Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: in Thailandia e Giappone per far crescere nel mondo la fraternità

«La Thailandia è un antico Regno che si è fortemente modernizzato. Incontrando il re, il primo ministro e le altre autorità, ho reso omaggio alla ricca tradizione spirituale e culturale del popolo Thai, il popolo del bel sorriso. Ho incoraggiato l’impegno per l’armonia tra le diverse componenti della nazione, come pure perché lo sviluppo economico possa andare a beneficio di tutti e siano sanate le piaghe dello sfruttamento, specialmente delle donne e dei minori». Lo ha detto Papa Francesco durante la catechesi dell’udienza generale di questa mattina, in piazza San Pietro.

Nel discorso in lingua italiana il Pontefice ha incentrato la sua meditazione sul suo viaggio apostolico in Thailandia e Giappone, conclusosi ieri sera. Il brano biblico è tratto dal Vangelo secondo Matteo (capitolo 28, versetti 16-20). «La religione buddista è parte integrante della storia e della vita di questo popolo – ha aggiunto -, perciò mi sono recato in visita al patriarca supremo dei buddisti, proseguendo sulla strada della reciproca stima iniziata dai miei predecessori, perché crescano nel mondo la compassione e la fraternità». Papa Francesco ha considerato «molto significativo» l’incontro ecumenico e interreligioso, avvenuto nella maggiore Università del Paese. «La testimonianza della Chiesa in Thailandia passa anche attraverso opere di servizio ai malati e agli ultimi», ha ricordato il Pontefice, che ha citato l’Ospedale Saint Louis, che «ho visitato incoraggiando il personale sanitario e incontrando alcuni pazienti». «Ho poi dedicato momenti specifici ai sacerdoti e alle persone consacrate, ai vescovi, e anche ai confratelli gesuiti. A Bangkok ho celebrato la Messa con tutto il popolo di Dio nello stadio nazionale e poi con i giovani nella cattedrale. Lì abbiamo sperimentato che nella nuova famiglia formata da Gesù Cristo ci sono anche i volti e le voci del popolo Thai».

«Rimanendo fedele ai suoi valori religiosi e morali, e aperto al messaggio evangelico, il Giappone potrà essere un Paese trainante per un mondo più giusto e pacifico e per l’armonia tra uomo e ambiente», ha detto Francesco riferendosi alla seconda tappa del suo viaggio. Il Papa ha ricordato che, dopo il suo arrivo nel Paese nipponico, «con i vescovi del Paese abbiamo subito condiviso la sfida di essere pastori di una Chiesa molto piccola, ma portatrice dell’acqua viva, il Vangelo di Gesù». Poi, un riferimento al motto della visita nel Paese «Proteggere ogni vita»: il Paese «porta impresse le piaghe del bombardamento atomico ed è per tutto il mondo portavoce del diritto fondamentale alla vita e alla pace». Nelle parole di Francesco il ricordo della sosta in preghiera a Nagasaki e Hiroshima, dove Francesco ha incontrato alcuni sopravvissuti e familiari delle vittime. «Ho ribadito la ferma condanna delle armi nucleari e dell’ipocrisia di parlare di pace costruendo e vendendo ordigni bellici. Dopo quella tragedia, il Giappone ha dimostrato una straordinaria capacità di lottare per la vita; e lo ha fatto anche recentemente, dopo il triplice disastro del 2011: terremoto, tsunami e incidente alla centrale nucleare». «Per proteggere la vita bisogna amarla – ha evidenziato il Pontefice -, e oggi la grave minaccia, nei Paesi più sviluppati, è la perdita del senso del vivere». La preoccupazione del Papa è stata rivolta ai giovani, «prime vittime del vuoto di senso», che ha incontrato a Tokyo. «Ho ascoltato le loro domande e i loro sogni; li ho incoraggiati a opporsi insieme a ogni forma di bullismo, e a vincere la paura e la chiusura aprendosi all’amore di Dio, nella preghiera e nel servizio al prossimo». Infine, il ricordo dell’incontro con le autorità del Paese e con il corpo diplomatico. «Ho auspicato una cultura di incontro e dialogo, caratterizzata da saggezza e ampiezza di orizzonte».

«Vorrei inviare un saluto e la mia vicinanza al caro popolo albanese che ha sofferto tanto in questi giorni. L’Albania è stato il primo Paese d’Europa che ho voluto visitare. Sono vicino alle vittime, prego per i morti per i feriti, per le famiglie. Che il Signore benedica questo poco che io voglio tanto bene». Lo ha detto Papa Francesco durante i saluti in lingua italiana, al termine dell’udienza generale di questa mattina, in piazza San Pietro, ricordando le conseguenze del sisma che ha colpito nella notte tra lunedì e martedì il Paese balcanico. Il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, ha inviato a nome del Papa un telegramma di cordoglio per le vittime del terremoto al presidente dell’Albania, Ilir Meta: «Papa Francesco invia le più sentite condoglianze a vostra eccellenza e alle famiglie di coloro che sono morti a seguito del terremoto che ha colpito il vostro Paese. Assicura ai feriti e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo disastro la vicinanza nella preghiera». Sul personale impegnato nei soccorsi Francesco invoca «benedizioni di forza» e «affida il popolo albanese all’amorevole provvidenza dell’Onnipotente».