, mettendoci nella situazione dell’altro, non solo ci permette di incontrarne le fatiche, le difficoltà e le paure, ma pure di scoprirne, all’interno della fragilità che connota ogni essere umano, la preziosità e il valore unico, in una parola: la dignità. Perché la dignità umana è il fondamento della giustizia, mentre la scoperta dell’inestimabile valore di ogni uomo è la forza che ci spinge a superare, con entusiasmo e abnegazione, le disparità». Nel messaggio, il Papa definisce questo «un aspetto imprescindibile, soprattutto per chi serve il Signore dedicandosi alla salute dei fratelli»: «Se l’aspetto organizzativo – spiega – è fondamentale per prestare le cure dovute e offrire la migliore attenzione all’essere umano, è anche necessario che non vengano mai a mancare, negli operatori sanitari, le dimensioni dell’ascolto, dell’accompagnamento e del sostegno alla persona». Gesù, nella parabola del Buon Samaritano, «ci offre gli atteggiamenti attraverso cui concretizzare la cura nei riguardi del nostro prossimo segnato dalla sofferenza», sottolinea Francesco tornando su un tema a lui caro: «Il Samaritano anzitutto ‘vede’, si accorge e ‘ha compassione’ per l’uomo spogliato e ferito. Non è una compassione sinonimo solo di pena o dispiacere, è qualcosa di più: indica la predisposizione a entrare nel problema, a mettersi nella situazione dell’altro». «Anche se l’uomo non può uguagliare la compassione di Dio, che entra nel cuore dell’uomo e abitandolo lo rigenera – conclude il Papa – tuttavia può imitarla ‘facendosi vicino’, ‘fasciando le ferite’, ‘facendosene carico’, ‘prendendosi cura’».

«Le strategie sanitarie, volte al perseguimento della giustizia e del bene comune, devono essere economicamente ed eticamente sostenibili». È il passaggio del messaggio del Papa dedicato «ai rappresentanti di alcune ditte farmaceutiche che sono stati convocati qui a Roma per affrontare il problema dell’accesso alle terapie antiretrovirali in età pediatrica». «Mentre devono salvaguardare la sostenibilità sia della ricerca sia dei sistemi sanitari – ammonisce Francesco – dovrebbero al contempo rendere disponibili farmaci essenziali in quantità adeguate, in forme farmaceutiche fruibili e di qualità garantita, accompagnati da un’informazione corretta e a costi accessibili ai singoli e alle comunità». Ai rappresentanti delle ditte farmaceutiche, il Papa affida un passaggio della Nuova Carta per gli Operatori Sanitari: «Se è innegabile che la conoscenza scientifica e la ricerca delle imprese del farmaco abbiano leggi proprie alle quali attenersi, come, ad esempio, la tutela della proprietà intellettuale e un equo profitto quale supporto all’innovazione, queste devono trovare adeguata composizione con il diritto all’accesso alle terapie essenziali o necessarie soprattutto dei Paesi meno sviluppati, e ciò soprattutto nel caso delle cosiddette malattie rare e neglette, alle quali si accompagna il concetto di farmaci orfani».