Vita Chiesa

Papa Francesco: «la Chiesa ha viva consapevolezza della gravità degli abusi»

«La Chiesa Cattolica negli ultimi decenni, in seguito alle esperienze drammatiche vissute nel suo corpo, ha raggiunto una viva consapevolezza della gravità degli abusi sessuali su minori e delle loro conseguenze, della sofferenza che provocano, dell’urgenza di sanarne le ferite, di contrastare con la massima decisione questi crimini e sviluppare una prevenzione efficace. Perciò si sente obbligata anche a guardare in avanti con lungimiranza». Lo ha detto il Papa, ricevendo oggi in udienza i partecipanti al convegno «Promoting digitale child dignity. From concept to action». Lo sviluppo digitale, per Francesco, promuove «nuove opportunità per i minori, per la loro educazione e formazione personale. Consente un più ampio scambio di esperienze, favorisce pure sviluppo economico e offre nuove possibilità in molteplici ambiti tra cui quello della salute». Senza contare che «le tecnologie aprono nuovi orizzonti particolarmente per quei minori che vivono in situazioni disagiate o lontano dai centri urbani dei Paesi più industrializzati». La sfida, per il Papa, «è quella di favorire l’accesso sicuro dei minori a queste tecnologie, garantendo, in pari tempo, la loro crescita sana e serena, senza che siano oggetto di violenze criminali inaccettabili o di influssi gravemente nocivi per l’integrità del loro corpo e del loro spirito».

«Purtroppo, l’uso della tecnologia digitale per organizzare, commissionare e partecipare ad abusi su minori a distanza, anche al di là dei confini nazionali, è in rapida crescita, e il contrasto efficace di questi delitti orribili appare difficilissimo, molto superiore alle capacità e alle risorse delle istituzioni e delle forze deputate a combatterli». Questo il grido d’allarme lanciato dal Papa. «La diffusione delle immagini di abuso o di sfruttamento di minori è in rapido aumento, ed esse si riferiscono a forme sempre più gravi e violente di abuso e a minori di età sempre più giovane», ha proseguito il Papa, specificando che «il propagarsi della pornografia nel mondo digitale cresce in modo vertiginoso». «Ciò è già di per sé un fatto molto grave, frutto di una perdita generale del senso della dignità umana e legato non di rado anche al traffico di persone», ha commentato Francesco, osservando che «il fenomeno è ancora più drammatico per il fatto che tale materiale è largamente accessibile anche ai minori via internet e soprattutto tramite i dispositivi mobili». La maggior parte degli studi scientifici, infatti, «concorda nel mettere in luce le pesanti conseguenze che ne derivano sulla psiche e sui comportamenti dei minori»: si tratta di conseguenza, ha denunciato il Papa, «che dureranno per tutta la loro vita, con fenomeni di grave dipendenza, propensione a comportamenti violenti, relazioni emotive e sessuali profondamente turbate». «È urgente rendersi conto sempre meglio delle dimensioni e della gravità di questi fenomeni», l’appello del Santo Padre, rivolto innanzitutto a studiosi e ricercatori: «Avete un compito fondamentale! Bisogna vedere con chiarezza la natura e le dimensioni dei pericoli che dobbiamo combattere. Il campo da esplorare è vasto e complesso. Non ci si può illudere di rispondere a simili sfide sulla base di conoscenze sommarie e superficiali, ma cominciare a porre le basi per proteggere la dignità dei minori deve essere un nobile scopo del vostro lavoro di ricerca scientifica». «Anche il compito degli operatori della comunicazione non è meno importante», l’altro appello del Papa: «Bisogna diffondere la consapevolezza dei rischi insiti in uno sviluppo tecnologico incontrollato in tutte le componenti della società. Non si è ancora compresa – e spesso non si vuole comprendere – la gravità della questione nel suo insieme e nelle sue conseguenze future! Questo non può avvenire senza una stretta alleanza con i media, cioè con voi comunicatori e con la vostra capacità di mobilitare l’opinione pubblica e la società».

