Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «La gioia di Dio è perdonare»

«Non dico che è buono che la Chiesa faccia un Giubileo, dico che la Chiesa ha bisogno di questo momento straordinario», ha puntualizzato Francesco a braccio: «Nella nostra epoca di profondi cambiamenti, la Chiesa è chiamata ad offrire il suo contributo peculiare, rendendo visibili i segni della presenza e della vicinanza di Dio. E il Giubileo è un tempo favorevole per tutti noi, perché contemplando la Divina Misericordia, che supera ogni limite umano e risplende sull’oscurità del peccato, possiamo diventare testimoni più convinti ed efficaci».

«Volgere lo sguardo a Dio, Padre misericordioso, e ai fratelli bisognosi di misericordia, significa puntare l’attenzione sul contenuto essenziale del Vangelo», ha ribadito il Papa: «Gesù Cristo, la Misericordia fatta carne, che rende visibile ai nostri occhi il grande mistero dell’Amore trinitario di Dio». Celebrare un Giubileo della misericordia, allora, «equivale a mettere di nuovo al centro della nostra vita personale e delle nostre comunità lo specifico della fede cristiana, cioè Gesù Cristo, il Dio Misericordioso». «Un Anno Santo, dunque, per vivere la misericordia», ha riassunto il Papa: «Questo Anno Santo ci è offerto per sperimentare nella nostra vita il tocco dolce e soave del perdono di Dio, la sua presenza accanto a noi e la sua vicinanza soprattutto nei momenti di maggiore bisogno».

«La gioia di Dio è perdonare, l’essere di Dio è misericordia», ha poi esclamato, parlando  a braccio, il Papa, che durante l’udienza di oggi si è soffermato sul significato del Giubileo. «Per questo – il suo appello – in questo anno giubilare dobbiamo aprire i cuori, perché ci si riempia a tutti noi della gioia della misericordia». L’esempio citato da Papa Francesco, sempre a braccio, è sant’Ambrogio, che «in un libro di teologia che aveva scritto su Adamo», dove a proposito della «storia della creazione del mondo», narrata nella Genesi, fa notare che Dio «ogni giorno, dopo aver fatto una cosa, disse: ‘E vide che esso era buono’». «Ma quando ha fatto l’uomo e la donna», osserva sempre sant’Ambrogio, dice: «Dio vide che questo era molto buono». «E sant’Ambrogio si domanda», il commento del Papa: «Perché Dio dice che è molto buono? Perché è tanto contento di aver creato l’uomo e la donna». «Perché alla fine aveva qualcuno da perdonare», la sua risposta, riassunta dal Papa, che ha commentato: «È molto bello questo».

«Il Giubileo è tempo favorevole per scegliere ciò che a Dio piace di più, senza cedere alla tentazione di pensare che ci sia qualcos’altro che è più importante o prioritario», ha proseguito il Papa. «Niente è più importante di scegliere ciò che a Dio piace di più», ha ammonito Francesco, «cioè la sua misericordia, la sua tenerezza, il suo abbraccio, le sue carezze», ha aggiunto.

Anche la riforma della Chiesa sarebbe inutile. «Anche la necessaria opera di rinnovamento delle istituzioni e delle strutture della Chiesa è un mezzo che deve condurci a fare l’esperienza viva e vivificante della misericordia di Dio che, sola, può garantire alla Chiesa di essere quella città posta sopra un monte che non può rimanere nascosta, soltanto risplende una Chiesa misericordiosa». Il Papa ha spiegato il senso spirituale più profondo dell’anno giubilare che è cominciato ufficialmente ieri con l’apertura della Porta Santa in questa stessa piazza. «Se dovessimo, anche solo per un momento, dimenticare che la misericordia è quello che a Dio piace di più – ha ammonito Francesco – ogni nostro sforzo sarebbe vano, perché diventeremmo schiavi delle nostre istituzioni e delle nostre strutture, per quanto rinnovate possano essere».

«Sentire forte in noi la gioia di essere stati ritrovati da Gesù, che come Buon Pastore è venuto a cercarci perché ci eravamo smarriti». Così il Papa ha riassunto «l’obiettivo che la Chiesa si pone in questo Anno Santo». «Così rafforzeremo in noi la certezza che la misericordia può contribuire realmente all’edificazione di un mondo più umano», ha assicurato. «Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è un ospite raro negli ambiti della vita umana – la tesi di fondo di Papa Francesco – il richiamo alla misericordia si fa più urgente, e questo in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nella famiglia».

«Ma, Padre, la Chiesa, in questo Anno, non dovrebbe fare qualcosa di più? È giusto contemplare la misericordia di Dio, ma ci sono molti bisogni urgenti!». È l’obiezione citata dal Papa durante l’udienza di oggi. «È vero, c’è molto da fare, e io per primo non mi stanco di ricordarlo», la sua risposta: «Però bisogna tenere conto che, alla radice dell’oblio della misericordia, c’è sempre l’amor proprio». «Nel mondo, questo prende la forma della ricerca esclusiva dei propri interessi, di piaceri e onori uniti al voler accumulare ricchezze, mentre nella vita dei cristiani si traveste spesso di ipocrisia e di mondanità», ha spiegato Francesco: «Tutte queste cose sono contrarie alla misericordia», ha aggiunto a braccio.

«I moti dell’amor proprio, che rendono straniera la misericordia nel mondo, sono talmente tanti e numerosi che spesso non siamo più neppure in grado di riconoscerli come limiti e come peccato». È l’analisi del Papa, che ha poi spiegato: «Ecco perché è necessario riconoscere di essere peccatori, per rafforzare in noi la certezza della misericordia divina». Poi Francesco ha suggerito ai circa 9mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro una preghiera semplice: «Signore, io sono un peccatore, io sono una peccatrice, vieni con la tua misericordia». «È una preghiera facile da dire tutti i giorni», ha ripetuto il Papa consegnandola come viatico per questo anno giubilare: «Io sono un peccatore, io sono una peccatrice, vieni con la tua misericordia».

L’augurio per questo anno straordinario. «Cari fratelli e sorelle, mi auguro che, in questo Anno Santo, ognuno di noi faccia esperienza della misericordia di Dio, per essere testimoni di ciò che a Lui piace di più». Questo l’augurio del Papa. «È da ingenui credere che questo possa cambiare il mondo?», si è chiesto Francesco: «Sì, umanamente parlando è da folli – la risposta – ma ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini», ha concluso citando la Lettera ai Corinzi.

Nel saluto ai fedeli in lingua italiana, che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli in piazza San Pietro, il Papa ha detto: «Ieri, nella solennità dell’Immacolata Concezione, abbiamo iniziato il Giubileo della Misericordia. La Vergine Maria interceda per noi, perché quest’Anno Santo sia ricco di copiosi frutti e, facendo tutti esperienza della cura di Dio per noi, guidi il nostro agire secondo le opere di misericordia corporali e spirituali, che tutti siamo chiamati a vivere». Nel triplice saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, Francesco ha detto: «La madre di Gesù vi insegni, cari giovani, ad accogliere nel vostro cuore la nascita del Salvatore; aiuti voi, cari ammalati, ad affidarvi sempre alle braccia della Divina Provvidenza; e conceda a voi, cari sposi novelli, di fare della misericordia il criterio della vostra vita sponsale». Salutando i pellegrini di lingua inglese, il Papa ha rivolto un saluto particolare al programma spaziale Galileo. Salutando i pellegrini di lingua araba, Francesco ha ricordato che «il Giubileo è tempo favorevole per tutti noi per vivere la misericordia, per sperimentare nella nostra vita il perdono di Dio e perdonare a nostra volta i fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo».