Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, impariamo ad affidarci al padre nelle prove

«La gloria indica il rivelarsi di Dio, è il segno distintivo della sua presenza salvatrice fra gli uomini». Lo ha spiegato il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi si è soffermato sulla preghiera di Gesù al padre, nell’ora della prova. «Gesù è Colui che manifesta in modo definitivo la presenza e la salvezza di Dio», ha ricordato Francesco: «E lo fa nella Pasqua: innalzato sulla croce, è glorificato. Lì Dio finalmente rivela la sua gloria: toglie l’ultimo velo e ci stupisce come mai prima. Scopriamo infatti che la gloria di Dio è tutta amore: amore puro, folle e impensabile, al di là di ogni limite e misura». «Facciamo nostra la preghiera di Gesù», l’invito ai 12mila in piazza San Pietro: «Chiediamo al Padre di togliere i veli ai nostri occhi perché in questi giorni, guardando al Crocifisso, possiamo accogliere che Dio è amore». «Quante volte lo immaginiamo padrone e non Padre, quante volte lo pensiamo giudice severo piuttosto che Salvatore misericordioso!», ha esclamato Francesco: «Ma Dio a Pasqua azzera le distanze, mostrandosi nell’umiltà di un amore che domanda il nostro amore. Noi, dunque, gli diamo gloria quando viviamo tutto quel che facciamo con amore, quando facciamo ogni cosa di cuore, come per lui». «La vera gloria è la gloria dell’amore, perché è l’unica che dà la vita al mondo», ha affermato il Papa: «Certo, questa gloria è il contrario della gloria mondana, che arriva quando si è ammirati, lodati, acclamati: quando io sto al centro dell’attenzione. La gloria di Dio, invece, è paradossale: niente applausi, niente audience». «Al centro non c’è l’io, ma l’altro», ha sottolineato Francesco: «A Pasqua vediamo che il Padre glorifica il Figlio mentre il Figlio glorifica il Padre. Nessuno glorifica sé stesso. Possiamo chiederci: ‘Qual è la gloria per cui vivo? La mia o quella di Dio? Desidero solo ricevere dagli altri o anche donare agli altri?’».

«Quando entriamo nei nostri Getsemani – ognuno di noi ha, ha avuto o avrà i propri Getsemani – ricordiamoci di pregare così: ‘Padre’». È l’invito del Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi ha spiegato che «nella prova Gesù ci insegna ad abbracciare il Padre, perché nella preghiera a lui c’è la forza di andare avanti nel dolore». «Mentre i discepoli non riescono a stare svegli e Giuda sta arrivando coi soldati, Gesù comincia a sentire paura e angoscia», il racconto di Francesco della preghiera di Gesù nel giardino del Getsemani, dopo l’Ultima Cena: «Prova tutta l’angoscia per ciò che lo attende: tradimento, disprezzo, sofferenza, fallimento. È ‘triste’ e lì, nell’abisso della desolazione, rivolge al Padre la parola più tenera e dolce: ‘Abbà’, cioè papà». «Nella fatica la preghiera è sollievo, affidamento, conforto», ha osservato il Papa: «Nell’abbandono di tutti, nella desolazione interiore Gesù non è solo, sta col Padre». «Noi, invece, nei nostri Getsemani spesso scegliamo di rimanere soli anziché dire ‘Padre’ e affidarci a lui, come Gesù, affidarci alla sua volontà, che è il nostro vero bene», il monito: «Ma quando nella prova restiamo chiusi in noi stessi ci scaviamo un tunnel dentro, un doloroso percorso introverso che ha un’unica direzione: sempre più a fondo in noi stessi». «Il problema più grande non è il dolore, ma come lo si affronta», la tesi di Francesco: «La solitudine non offre vie di uscita; la preghiera sì, perché è relazione, affidamento. Gesù tutto affida e tutto si affida al Padre, portandogli quello che sente, appoggiandosi a lui nella lotta».

«Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno». È la preghiera di Gesù «per noi», nel giardino del Getsemani, citata dal Papa al termine della catechesi dell’udienza di oggi. «Gesù prega per chi è stato malvagio con lui, per i suoi uccisori», ha commentato Francesco: «Il Vangelo specifica che questa preghiera avviene nel momento della crocifissione. Era probabilmente il momento del dolore più acuto, quando a Gesù venivano conficcati i chiodi nei polsi e nei piedi. Qui, al vertice del dolore, giunge al culmine l’amore: arriva il perdono, cioè il dono all’ennesima potenza, che spezza il circolo del male». «Pregando in questi giorni il Padre nostro – la proposta del Papa in preparazione alla Pasqua – possiamo chiedere una di queste grazie: di vivere le nostre giornate per la gloria di Dio, cioè con amore; di saperci affidare al Padre nelle prove, e dire ‘papà’ al Padre; di trovare nell’incontro col Padre il perdono e il coraggio di perdonare». «Ambedue vanno insieme: il Padre ci perdona, ma ci dà il coraggio di poter perdonare», ha concluso Francesco a braccio.

«Colgo questa occasione per esprimere alla comunità diocesana di Parigi, a tutti i parigini e all’intero popolo francese il mio grande affetto e la mia vicinanza dopo l’incendio nella Cattedrale di Notre-Dame», ha detto il Papa, salutando i fedeli di lingua francese presenti oggi tra i 12mila in piazza San Pietro. «Cari fratelli e sorelle, sono rimasto molto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi», ha proseguito Francesco, facendo eco al messaggio inviato ieri: «A quanti si sono prodigati, anche rischiando di persona, per salvare la Basilica va la gratitudine di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione: possa essere un’opera corale, a lode e gloria di Dio».

«Domani inizia il Triduo Pasquale, fulcro di tutto l’anno liturgico», ha ricordato il Papa, salutando come di consueto i fedeli di lingua italiana, al termine dell’udienza di oggi in piazza San Pietro, a cui hanno partecipato 12mila persone. «La Pasqua di Cristo Gesù – l’augurio di Francesco – vi faccia riflettere sull’amore che Dio ha mostrato di avere per tutti voi. Il signore vi conceda di partecipare pienamente al mistero della sua morte e risurrezione, e vi aiuti a far vostri i suoi sentimenti e a condividerli con il vostro prossimo». Poco prima, il Papa ha salutato, tra gli altri, i circa 3mila partecipanti all’incontro Univ 2019: «Cari giovani che vivete questi giorni di formazione – l’invito – sull’esempio di San Josemaria, fondate sempre di più la vostra vita sui valori della fede, affinché, cambiando voi stessi sul modello di Cristo, possiate trasformare il mondo che vi circonda».