Vita Chiesa

Papa Francesco: la pace nasce dal ricevere lo Spirito Santo nei nostri cuori

«La pace non consiste nel sistemare i problemi di fuori – Dio non toglie ai suoi tribolazioni e persecuzioni – ma nel ricevere lo Spirito Santo», ha spiegato Francesco: «È una pace che rende il cuore simile al mare profondo, che è sempre tranquillo anche quando in superficie le onde si agitano. È un’armonia così profonda che può trasformare persino le persecuzioni in beatitudini». «Quante volte, invece, rimaniamo in superficie!», il grido d’allarme del Papa: «Anziché cercare lo Spirito tentiamo di rimanere a galla, pensando che tutto andrà meglio se passerà quel guaio, se non vedrò più quella persona, se migliorerà quella situazione. Ma questo è rimanere in superficie: passato un problema ne arriverà un altro e l’inquietudine ritornerà».

«Non è prendendo le distanze da chi non la pensa come noi che saremo sereni, non è risolvendo il guaio del momento che staremo in pace», ha garantito Francesco: «La svolta è la pace di Gesù, è l’armonia dello Spirito». «Oggi, nella fretta che il nostro tempo ci impone, sembra che l’armonia sia emarginata», ha denunciato il Papa: «Tirati da mille parti rischiamo di scoppiare, sollecitati da un nervosismo continuo che fa reagire male a ogni cosa. E si cerca la soluzione rapida, una pastiglia dietro l’altra per andare avanti, un’emozione dietro l’altra per sentirsi vivi». «Ma abbiamo soprattutto bisogno dello Spirito», la ricetta del Santo Padre: «È Lui che mette ordine nella frenesia. Egli è pace nell’inquietudine, fiducia nello scoraggiamento, gioia nella tristezza, gioventù nella vecchiaia, coraggio nella prova. È Colui che, tra le correnti tempestose della vita, fissa l’ancora della speranza. È lo Spirito che, come dice oggi San Paolo, ci impedisce di ricadere nella paura perché ci fa sentire figli amati È il Consolatore, che ci trasmette la tenerezza di Dio. Senza lo Spirito la vita cristiana è sfilacciata, priva dell’amore che tutto unisce».

«Oggi nel mondo le disarmonie sono diventate vere e proprie divisioni: c’è chi ha troppo e c’è chi nulla, c’è chi cerca di vivere cent’anni e chi non può venire alla luce. Nell’era dei computer si sta a distanza: più ‘social’ ma meno sociali», ha denunciato il Papa, che nell’omelia ha spiegato che «lo Spirito Santo non porta solo armonia dentro, ma anche fuori, tra gli uomini», perché distribuisce i suoi doni  «con fantasia, senza appiattire, senza omologare. E, a partire da queste diversità, costruisce l’unità». «Abbiamo bisogno dello Spirito di unità, che ci rigeneri come Chiesa, come Popolo di Dio, e come umanità intera», l’appello del Santo Padre: «Che ci rigeneri. Sempre c’è la tentazione di costruire ‘nidi’: di raccogliersi attorno al proprio gruppo, alle proprie preferenze, il simile col simile, allergici a ogni contaminazione. E dal nido alla setta il passo è breve, anche dentro la Chiesa». «Quante volte si definisce la propria identità contro qualcuno o contro qualcosa!», il monito di Francesco: «Lo Spirito Santo, invece, congiunge i distanti, unisce i lontani, riconduce i dispersi. Fonde tonalità diverse in un’unica armonia, perché vede anzitutto il bene, guarda all’uomo prima che ai suoi errori, alle persone prima che alle loro azioni».

Oggi «va di moda aggettivare, purtroppo anche insultare», ha detto il Papa, che ha denunciato: «Viviamo una cultura dell’aggettivo che dimentica il sostantivo delle cose; e anche in una cultura dell’insulto, che è la prima risposta ad un’opinione che io non condivido. Poi ci rendiamo conto che fa male, a chi è insultato ma anche a chi insulta». «Rendendo male per male, passando da vittime a carnefici, non si vive bene», ha assicurato Francesco: «Chi vive secondo lo Spirito, invece, porta pace dov’è discordia, concordia dov’è conflitto. Gli uomini spirituali rendono bene per male, rispondono all’arroganza con mitezza, alla cattiveria con bontà, al frastuono col silenzio, alle chiacchiere con la preghiera, al disfattismo col sorriso». «Per essere spirituali, per gustare l’armonia dello Spirito, occorre mettere il suo sguardo davanti al nostro», la tesi del Papa: «Allora le cose cambiano: con lo Spirito la Chiesa è il Popolo santo di Dio, la missione il contagio della gioia, non il proselitismo, gli altri fratelli e sorelle amati dallo stesso Padre. Ma senza lo Spirito la Chiesa è un’organizzazione, la missione propaganda, la comunione uno sforzo. E tante Chiese fanno azioni programmatiche in questo senso di piani pastorali, di discussioni su tutte le cose. Sembra che sia quella strada ad unirci, ma questa non è la strada dello Spirito, è la strada della divisione. Lo Spirito è il bisogno primo e ultimo della Chiesa».

Regina Coeli, appello affinché «cessino le violenze» in Sud Sudan. «Suscitano dolore e preoccupazione le notizie che giungono in questi giorni dal Sudan». Lo ha detto il Papa, prima di recitare il Regina Coeli, al termine della Messa di Pentecoste celebrata in piazza San Pietro davanti ad oltre 25mila persone. «Preghiamo per questo popolo, perché cessino le violenze e si ricerchi il bene comune nel dialogo», l’appello.