Vita Chiesa

Papa Francesco: «offrire vie di ingresso sicure e legali»

La sollecitudine della Chiesa nei confronti dei «migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime di tratta», dice il Papa, «deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno», con «generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità». «Accogliere – precisa il Papa – significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei Paesi di destinazione».

Auspica perciò «un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare», l’adozione di «programmi di sponsorship privata e comunitaria» e «corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili». Papa Francesco definisce «opportuno», inoltre, «prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti». «Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso Paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali», sottolinea. Il Papa chiede poi per i migranti e rifugiati «una prima sistemazione adeguata e decorosa» nei programmi di accoglienza diffusa, per «facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di successo». Citando Benedetto XVI ricorda il principio della centralità della persona e la necessità di «anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale». Di conseguenza, aggiunge, «è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera». Il Papa chiede anche, «in nome della dignità fondamentale di ogni persona», di «preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati».

Inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, cura della dimensione religiosa, attenzione a coloro che vivono situazioni di disabilità e promozione del ricongiungimento familiare» senza mai assoggettarlo a requisiti economici»: sono alcune delle buone prassi in cui può essere declinato il verbo «promuovere», così come suggerito da Papa Francesco nel messaggio. «Promuovere – scrive il Papa – vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti e rifugiati, così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore». Tra queste dimensioni «va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa». Ma soprattutto, sottolinea il Papa, «molti migranti e rifugiati hanno competenze che vanno adeguatamente certificate e valorizzate» perciò incoraggia «a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, garantendo a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali». Nel caso di minori migranti, però, «il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita».

Papa Francesco esorta poi a promuovere l’integrità della famiglia, «favorendo il ricongiungimento familiare – con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti -, senza mai assoggettarlo a requisiti economici». Nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di disabilità, prosegue, «vanno assicurate maggiori attenzioni e supporti». Riguardo alla distribuzione di aiuti umanitari il Papa invita a considerare in primo luogo «i bisogni (es. assistenza medica e sociale ed educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e migranti e, parimenti, si includano tra i destinatari le comunità locali in situazione di deprivazione materiale e vulnerabilità».

Rispetto del «diritto universale a una nazionalità a tutti i bambini e le bambine fin dal nascita»; no a «ogni forma di detenzione» per i minori migranti; «accesso all’assistenza sanitaria, ai sistemi pensionistici» e al «trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio»: lo chiede Papa Francesco nel suo messaggio dove declina il significato di ogni verbo in azioni concrete che potrebbero essere realizzate in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, «indipendentemente dal loro status migratorio». Il verbo «proteggere» si traduce, secondo il Papa, «nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e nella loro salvaguardia dalle pratiche di reclutamento»; una protezione da continuare, «per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale». Il Papa ricorda che «se opportunamente riconosciute e valorizzate, le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono». Perciò auspica che «vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d’accoglienza, la possibilità di lavorare e l’accesso ai mezzi di telecomunicazione». Per coloro che decidono di tornare in patria il Papa sottolinea «l’opportunità di sviluppare programmi di reintegrazione lavorativa e sociale». Riguardo ai minori migranti, è tassativo l’invito di Papa Francesco ad «evitare ogni forma di detenzione in ragione del loro status migratorio, mentre va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria». Allo stesso modo «è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi». «Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia – aggiunge – è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento». «Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità – sottolinea il Papa -, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere facilmente evitata attraverso ‘una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale’». Lo status migratorio, inoltre, «non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio».

Papa Francesco chiede anche cittadinanza ai migranti «slegata da requisiti economici e linguistici» e «percorsi di regolarizzazione straordinaria» per quelli possono «vantare una lunga permanenza nel Paese». È un messaggio ricco di proposte e azioni concrete legate ai quattro verbi del titolo: «Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati». L’ultimo verbo, «integrare», riguarda le «opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati». L’integrazione – ricorda il Papa citando Giovanni Paolo II – non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il ‘segreto’, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca». Papa Francesco insiste «sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le ‘buone pratiche’ di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi». Nel caso speciale «degli stranieri costretti ad abbandonare il Paese di immigrazione a causa di crisi umanitarie» il Papa chiede «che venga loro assicurata un’assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria». «La Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte – precisa -, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie». La Santa Sede prenderà infatti parte al processo delle Nazioni Unite che porterà entro la fine del 2018 a redigere ed approvare due patti globali (Global Compacts), uno dedicato ai rifugiati e uno riguardante i migranti. Il Papa conclude con l’invito «ad approfittare di ogni occasione per condividere questo messaggio con tutti gli attori politici e sociali che sono coinvolti – o interessati a partecipare – al processo che porterà all’approvazione dei due patti globali».