Vita Chiesa

Papa Francesco, omelia apertura Porta Carità: «Dio viene a salvarci quasi di nascosto»

«E nel momento in cui sceglie il modo di come fare la vita – ha proseguito Francesco – lui non sceglie una grande città di un grande impero, non sceglie una principessa, una contessa per madre, una persona importante, non sceglie un palazzo di lusso. Sembra che tutto sia stato fatto intenzionalmente quasi di nascosto». «Maria, una ragazza di 16-17 anni, non di più – ha ricordato il Papa – in un villaggio ‘perduto’ nelle periferie dell’impero romano, che hessuno conosceva di sicuro. Giuseppe, un ragazzo che l’amava, che voleva sposarla, un falegname che si guadagnava il pane di ogni giorno». «Tutto semplicità, tutto di nascosto», il commento di Francesco: «E anche il rifiuto, perché erano fidanzati e in un villaggio così piccolo: voi sapete come sono le chiacchiere, no? Vanno in giro, e Giuseppe se ne accorge che lei era incinta, ma lui era giusto. Tutto di nascosto, anche con la calunnia, con le chiacchiere, e l’Angelo spiega a Giuseppe il mistero: quel figlio che porta la tua fidanzata è opera di Dio, è opera dello Spirito Santo. Quando Giuseppe si destò dal sonno fece quello che aveva ordinato l’Angelo del Signore, e se ne andò da lei e la prese in sposa, ma tutto di nascosto, tutto umile. Le grandi città non sapevano nulla: così è Dio tra noi».

«Se tu vuoi trovare Dio, devi cercarlo nell’umiltà, cercarlo nella povertà, cercarlo dove lui è nascosto: nei bisognosi, nei più bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati». È l’invito dell’omelia del Papa. «E Gesù quando ci predica la vita ci dice cosa sarà il giudizio della nostra vita: non dirà ‘tu vieni con me perché sei un benefattore della Chiesa’, l’entrata nella Chiesa non si paga con i soldi. Non dirà ‘tu sei tanto importante, tu hai avuto tante onorificenze’, le onorificenze non aprono la porta del cielo». «Che cosa ci chiederà Dio per aprirci la porta del cielo?», si è chiesto Francesco. «Ero affamato, e mi hai dato da mangiare, ero assetato e mi hai dato da bere, ero senza tetto e mi hai dato una casa, ero ammalato e sei venuto a visitarmi, ero in carcere e sei venuto a trovarmi..», la risposta del Papa sulla scorta del Vangelo. «Gesù è nell’umiltà».

«L’amore di Dio è grande: per questo io vorrei che lo Spirito Santo possa aprire il cuore di tutti i romani, gli facesse vedere qual è la strada della salvezza». È il desiderio espresso dal Papa nell’omelia pronunciata interamente a braccio. «Non c’è lusso, non c’è la strada delle grandi ricchezze, non c’è la strada del potere», ha proseguito Francesco: «C’è la strada dell’umiltà: i più poveri, gli ammalati, i carcerati». «Ma Gesù – ha precisato Francesco – dice di più: i più peccatori, se si ‘pentiscono’, ci precedono nel cielo, loro hanno la chiave». Chi accede alla salvezza, ha spiegato il Papa, «è quello che fa la carità e che si lascia abbracciare dalla misericordia del Signore».

«Sufficienza, ricchezze, vanità e orgoglio non sono strade di salvezza». È l’ammonimento del Papa, che ha spiegato ai 200 ospiti dei due Centri Caritas di Via Marsala: «Noi oggi apriamo questa Porta e chiediamo due cose: il Signore ci apra la porta del nostro cuore, a tutti. Tutti ne abbiamo bisogno, tutti siamo peccatori, tutti abbiamo bisogno di sentire il perdono del Signore e che il Signore venga». La seconda richiesta di Francesco: «Il Signore ci faccia capire che la strada della sufficienza, delle ricchezze, della vanità, dell’orgoglio non sono strade di salvezza».

«Il Signore ci faccia capire che la sua carezza di Padre, la sua misericordia, il suo perdono è quando noi ci avviciniamo a quelli che soffrono, a quelli scartati dalla società». È l’invocazione centrale dell’omelia del Papa. «Lì è Gesù»; ha spiegato Francesco. «Questa Porta, che è la Porta della carità, la porta dove sono assistiti tanti, tanti scartati – l’auspicio del Papa – ci faccia capire che anche sarebbe bello che ognuno di noi, ognuno di noi tutti si sentisse scartato, e sentisse il bisogno dell’aiuto di Dio».

«Oggi noi preghiamo per Roma, per tutti gli abitanti di Roma – per tutti, incominciando da me – perché il Signore ci dia la grazia di sentirci scartati». Alla fine dell’omelia, il vescovo di Roma ha pregato per la sua città, davanti alla Porta Santa della Carità alla stazione Termini, da oggi diventata il centro di coloro che si sentono esclusi, feriti, emarginati dalla società. «Perché noi non abbiamo nessun merito – ha spiegato Francesco – soltanto Lui ci dà la misericordia e la grazia, e per avvicinarci alla grazia dobbiamo avvicinarci agli scartati, ai poveri, a quelli che hanno bisogno, perché su quell’avvicinamento saremo giudicati». «Che il Signore dia la grazia a tutta Roma, a tutti gli abitanti di Roma, per abbracciare la misericordia dove il Padre prende il Figlio ferito ma il ferito è il Padre – l’auspicio finale di Francesco -. Dio è ferito d’amore, e per questo è capace di salvarci tutti».