Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «II Giubileo deve arrivare anche alle tasche»

Il Giubileo «era una specie di condono generale, con cui si permetteva a tutti di tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio», ha ricordato il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi si è soffermato «sull’antica istituzione del giubileo, attestata nella Sacra Scrittura». Quello di cui si parla nel Levitico, ha sottolineato Francesco, era «un popolo santo, dove prescrizioni come quella del giubileo servivano a combattere la povertà e la disuguaglianza, garantendo una vita dignitosa per tutti e un’equa distribuzione della terra su cui abitare e da cui trarre sostentamento. L’idea centrale è che la terra appartiene originariamente a Dio ed è stata affidata agli uomini e perciò nessuno può arrogarsene il possesso esclusivo, creando situazioni di disuguaglianza». «In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà», si legge nella Bibbia: «Secondo queste disposizioni – ha commentato il Papa – se qualcuno era stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti e, impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua famiglia e riavere tutte le sue proprietà».

«Ognuno nel suo cuore pensi se ha troppe cose». È un invito ad un esame di coscienza, per l’anno giubilare e all’inizio della Quaresima, quello rivolto a braccio dal Papa ai circa 12mila fedeli e pellegrini presenti oggi in piazza san Pietro. «Perché non lasciare a quello che non ha niente il dieci per cento, il cinquanta per cento…», l’esortazione di Francesco: «Io dico che lo Spirito Santo ispiri ognuno di voi», la sua preghiera, riferita all’impegno tipicamente giubilare di combattere «le situazioni di disuguaglianza». «Oggi possiamo pensarlo e ripensarlo», questo invito, l’attualizzazione del Papa sulla scorta del Giubileo descritto dalla Bibbia.

«Se il Giubileo non arriva alle tasche non è un vero Giubileo. Avete capito?». Queste le parole del Papa, salutate da un applauso e pronunciate ancora una volta a braccio. «Le cifre non sono sicure – ha spiegato sempre fuori testo – ma l’80% delle ricchezze dell’umanità sono nelle mani di meno del 20% della gente». Poi il Papa ha fatto il gesto di allargare le braccia, come a sottolineare l’evidenza di questa constatazione, e ha ricevuto l’applauso convinto dei presenti. «E questo lo dico – ha puntualizzato Francesco ancora a braccio – ricordando la nostra storia di salvezza: il Giubileo è per convertirsi, perché il nostro cuore divenga più grande, più generoso, più figlio di Dio, con più amore». «Vi dico una cosa», ha poi proseguito sempre fuori testo: «Se questo desiderio, se il Giubileo non arriva alle tasche non è un vero Giubileo: avete capito? E questo è nella Bibbia, non lo inventa questo Papa». «Con il Giubileo, chi era diventato povero ritornava ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco restituiva al povero ciò che gli aveva preso», si legge infatti nelle Scritture: «Il fine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro ridiventassero un bene per tutti e non solo per alcuni. Il Giubileo aveva la funzione di aiutare il popolo a vivere una fraternità concreta, fatta di aiuto reciproco. Possiamo dire che il Giubileo biblico era un Giubileo di misericordia, perché vissuto nella ricerca sincera del bene del fratello bisognoso».

L’uso delle decime. «Queste cose succedono anche oggi». Con queste parole, a braccio, il Papa ha commentato il versamento delle «decime» destinate ai senza terra, ai poveri, agli orfani, alle vedove, o le «primizie» da condividere «con gli stranieri che non avevano campi»: tutte norme previste dalla legge biblica nell’anno giubilare, nelle quali «troviamo indicazioni valide anche oggi, che fanno riflettere». Nel Levitico, ha ricordato il Papa, «si prevedeva cioè che la decima parte del raccolto, o dei proventi di altre attività, venisse data a coloro che erano senza protezione e in stato di necessità, così da favorire condizioni di relativa uguaglianza all’interno di un popolo in cui tutti dovevano comportarsi da fratelli. C’era anche la legge concernente le primizie, cioè la prima parte del raccolto, la parte più preziosa, che doveva essere condivisa con i Leviti e gli stranieri, che non possedevano campi, così che anche per loro la terra fosse fonte di nutrimento e di vita». «Siamo tutti ospiti del Signore, in attesa della patria celeste, chiamati a rendere abitabile e umano il mondo che ci accoglie», ha osservato Francesco: «E quante primizie chi è più fortunato potrebbe donare a chi è in difficoltà! Primizie non solo dei frutti dei campi, ma di ogni altro prodotto del lavoro, degli stipendi, dei risparmi, di tante cose che si possiedono e che a volte si sprecano». «Questo succede anche oggi», ha commentato fuori testo: «Nell’Elemosineria Apostolica, qui, arrivano lettere con un po’ di denaro, “è una parte del mio stipendio per aiutare gli altri”». «E questo è bello», ha esclamato il Papa: «Aiutare gli altri, le istituzioni di beneficenza, gli ospedali di riposo: dare le decime, anche ai forestieri, quelli che sono stranieri e sono di passaggio. Gesù è stato di passaggio in Egitto».

«Quante famiglie sono sulla strada, vittime dell’usura!», ha esclamato, a braccio il Papa, salutato dall’applauso dei circa 12mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro. «Ma per favore – ha proseguito sempre fuori testo – preghiamo perché in questo Giubileo il Signore tolga dal cuore di tutti noi questa voglia di avere di più dell’umanità: che ci faccia tornare generosi, grandi!». «Quante situazioni di usura siamo costretti a vedere e quanta sofferenza e angoscia portano alle famiglie!», ha proseguito Francesco: «Angoscia, e tante volte disperazione. Quanti uomini finiscono nel suicidio perché non ce la fanno, non hanno la speranza, non hanno la mano tesa che li aiuti, soltanto la mano che viene a fargli pagare gli interessi». L’usura, ha ricordato il Papa, «è un grave peccato che grida al cospetto di Dio. Il Signore invece ha promesso la sua benedizione a chi apre la mano per dare con larghezza». Proprio per questo, «la Sacra Scrittura esorta con insistenza a rispondere generosamente alle richieste di prestiti, senza fare calcoli meschini e senza pretendere interessi impossibili», ha detto il Papa citando le prescrizioni del Levitico: «Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è privo di mezzi, aiutalo, come un forestiero e ospite, perché possa vivere presso di te. Non prendere da lui interessi, né utili; ma temi il tuo Dio e fa’ vivere il tuo fratello presso di te. Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto a usura». «Questo insegnamento è sempre attuale», ha commentato.

«Il messaggio biblico è molto chiaro: aprirsi con coraggio alla condivisione. Tra concittadini, tra famiglie, tra popoli, tra continenti». Con queste parole il Papa, al termine dell’udienza, ha sintetizzato il significato del Giubileo nelle Scritture. «Contribuire a realizzare una terra senza poveri vuol dire costruire società senza discriminazioni, basate sulla solidarietà che porta a condividere quanto si possiede, in una ripartizione delle risorse fondata sulla fratellanza e sulla giustizia», ha aggiunto soffermandosi sulla parola «condivisione». «Dare con larghezza» al nostro prossimo che è in difficoltà, è uno degli inviti della Bibbia per il Giubileo. «Lui ti darà il doppio, forse non con i soldi ma con altre cose, e sempre il Signore ti darà il doppio», il commento del Papa a braccio. «E questa è la misericordia: e se noi vogliamo misericordia da Dio, incominciamo a farla noi», l’invito finale per l’anno giubilare, salutato da un applauso dei circa 12mila fedeli presenti.

Giornata del malato. «Domani, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, ricorre la XXIV Giornata mondiale del malato, che avrà la sua celebrazione culminante a Nazareth», ha ricordato il Papa, prima di salutare i fedeli di lingua italiana. «Nel messaggio di quest’anno abbiamo riflettuto sul ruolo insostituibile di Maria alle nozze di Cana: ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela’», ha proseguito al termine dell’udienza di oggi: «Nella sollecitudine di Maria si rispecchia la tenerezza di Dio e l’immensa bontà di Gesù misericordioso». «Invito a pregare per gli ammalati e a far sentire loro il nostro amore», l’esortazione di Francesco: «La stessa tenerezza di Maria sia presente nella vita di tante persone che si trovano accanto ai malati sapendo cogliere i loro bisogni, anche quelli più impercettibili, perché visti con occhi pieni di amore».

«Pregate per mio fratello Cirillo». Prima del triplice saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, il Papa a sorpresa ha chiesto di pregare per l’incontro con il Patriarca Kirill e l’imminente viaggio in Messico. «Tra poco – ha detto a braccio ai circa 12mila fedeli presenti oggi in piazza san Pietro – partirò per il mio viaggio apostolico in Messico, ma prima mi recherò a L’Avana per incontrare il mio caro fratello Cirillo». «Affido alle preghiere di tutti voi – ha proseguito sempre fuori testo Francesco – sia l’incontro con il patriarca Cirillo sia il viaggio in Messico».

La carezza al bambino disabile. Il Papa era giunto in piazza San Pietro con la solita puntualità alle 9.30. Giunto davanti al sagrato, prima di percorrere come d’abitudine l’ultimo tratto a piedi, Francesco era sceso dalla jeep bianca e si era fermato a baciare e ad accarezzare un bambino disabile grave disteso su una barella. L’ha benedetto con un segno di croce sulla fronte e si è soffermato a parlare con una donna, presumibilmente la mamma, che visibilmente commossa ha consegnato un foglio al Papa. Francesco ha salutato anche i volontari barellieri, nella loro divisa azzurra e gialla.