«Bisogna trovare un bilancio adeguato fra l’esercizio legittimo della libertà di espressione e l’interesse sociale ad assicurare che i mezzi digitali non siano utilizzati per commettere attività criminose a danno dei minori». Ne è convinto il Papa, che nel suo discorso ha fatto notare che «uno snodo cruciale del problema riguarda la tensione – che alla fine diventa una contraddizione – fra l’idea del mondo digitale come spazio di illimitata libertà di espressione e comunicazione, e quella dell’uso responsabile delle tecnologie e quindi dei suoi limiti. Alla tutela della piena libertà di espressione si collega l’idea della tutela della privacy, con forme sempre più sofisticate di criptazione dei messaggi, che ne rendono difficilissimo o impossibile ogni controllo». Di qui l’appello alle società che forniscono servizi in rete, «a lungo considerate mere fornitrici di piattaforme tecnologiche, non responsabili né legalmente né moralmente del loro uso»: «Il potenziale degli strumenti digitali è enorme ma le eventuali conseguenze negative del loro abuso nel campo del traffico di esseri umani, nell’organizzazione del terrorismo, nella diffusione dell’odio e dell’estremismo, nella manipolazione dell’informazione e – dobbiamo insistere – anche nell’ambito dell’abuso sui minori possono essere ugualmente notevoli». «La libertà e la tutela della privacy delle persone sono beni preziosi, chiamati ad armonizzarsi con il bene comune della società», il primo suggerimento concreto del Papa: «Le autorità devono poter agire efficacemente, avvalendosi di strumenti legislativi e operativi appropriati, nel pieno rispetto dello Stato di diritto e del giusto processo, per contrastare le attività criminali che ledono la vita e la dignità dei minori».

«Il potenziale degli strumenti digitali è enorme ma le eventuali conseguenze negative del loro abuso nel campo del traffico di esseri umani, nell’organizzazione del terrorismo, nella diffusione dell’odio e dell’estremismo, nella manipolazione dell’informazione e – dobbiamo insistere – anche nell’ambito dell’abuso sui minori possono essere ugualmente notevoli». Ne è convinto il Papa, che ha fatto notare che «uno snodo cruciale del problema riguarda la tensione – che alla fine diventa una contraddizione – fra l’idea del mondo digitale come spazio di illimitata libertà di espressione e comunicazione, e quella dell’uso responsabile delle tecnologie e quindi dei suoi limiti. Alla tutela della piena libertà di espressione si collega l’idea della tutela della privacy, con forme sempre più sofisticate di criptazione dei messaggi, che ne rendono difficilissimo o impossibile ogni controllo». «La libertà e la tutela della privacy delle persone sono beni preziosi, chiamati ad armonizzarsi con il bene comune della società», ha osservato il Papa: «Le autorità devono poter agire efficacemente, avvalendosi di strumenti legislativi e operativi appropriati, nel pieno rispetto dello Stato di diritto e del giusto processo, per contrastare le attività criminali che ledono la vita e la dignità dei minori».

«Lo sviluppo vertiginoso del mondo digitale vede protagoniste le grandi compagnie del settore, che superano agevolmente le frontiere fra gli Stati, si muovono rapidamente sul fronte più avanzato dello sviluppo tecnologico e hanno accumulato risorse economiche ingenti. È ormai evidente che esse non possono considerarsi completamente estranee all’uso degli strumenti che mettono nelle mani dei loro clienti». È l’analisi del Papa, che ha rivolto alle grandi compagnie che affollano la rete «il più impellente appello alla responsabilità nei confronti dei minori, della loro integrità e del loro futuro». «Senza il pieno coinvolgimento delle società del settore, senza una piena consapevolezza delle ricadute morali e sociali della loro gestione e del loro funzionamento, non sarà possibile garantire la sicurezza dei minori nel contesto digitale», il monito alle aziende del settore, «non solo tenute a rispettare le leggi, ma anche a preoccuparsi delle direzioni in cui si muove lo sviluppo tecnologico e sociale da loro promosso e provocato, perché tale sviluppo precede di fatto le stesse leggi che cercano di regolarlo». «Incoraggiare l’impegno dei legislatori perché le imprese che permettono la navigazione tramite dispositivi mobili siano obbligate a verificare l’età dei loro clienti, in modo da poter inibire ai minori l’accesso ai siti pornografici», la proposta di Francesco, che ha denunciato: «Studi attendibili dicono che l’età media di primo accesso alla pornografia è attualmente di 11 anni e tende ad abbassarsi ancora. Questo non è accettabile in alcun modo». Di qui la necessità che l’industria collabori «con i genitori nella loro responsabilità educativa».