Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «il Vangelo è il Vangelo della misericordia»

«Gesù è la misericordia di Dio fatta carne», ha ricordato: «Una misericordia che Egli ha espresso, realizzato e comunicato sempre, in ogni momento della sua vita terrena». «Incontrando le folle, annunciando il Vangelo, guarendo gli ammalati, avvicinandosi agli ultimi, perdonando i peccatori – ha proseguito Francesco – Gesù rende visibile un amore aperto a tutti, nessuno escluso, senza confini. Un amore puro, gratuito, assoluto. Un amore che raggiunge il suo culmine nel sacrificio della croce». «Sì, il Vangelo è davvero il Vangelo della Misericordia, perché Gesù è la Misericordia!», ha esclamato il Papa.

Gesù «non ha avuto vergogna» di farsi battezzare con i peccatori. «Tutti e quattro i Vangeli attestano che Gesù, prima di intraprendere il suo ministero, volle ricevere il battesimo da Giovanni Battista», ha poi ricordato il Papa, spiegando che «questo avvenimento imprime un orientamento decisivo a tutta la missione di Cristo», il quale «non si è presentato al mondo nello splendore del tempio, non si è fatto annunciare da squilli di trombe, e neppure è venuto nelle vesti di un giudice», ma «dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù si è recato al fiume Giordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con i peccatori, per farsi battezzare». «Non ha avuto vergogna», ha aggiunto Francesco a braccio, commentando che «fin dall’inizio del suo ministero» Gesù «si è manifestato come Messia che si fa carico della condizione umana, mosso dalla solidarietà e dalla compassione». «Tutto quanto Gesù ha compiuto dopo il battesimo – l’analisi del Papa – è stato la realizzazione del programma iniziale: portare a tutti l’amore di Dio che salva; farsi prossimo agli ultimi, comunicando loro la misericordia di Dio che è perdono, gioia e vita nuova». «Il Figlio inviato dal Padre è realmente l’inizio del tempo della misericordia per tutta l’umanità!», ha esclamato Francesco: «Quanti erano presenti sulla riva del Giordano non capirono subito la portata del gesto di Gesù. Lo stesso Giovanni Battista si stupì della sua decisione, ma il Padre celeste no! Egli fece udire la sua voce dall’alto: Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto». In questo modo, «il Padre conferma la via che il Figlio ha intrapreso come Messia, mentre scende su di Lui come una colomba lo Spirito Santo. Così il cuore di Gesù batte, per così dire, all’unisono con il cuore del Padre e dello Spirito, mostrando a tutti gli uomini che la salvezza è frutto della misericordia di Dio», ha spiegato Francesco.

«Gesù non ha portato l’odio, non ha portato l’inimicizia. Ci ha portato l’amore, l’amore grande, un amore aperto per tutti noi, un amore che salva», ha detto, a braccio, il Papa.

Tutti peccatori, ma tutti perdonati. «È sulla croce che Gesù presenta alla misericordia del Padre il peccato del mondo – il peccato di tutti, i miei peccati, i tuoi peccati, i nostri peccati – e con esso tutti i nostri peccati vengono cancellati», ha proseguito, ancora a braccio, il Papa, per spiegare che «nulla e nessuno rimane escluso da questa preghiera sacrificale di Gesù». «Ciò significa che non dobbiamo temere di riconoscerci e confessarci peccatori», ha ammonito Francesco. «Ma quante volte – si è chiesto ancora fuori testo – noi diciamo: ‘Questo è un peccatore, ha fatto questo, quello’, e giudichiamo gli altri. E tu?». «Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: sì, quello è un peccatore, e io?», l’invito del Papa: «Tutti siamo peccatori, ma tutti siamo perdonati. Tutti abbiamo la possibilità di ricevere questo perdono che è la misericordia di Dio». «Non dobbiamo temere di riconoscerci peccatori, confessarci peccatori, perché ogni peccato è stato portato dal Figlio sulla Croce, e quando noi lo confessiamo pentiti affidandoci a lui, siamo certi di essere perdonati».

Ognuno di noi ha le proprie miserie. «Il sacramento della Riconciliazione rende attuale per ognuno la forza del perdono che scaturisce dalla Croce e rinnova nella nostra vita la grazia della misericordia che Gesù ci ha acquistato!». Ad assicurarlo è stato il Papa, che per due volte, durante la catechesi dell’udienza generale di oggi, ha ripetuto: «Non dobbiamo temere le nostre miserie». «Ognuno di noi ha le proprie», ha aggiunto a braccio, ma «la potenza d’amore del Crocifisso non conosce ostacoli e non si esaurisce mai. E questa misericordia cancella le nostre miserie». «In questo Anno Giubilare chiediamo a Dio la grazia di fare esperienza della potenza del Vangelo», l’augurio del Papa ai circa 25mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro: «Vangelo della misericordia che trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Se accogliamo il Vangelo del Crocifisso Risorto, tutta la nostra vita è plasmata dalla forza del suo amore che rinnova».

Salutando i pellegrini polacchi presenti oggi in piazza San Pietro, il Papa ha rivolto oggi un saluto particolare «alla redazione, ai lettori e agli amici» del settimanale cattolico «Niedzela», giunti a Roma in occasione del 90° anniversario di fondazione. «Anche oggi esso è un grande dono della Divina Provvidenza alla vostra nazione – il tributo di Francesco – che in questa rivista continua a trovare un’accurata trasmissione delle informazioni sulla Chiesa e un sostegno nei momenti difficili della vostra storia». «Auguro che il servizio di evangelizzazione svolto da questo settimanale continui a confermare nella fede i suoi lettori, portando abbondanti frutti nella vita e nel loro apostolato», l’auspicio del Papa.

Un appello per lo sport come «linguaggio universale, che avvicina i popoli e può contribuire a far incontrare le persone e superare i conflitti». A rivolgerlo, prima di salutare i fedeli di lingua italiana, è stato il Papa, in occasione della terza Giornata mondiale dello sport per la pace e lo sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite, che si celebra oggi. «Incoraggio a vivere la dimensione sportiva come palestra di virtù nella crescita integrale degli individui e delle comunità», l’invito di Francesco al termine dell’udienza generale di oggi.

Durante l’udienza, il Papa ha salutato anche Elizabeth (Lizzy) Myers, la bambina di sei anni dell’Ohio affetta da una malattia genetica rara (Sindrome di Usher – Tipo B) che presto la renderà cieca e sorda. La piccola Lizzy, mercoledì scorso, non era riuscita a incontrare il Papa durante l’udienza, a causa della perdita di una coincidenza aerea negli Stati Uniti. Così Francesco ha «rimediato» oggi, soffermandosi a parlare con la bambina e i suoi genitori e toccandole gli occhi e le orecchie, con un gesto risanatore. E Lizzy ha coronato il suo sogno di vedere il Papa.