Vita Chiesa

Papa Francesco e Kirill: «Le sfide del mondo richiedono una risposta comune»

Cuba, isola che si trova «all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest», è stata il luogo scelto per questo incontro storico. «Incontrandoci lontano dalle antiche contese del ‘Vecchio Mondo’ – scrivono Papa Francesco e il Patriarca Kirill -, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi». «Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli – si legge nella prima parte della Dichiarazione -, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!». «Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario».

Appello per il Medio Oriente. Un appello forte alla comunità internazionale perché si fermi il massacro in Medio Oriente e si ponga fine al terrorismo con «azioni comuni, congiunte e coordinate». Papa Francesco e il Patriarca Kirill dedicano la prima parte della loro Dichiarazione comune ai cristiani perseguitati in Medio Oriente e in Nord Africa. «Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti». I primati della Chiesa cattolica e ortodossa russa si rivolgono alla comunità internazionale: «In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti». Kirill e Francesco rivolgono un appello anche per la liberazione dei due vescovi rapiti in Siria: «Chiediamo a tutti coloro che possono influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del 2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione». «Ci rivolgiamo, con un fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati».

Europa rimanga fedele alle sue radici cristiane. «Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana». La Dichiarazione contiene anche un appello all’Europa perché conservi la sua anima cristiana. «Siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse». «È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica». Da qui l’appello: «Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane».

Famiglia, diritto inalienabile alla vita, comune preoccupazione per lo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Sono gli altri temi toccati dal Patriarca Kirill e da Papa Francesco nella Dichiarazione comune firmata oggi a Cuba. «La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna», scrivono: «Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica». Francesco e Kirill chiedono poi «a tutti a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio». Nella Dichiarazione si fa riferimento anche alla eutanasia e rispetto alle «tecniche di procreazione medicalmente assistita»: il Papa e il Patriarca esprimono la loro preoccupazione perché «la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore».

«Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi». Nella Dichiarazione comune Papa Francesco e il Patriarca Kirill fanno riferimento anche alla delicatissima questione uniate e ucraina. «Oggi è chiaro che il metodo dell’’uniatismo’ del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità». Francesco e Kirill pronunciano parole importanti che avranno sicuramente una conseguenza nei rapporti ecumenici. Ed aggiungono: «Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili». Anche in questo caso Francesco e Kirill lanciano un appello di pace congiunto per l’Ucraina: «Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto».