Vita Chiesa

Papa Francesco: rescritto per «armonizzare» la rinnovata procedura dei processi matrimoniali per nullità

Il testo si occupa del compimento e dell’osservanza della nuova legge del processo matrimoniale, in seguito all’entrata in vigore, in coincidenza con l’apertura del Giubileo della misericordia, delle Lettere apostoliche in forma di Motu proprio «Mitis Iudex Dominus Iesus» e «Mitis et Misericors Iesus» del 15 agosto 2015, «per attuare la giustizia e la misericordia sulla verità del vincolo di quanti hanno sperimentato il fallimento matrimoniale».

«Il Sinodo dei vescovi recentemente concluso – ricorda Francesco – ha espresso una forte esortazione alla Chiesa affinché si chini verso i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ai quali occorre ridonare fiducia e speranza». «Le leggi che ora entrano in vigore – spiega il Papa – vogliono proprio manifestare la prossimità della Chiesa alle famiglie ferite, desiderando che la moltitudine di coloro che vivono il dramma del fallimento coniugale sia raggiunta dall’opera risanatrice di Cristo, attraverso le strutture ecclesiastiche, nell’auspicio che essi si scoprano nuovi missionari della misericordia di Dio verso altri fratelli, a beneficio dell’istituto familiare». «Le leggi di riforma del processo matrimoniale – si dispone nella prima parte del rescritto – abrogano o derogano ogni legge o norma contraria finora vigente, generale, particolare o speciale, eventualmente anche approvata in forma specifica».

«La Rota Romana giudichi le cause secondo la gratuità evangelica, cioè con patrocinio ex officio, salvo l’obbligo morale per i fedeli abbienti di versare un’oblazione di giustizia a favore delle cause dei poveri». È una delle norme inserite nella seconda parte del rescritto del Papa sulle cause di nullità matrimoniale, che riguarda le attività della Rota Romana come Tribunale apostolico. Nel testo, si ritorna all’antica formula del dubbio generico e si esclude l’appello «contro le decisioni rotali in materia di nullità di sentenze o di decreti».

«Dinanzi alla Rota Romana – si legge nel rescritto – non è ammesso il ricorso» per una nuova causa, «dopo che una delle parti ha contratto un nuovo matrimonio canonico, a meno che consti manifestamente dell’ingiustizia della decisione». Il decano della Rota Romana, inoltre, «ha la potestà di dispensare per grave causa dalle Norme Rotali in materia processuale». «Come sollecitato dei Patriarchi delle Chiese Orientali – scrive Francesco – è rimessa ai tribunali territoriali la competenza sulle cause connesse con le cause matrimoniali sottoposte al giudizio della Rota Romana in grado d’appello». «Possano i fedeli, soprattutto i feriti e infelici, guardare alla nuova Gerusalemme che è la Chiesa come Pace della giustizia e gloria della pietà», conclude Francesco citando il profeta Baruc.