Vita Chiesa

Papa Francesco: motu proprio «imparare a congedarsi», con le regole per la rinuncia

«La conclusione di un ufficio ecclesiale – spiega Francesco nel nuovo documento – deve essere considerata parte integrante del servizio stesso, in quanto richiede una nuova forma di disponibilità». Chi si prepara a presentare la rinuncia – precisa il Papa a proposito di questo «atteggiamento interiore» – ha bisogno di «prepararsi adeguatamente davanti a Dio, spogliandosi dei desideri di potere e della pretesa di essere indispensabile. Questo permetterà di attraversare con pace e fiducia tale momento, che altrimenti potrebbe essere doloroso e conflittuale». Allo stesso tempo, per Francesco, «chi assume nella verità questa necessità di congedarsi, deve discernere nella preghiera come vivere la tappa che sta per iniziare, elaborando un nuovo progetto di vita, segnato per quanto è possibile da austerità, umiltà, preghiera di intercessione, tempo dedicato alla lettura e disponibilità a fornire semplici servizi pastorali».

«Se eccezionalmente viene chiesto di continuare il servizio per un periodo più lungo, ciò implica abbandonare, con generosità, il proprio nuovo progetto personale», stabilisce il Papa, nel motu proprio «Imparare a congedarsi», diffuso oggi, in cui precisa che «questa situazione, però, non dev’essere considerata un privilegio, o un trionfo personale, o un favore dovuto a presunti obblighi derivati dall’amicizia o dalla vicinanza, né come gratitudine per l’efficacia dei servizi forniti». «Ogni eventuale proroga si può comprendere solo per taluni motivi sempre legati al bene comune ecclesiale», spiega Francesco, precisando che «questa decisione pontificia non è un atto automatico ma un atto di governo; di conseguenza implica la virtù della prudenza che aiuterà, attraverso un adeguato discernimento, a prendere la decisione appropriata». Nel documento, il Papa cita «come esempio alcune delle possibili ragioni» dell’eventuale proroga dell’incarico: «L’importanza di completare adeguatamente un progetto molto proficuo per la Chiesa; la convenienza di assicurare la continuità di opere importanti; alcune difficoltà legate alla composizione del Dicastero in un periodo di transizione; l’importanza del contributo che tale persona può apportare all’applicazione di direttive recentemente emesse dalla Santa Sede oppure alla recezione di nuovi orientamenti magisteriali».

«Al compimento dei settantacinque anni di età, i vescovi diocesani ed eparchiali, e quanti sono loro equiparati, come pure i vescovi coadiutori e ausiliari o titolari con speciali incarichi pastorali, sono invitati a presentare al Sommo Pontefice la rinuncia al loro ufficio pastorale». È quanto si legge nel motu proprio in cui il Papa stabilisce che «compiuti i settantacinque anni, i capi dicastero della Curia Romana non cardinali, i prelati superiori della Curia Romana e i vescovi che svolgono altri uffici alle dipendenze della Santa Sede, non cessano ipso facto dal loro ufficio, ma devono presentare la rinuncia al Sommo Pontefice». Stessa regola per i rappresentanti pontifici. «Per essere efficace», inoltre, «la rinuncia dev’essere accettata dal Sommo Pontefice, che deciderà valutando le circostanze concrete». «Una volta presentata la rinuncia – si precisa ancora nel motu proprio – l’ufficio è considerato prorogato fino a quando non sia comunicata all’interessato l’accettazione della rinuncia o la proroga, per un tempo determinato o indeterminato», contrariamente a quanto stabilito finora in termini generali dal Codice di diritto canonico.

Nel motu proprio diffuso oggi, Francesco «conferma integralmente, ad eccezioni delle parti che sono esplicitamente riformate» dal nuovo documento, il Rescritto concesso al segretario di Stato, card. Pietro Parolin, il 3 novembre 2014: «Dato il generoso impegno dimostrato e la preziosa esperienza accumulata da coloro che hanno esercitato per diversi anni alcuni incarichi di particolare responsabilità, sia nelle Chiese particolari che nella Curia Romana o nelle Rappresentanze Pontificie – spiega Francesco nel motu proprio – mi sono reso conto della necessità di un’attualizzazione delle norme circa i tempi e le modalità di rinuncia all’ufficio per raggiunti limiti d’età».