Vita Chiesa

Papa Francesco: cure palliative, «continuare la riflessione e diffonderne la pratica»

Nel messaggio – a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin – letto in apertura dei lavori da mons. Renzo Pegoraro, cancelliere della Pav, Francesco si sofferma in particolare sulla terapia del dolore. «Già Papa Pio XII – afferma – aveva legittimato con chiarezza, distinguendola dall’eutanasia, la somministrazione di analgesici per alleviare dolori insopportabili non altrimenti trattabili, anche qualora, nella fase di morte imminente, fossero causa di un accorciamento della vita». Oggi, riconosce Francesco, «l’accorciamento della vita non è più un effetto collaterale frequente, ma lo stesso interrogativo si ripropone con farmaci nuovi, che agiscono sullo stato di coscienza e rendono possibili diverse forme di sedazione».

Per il Pontefice, «il criterio etico non cambia, ma l’impiego di queste procedure richiede sempre un attento discernimento e molta prudenza. Esse sono infatti assai impegnative sia per gli ammalati, sia per i familiari, sia per i curanti: con la sedazione, soprattutto quando protratta e profonda, viene annullata quella dimensione relazionale e comunicativa che abbiamo visto essere cruciale nell’accompagnamento delle cure palliative. Essa risulta quindi sempre almeno in parte insoddisfacente, sicché va considerata come estremo rimedio, dopo aver esaminato e chiarito con attenzione le indicazioni».

«La complessità e la delicatezza dei temi presenti nelle cure palliative – afferma ancora il Papa – chiedono di continuare la riflessione e di diffonderne la pratica per facilitarvi l’accesso: un compito in cui i credenti possono trovare compagni di strada in molte persone di buona volontà». 

«E’ significativo – prosegue il Pontefice – che in questa prospettiva siano presenti al vostro incontro rappresentanti di diverse religioni e di diverse culture in uno sforzo di approfondimento e in un impegno condiviso. Anche nella formazione degli operatori sanitari, di chi ha responsabilità pubbliche e nell’intera società è importante che questi sforzi siano portati avanti insieme». Sottolineando la molteplicità di dimensioni che entrano in gioco nella pratica delle cure palliative – competenze, scientifiche e organizzative, relazionali e comunicative, includendo l’accompagnamento spirituale e la preghiera – Francesco si sofferma sull’importanza della famiglia in questo percorso. «Essa – osserva – riveste un ruolo unico come luogo in cui la solidarietà tra le generazioni si presenta come costitutivo della comunicazione della vita e il reciproco aiuto si sperimenta anche nei momenti di sofferenza o di malattia. E proprio per questo, nelle fasi finali della vita, la rete familiare, per quanto fragile e disgregata possa risultare nel mondo odierno, costituisce pur sempre un elemento fondamentale». Sicuramente , conclude, «possiamo imparare molto su questo punto dalle culture in cui la coesione familiare, anche nei momenti di difficoltà, è tenuta in grande considerazione».