Vita Chiesa

Papa Francesco: messaggio «Urbi et Orbi», pace a «tutti i popoli»

«Il potere» del Bambino, ha spiegato Francesco, «non è il potere di questo mondo, basato sulla forza e sulla ricchezza; è il potere dell’amore. È il potere che ha creato il cielo e la terra, che dà vita a ogni creatura: ai minerali, alle piante, agli animali; è la forza che attrae l’uomo e la donna e fa’ di loro una sola carne, una sola esistenza; è il potere che rigenera la vita, che perdona le colpe, riconcilia i nemici, trasforma il male in bene. È il potere di Dio. Questo potere dell’amore ha portato Gesù Cristo a spogliarsi della sua gloria e a farsi uomo; e lo condurrà a dare la vita sulla croce e a risorgere dai morti. È il potere del servizio, che instaura nel mondo il regno di Dio, regno di giustizia e di pace». Per questo, ha aggiunto, «la nascita di Gesù è accompagnata dal canto degli angeli che annunciano: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama’. Oggi questo annuncio percorre tutta la terra e vuole raggiungere tutti i popoli, specialmente quelli feriti dalla guerra e da aspri conflitti e che sentono più forte il desiderio della pace».

«Pace agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso». Questo l’auspicio di Papa Francesco. Ad Aleppo, «teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci», ha aggiunto Francesco, «è quanto mai urgente che si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, rispettando il diritto umanitario. È tempo che le armi tacciano definitivamente e la comunità internazionale si adoperi attivamente perché si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese».

«Pace alle donne e agli uomini dell’amata Terra Santa, scelta e prediletta da Dio», ha proseguito Francesco: «Israeliani e Palestinesi abbiano il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendetta cedano il posto alla volontà di costruire insieme un futuro di reciproca comprensione e armonia. Possano ritrovare unità e concordia l’Iraq, la Libia e lo Yemen, dove le popolazioni patiscono la guerra ed efferate azioni terroristiche».

«Pace agli uomini e alle donne in varie regioni dell’Africa, particolarmente in Nigeria, dove il terrorismo fondamentalista sfrutta anche i bambini per perpetrare orrore e morte», ha proseguito il Papa prima d’impartire la benedizione «Urbi et Orbi». «Pace nel Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo – ha poi aggiunto Francesco -, perché si risanino le divisioni e tutte le persone di buona volontà si adoperino per intraprendere un cammino di sviluppo e di condivisione, preferendo la cultura del dialogo alla logica dello scontro».

E ancora: «Pace alle donne e agli uomini che tuttora subiscono le conseguenze del conflitto nell’Ucraina orientale, dove è urgente una comune volontà nel recare sollievo alla popolazione e dare attuazione agli impegni assunti». Un pensiero anche alla Colombia: «Concordia invochiamo per il caro popolo colombiano, che ambisce a compiere un nuovo e coraggioso cammino di dialogo e di riconciliazione. Tale coraggio animi anche l’amato Venezuela nell’intraprendere i passi necessari per porre fine alle attuali tensioni ed edificare insieme un avvenire di speranza per tutta la popolazione». Il Papa ha quindi auspicato «pace a quanti, in diverse zone, stanno affrontando sofferenze a causa di costanti pericoli e persistenti ingiustizie. Possa il Myanmar consolidare gli sforzi per favorire la pacifica convivenza e, con l’aiuto della comunità internazionale, prestare la necessaria protezione e assistenza umanitaria a quanti ne hanno grave e urgente necessità. Possa la penisola coreana vedere superate le tensioni che l’attraversano in un rinnovato spirito di collaborazione».

«Pace a chi è stato ferito o ha perso una persona cara a causa di efferati atti di terrorismo, che hanno seminato paura e morte nel cuore di tanti Paesi e città». «Pace – non a parole, ma fattiva e concreta – ai nostri fratelli e sorelle abbandonati ed esclusi – ha proseguito Francesco -, a quelli che soffrono la fame e a coloro che sono vittime di violenze. Pace ai profughi, ai migranti e ai rifugiati, a quanti oggi sono oggetto della tratta delle persone. Pace ai popoli che soffrono per le ambizioni economiche di pochi e l’avida ingordigia del dio denaro che porta alla schiavitù. Pace a chi è segnato dal disagio sociale ed economico e a chi patisce le conseguenze dei terremoti o di altre catastrofi naturali». In «questo giorno speciale», ha concluso il Papa, «pace ai bambini, soprattutto a quelli privati delle gioie dell’infanzia a causa della fame, delle guerre e dell’egoismo degli adulti». Ed ancora: «Pace sulla terra a tutti gli uomini di buona volontà, che ogni giorno lavorano, con discrezione e pazienza, in famiglia e nella società per costruire un mondo più umano e più giusto, sostenuti dalla convinzione che solo con la pace c’è la possibilità di un futuro più prospero per tutti. Cari fratelli e sorelle, ‘un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio’: è il ‘Principe della pace’. Accogliamolo!».

Poi il saluto e l’augurio ai «cari fratelli e sorelle, giunti da ogni parte del mondo in questa Piazza, e a quanti da diversi Paesi siete collegati attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione». «In questo giorno di gioia – ha ricordato Francesco – siamo tutti chiamati a contemplare il Bambino Gesù, che ridona la speranza ad ogni uomo sulla faccia della terra. Con la sua grazia, diamo voce e diamo corpo a questa speranza, testimoniando la solidarietà e la pace. Buon Natale a tutti!».