Vita Chiesa

Papa Francesco: tema Giornata comunicazioni sociali 2019, «Dalle community alle comunità»

Il tema, si legge in una nota della Sala Stampa della Santa Sede, «sottolinea l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, e pone l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro». Si sollecita così «una riflessione sullo stato attuale e sulla natura delle relazioni in Internet per ripartire dall’idea di comunità come rete fra le persone nella loro interezza. Alcune delle tendenze prevalenti nel cosiddetto social web ci pongono infatti di fronte a una domanda fondamentale: fino a che punto si può parlare di vera comunità di fronte alle logiche che caratterizzano alcune community nei social network? La metafora della rete come comunità solidale implica la costruzione di un ‘noì, fondato sull’ascolto dell’altro, sul dialogo e conseguentemente sull’uso responsabile del linguaggio». 

Già nel suo primo Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, nel 2014, «il Santo Padre aveva fatto un appello affinché Internet sia ‘un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane’». La scelta del tema del Messaggio del 2019 conferma l’attenzione di Papa Francesco per i nuovi ambienti comunicativi e, in particolare, per le Reti sociali dove il Pontefice è presente in prima persona con l’account @Pontifex su Twitter e il profilo @Franciscus su Instagram.

«Parlare alla persona tutta intera per vivere la dimensione della comunità, anche al tempo dei social media». È la sfida indicata da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, commentando con Vatican News il tema che Papa Francesco ha scelto per la 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra nel 2019. Ruffini sottolinea il bisogno del dialogo e dell’incontro per «vincere il virus di una comunicazione narcisistica e ripiegata su se stessa, che divide invece di riconciliare». «Penso che troppo spesso noi parliamo non tanto alla persona tutta intera, ma solo a una parte di essa. Parliamo alla sua paura. Oppure alla sua eccitazione. E tralasciamo ciò che ci rende unici e indivisibili».

Secondo il prefetto, «troppo spesso dividiamo l’intelletto dal cuore e dall’anima. Ed è questo il virus di quella che Francesco ha chiamato ‘cardiosclerosì. Il cuore si indurisce. E non ci accorgiamo che ci dividiamo proprio da noi stessi e perdiamo o rischiamo di perdere la parte più bella della nostra natura, che si nutre della bellezza dell’incontro, del dialogo, della relazione, della condivisione, della comunione fra noi e con Dio». Parlando del «rischio del nostro tempo», secondo Ruffini è quello di «costruire tribù invece di comunità». «I social hanno trasformato la società della comunicazione in società della conversazione. Sono il luogo dove si formano le nostre identità, specialmente quelle dei più giovani». In quest’ottica «le comunità sui social dovrebbero essere intessute di una relazione autentica, vera, tra le persone tutte intere anche se vissute nella dimensione incorporea del digitale, che comunque è reale e non virtuale». «Per questo – conclude – è importante passare da community fondate su relazioni fasulle, su una falsa rappresentazione della realtà, su finte amicizie che si possono cancellare con un clic, alla bellezza – e anche alla fatica – della verità e dell’incontro».