Vita Chiesa

Papa Francesco: libro-intervista, «credo che a Medjugorje ci sia la grazia. Non si può negare. C’è gente che si converte»

«Mi dà fastidio quando arrivano con i messaggi. La Madonna non ha mica un ufficio postale! È un’altra cosa». È quanto si legge nel libro-intervista a Papa Francesco in dialogo con Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, dal titolo «È mia madre. Incontri con Maria» (edizioni Città Nuova), in libreria da oggi. Associando i «messaggi» alle «locuzioni interne che ha una persona dotata in modo particolare», il Pontefice invita a fare riferimento ai criteri di discernimento delle apparizioni, indicandone uno: «L’obbedienza della persona alla Chiesa».

Riguardo a Medjugorje, Francesco ricorda che «quando ero a Buenos Aires ho proibito che ci fosse una riunione che si è svolta lo stesso. Loro sapevano, però, che non ero d’accordo». In quella circostanza uno dei veggenti di Medjugorje era andato nell’arcidiocesi per un incontro che si sarebbe svolto in una chiesa. Il Papa si era opposto, senza manifestare, però, la sua opinione sull’autenticità dell’apparizione, perché «uno dei veggenti avrebbe parlato e avrebbe spiegato un po’ tutto e alle quattro e mezza sarebbe apparsa la Madonna. Cioè lui aveva l’agenda della Madonna. Allora ho detto: no, non voglio qui questo tipo di cose. Ho detto di no, no in chiesa – spiega il Papa –. Bisogna distinguere, però, perché, nonostante questo, Dio fa miracoli a Medjugorje. In mezzo alle pazzie dell’uomo, Dio continua a fare miracoli».

In quella realtà il Papa sostiene che «forse ci sono fenomeni più personali». «Mi arrivano delle lettere qui, ma si capisce che sono cose più che altro psicologiche. Bisogna distinguere bene le cose. Credo che a Medjugorje ci sia la grazia. Non si può negare. C’è gente che si converte. Ma c’è anche la mancanza di discernimento e non voglio dire peccato, perché la gente non sa mai fino a che punto è peccato, ma, per lo meno, la mancanza di discernimento».

Nel libro-intervista il Papa parla anche delle parrocchie. «Ci sono parrocchie a Buenos Aires che si trovano in posti di passaggio, di facile accesso. Ce ne sono altre che si trovano in quartieri piccoli. Quando parlo di ‘santuarizzare le parrocchie’, mi riferisco alle prime. Non a quelle dei quartieri più piccoli». Guardando al significato concreto di questa espressione, il Pontefice spiega che significa «tenere la porta aperta tutto il giorno, che ci sia sempre un prete disponibile per confessare e una persona per accogliere chiunque voglia chiedere qualcosa». Secondo il Papa, nella pastorale urbana è necessario «creare un’opzione battesimale», cioè «santuarizzare la parrocchia significa che il battesimo è a disposizione». «C’è gente che è credente, ma che non ha battezzato i suoi figli; non li ha battezzati e dopo ha lasciato passare il tempo e non l’ha più fatto – afferma Francesco -. Credo, quindi, che quando c’è una fede così, anche se è un po’ nebulosa, la fede c’è, c’è anche se manca la catechesi dottrinale o altro. Si può avere una breve conversazione sull’essenziale e puntare al periodo postbattesimale, puntare alla grazia».

Papa Francesco applica lo stesso concetto al sacramento del matrimonio: «Santuarizzare la parrocchia si applica anche ai matrimoni – sostiene -. C’è gente che non si sposa in chiesa perché vuole fare festa ed è caro, bisogna avere i vestiti adeguati. Scelgono di sposarsi civilmente. Allora si può dire loro: ‘dopo esservi sposati in municipio, passate di qua e vi sposo’. La Chiesa al servizio del pellegrino, a condizione che il fedele sia un pellegrino. Certi sono erranti ed entrano per caso in chiesa e ne escono come pellegrini. Questa è l’idea di ‘santuarizzare la parrocchia’».