Vita Chiesa

Papa Francesco in parrocchia nella Borgata Ottavia: «Il peccato è la cosa più brutta»

«Tutto il corpo di Gesù sarà proprio come una cosa da scartare», ha proseguito Francesco: «Due trasfigurazioni e in mezzo Gesù Crocifisso, la croce». «Dobbiamo guardare tanto la croce!», l’invito: «È Gesù, il Figlio di Dio, Dio stesso, nel quale il Padre si compiace: lui si è annientato per salvarci! E per usare una parola troppo forte, troppo forte, forse una delle parole più forti del Nuovo Testamento, una parola che usa Paolo: si è fatto peccato». «Il peccato è la cosa più brutta», ha commentato il Papa: «Il peccato è l’offesa a Dio, lo schiaffo a Dio, è dire a Dio: ‘Tu non mi importi, io preferisco questo…’. E Gesù si è fatto peccato, si è annientato, si è abbassato fino a lì… E per preparare i discepoli a non scandalizzarsi di vederlo così, in croce, ha fatto questa trasfigurazione». «Noi siamo abituati a parlare dei peccati altrui», ha detto Francesco: «È una cosa brutta… Invece di parlare dei peccati altrui, non dico di farci peccato noi, perché non possiamo, ma di guardare i nostri peccati e lui, che si è fatto peccato». «Questo è il cammino verso la Pasqua, verso la Risurrezione», ha concluso il Papa: «Con la sicurezza di questa trasfigurazione andare avanti; vedere questo volto tanto luminoso, tanto bello che sarà lo stesso nella Risurrezione e lo stesso che troveremo in Cielo, e anche vedere quest’altro volto, che si è fatto peccato, ha pagato così, per tutti noi. Gesù si è fatto peccato, si è fatto maledizione di Dio per noi: il Figlio benedetto, nella Passione è diventato il maledetto perché ha preso su di sé i nostri peccati. Pensiamoci, a questo. Quanto amore! Quanto amore! E pensiamo anche alla bellezza del volto trasfigurato di Gesù che incontreremo in Cielo. E che questa contemplazione dei due volti di Gesù – quello trasfigurato e quello fatto peccato, fatto maledizione – ci incoraggi ad andare avanti nel cammino della vita, nel cammino della vita cristiana. Ci incoraggi a chiedere perdono per i nostri peccati, a non peccare tanto… Ci incoraggi soprattutto ad avere fiducia, perché se lui si è fatto peccato è perché ha preso su di sé i nostri. E lui è disposto sempre a perdonarci. Soltanto, dobbiamo chiederlo».

Non le streghe, ma «la malvagità della gente». È questo che spaventa il Papa. Lo ha confessato lui stesso ai bambini e ragazzi del catechismo, durante la visita di ieri alla parrocchia di Santa Maddalena di Canossa, borgata Ottavia. «Quando una persona sceglie di essere cattiva, quello mi spaventa tanto», le parole a braccio di Francesco: «Perché una persona cattiva può fare tanto male. E mi spaventa anche quando in una famiglia, in un quartiere, in un posto di lavoro, in una parrocchia, anche in Vaticano, quando ci sono le chiacchiere, questo mi spaventa. Vi dirò una cosa, sentite bene. Voi avete sentito o visto in tv cosa fanno i terroristi? Buttano una bomba e scappano: fanno questo. Una delle cose. Le chiacchiere sono così: è buttare una bomba e andarsene via. E le chiacchiere distruggono, distruggono. Distruggono una famiglia, distruggono un quartiere, distruggono una parrocchia, distruggono tutto. Ma soprattutto le chiacchiere distruggono il tuo cuore». Altro invito ai piccoli: non abusare dello smartphone. «È bello, questo, perché oggi noi possiamo comunicare dappertutto», ha detto il Papa: «Ma manca il dialogo. Pensate questo… Chiudete gli occhi, immaginate questo: a tavola, mamma, papà, io, mio fratello, mia sorella, ognuno di noi con il suo proprio telefonino, parlando… Tutti parlano ma parlano fuori: tra loro non si parla. Tutti comunicano, sì, tramite il telefonino, ma non dialogano. Questo è il problema. La mancanza di dialogo. E la mancanza di ascolto. Sì, ‘io sto comunicando con il telefonino’, ma non ascolti quelli che sono vicino a te, non dialoghi, sei in comunicazione con altro che forse non è comunicazione vera, non è dialogo: io dico una cosa, tu dici l’altra, ma tutto virtuale. Dobbiamo arrivare al dialogo concreto, e lo dico a voi, giovani. E come si incomincia a dialogare? Con l’orecchio».