Vita Chiesa

Papa Francesco, “non è questo il tempo per gli egoismi”

“Questa crisi, per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali”, il monito del Papa, secondo il quale “non è questo il tempo della dimenticanza”. “La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone”, l’appello, sulla scorta dell’ultimo Messaggio Urbi et Orbi.

“Alla luce dei tragici eventi che hanno segnato il 2020, estendo questo Messaggio, dedicato agli sfollati interni, a tutti coloro che si sono trovati a vivere e tuttora vivono esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del Covid-19”, l’intenzione di Bergoglio, che a proposito delle cronache recenti denuncia: “Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie. In ciascuno di loro è presente Gesù, costretto, come ai tempi di Erode, a fuggire per salvarsi. Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella. Se lo riconosciamo, saremo noi a ringraziarlo per averlo potuto incontrare, amare e servire”.

“Le paure e i pregiudizi – tanti pregiudizi – ci fanno mantenere le distanze dagli altri e spesso ci impediscono di ‘farci prossimi’ a loro e di servirli con amore”. Lo spiega il Papa, nel  messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, in cui ricorda che “è necessario farsi prossimo per servire. Sembra scontato, ma spesso non lo è”.  “Avvicinarsi al prossimo – ricorda Francesco – spesso significa essere disposti a correre dei rischi, come ci hanno insegnato tanti dottori e infermieri negli ultimi mesi. Questo stare vicini per servire va oltre il puro senso del dovere; l’esempio più grande ce lo ha lasciato Gesù quando ha lavato i piedi dei suoi discepoli: si è spogliato, si è inginocchiato e si è sporcato le mani”.

“Dio non ha voluto che le risorse del nostro pianeta fossero a beneficio solo di alcuni. No, questo non l’ha voluto il Signore!”. Nella parte centrale del messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il Papa lancia quasi un grido. “Dobbiamo imparare a condividere per crescere insieme, senza lasciare fuori nessuno”, l’appello, sulla scorta della vita della prima comunità cristiana, che ha avuto nella condivisione uno dei suoi elementi fondanti: “La pandemia ci ha ricordato come siamo tutti sulla stessa barca”, l’appello che rilancia il momento di preghiera del 27 marzo scorso, in una piazza San Pietro vuota e bagnata dalla pioggia. “Ritrovarci ad avere preoccupazioni e timori comuni ci ha dimostrato ancora una volta che nessuno si salva da solo”, prosegue Francesco: “Per crescere davvero dobbiamo crescere insieme, condividendo quello che abbiamo, come quel ragazzo che offrì a Gesù cinque pani d’orzo e due pesci… E bastarono per cinquemila persone!”.

“Se vogliamo davvero promuovere le persone alle quali offriamo assistenza, dobbiamo coinvolgerle e renderle protagoniste del proprio riscatto”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato fa notare come “la pandemia ci ha ricordato quanto sia essenziale la corresponsabilità e che solo con il contributo di tutti – anche di categorie spesso sottovalutate – è possibile affrontare la crisi”. “Dobbiamo trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, e di solidarietà”, ribadisce Francesco, secondo il quale “bisogna coinvolgere per promuovere”. Come ha fatto Gesù con la donna samaritana: “Il Signore si avvicina, la ascolta, parla al suo cuore, per poi guidarla alla verità e trasformarla in annunciatrice della buona novella. A volte, lo slancio di servire gli altri ci impedisce di vedere le loro ricchezze”.

“Se vogliamo davvero promuovere le persone alle quali offriamo assistenza, dobbiamo coinvolgerle e renderle protagoniste del proprio riscatto”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato fa notare come “la pandemia ci ha ricordato quanto sia essenziale la corresponsabilità e che solo con il contributo di tutti – anche di categorie spesso sottovalutate – è possibile affrontare la crisi”. “Dobbiamo trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, e di solidarietà”, ribadisce Francesco, secondo il quale “bisogna coinvolgere per promuovere”. Come ha fatto Gesù con la donna samaritana: “Il Signore si avvicina, la ascolta, parla al suo cuore, per poi guidarla alla verità e trasformarla in annunciatrice della buona novella. A volte, lo slancio di servire gli altri ci impedisce di vedere le loro ricchezze”.