Vita Chiesa

Papa Francesco: veglia di Pentecoste, «Chiesa sia madre dal cuore aperto per tutti»

L’auspicio pronunciato dal pontefice è che «la gente che abita a Roma riconoscesse la Chiesa, ci riconoscesse per questo di più di misericordia, per questo di più di umanità e di tenerezza, di cui c’è tanto bisogno». La conseguenza indicata è che «si sentirebbe come a casa, la ‘casa materna’ dove si è sempre benvenuti e dove si può sempre ritornare». «Si sentirebbe sempre accolta, ascoltata, ben interpretata, aiutata a fare un passo avanti nella direzione del regno di Dio… Come sa fare una madre, anche con i figli diventati ormai grandi». Il Papa ha messo in guardia dai «progetti umani fatti al servizio di un ‘io’ sempre più grande, verso un cielo dove non c’è più spazio per Dio». «Dio ci lascia fare per un po’, in modo da farci sperimentare fino a che punto di male e di tristezza siamo capaci di arrivare senza di Lui – ha osservato -. Ma lo Spirito del Cristo, Signore della storia, non vede l’ora di buttare all’aria tutto, per farci ricominciare!». Segnalando che «siamo sempre un po’ ‘stretti’ di sguardo e di cuore» e che «lasciati a noi stessi finiamo per perdere l’orizzonte», Francesco ha evidenziato che «arriviamo a convincerci di aver compreso tutto, di aver preso in considerazione tutte le variabili, di aver previsto cosa accadrà e come accadrà». Ma «sono tutte costruzioni nostre che si illudono di toccare il cielo. Invece lo Spirito irrompe nel mondo dall’alto, dal grembo di Dio, lì dove il Figlio è stato generato, e fa nuove tutte le cose».

«Lasciamoci prendere per mano dallo Spirito e portare in mezzo al cuore della città per ascoltarne il grido, il gemito». Questo l’invito di Papa Francesco riferendosi al cammino della diocesi di Roma. Con il Santo Padre i fedeli romani celebrano la veglia della Pentecoste. Quello auspicato dal pontefice è un cuore «attento e sensibile alle sofferenze e ai sogni degli uomini, a quello che gridano di nascosto quando alzano le mani verso il Cielo, perché non hanno più appigli sulla terra». Quindi, un monito: «Noi Chiesa non siamo a servizio di noi stessi, delle nostre ambizioni, di tanti sogni di potere, ma delle meraviglie che Dio fa». Francesco ha poi indicato la condizione «per metterci in ascolto del grido della città di Roma»: «Anche noi abbiamo bisogno che il Signore ci prenda per mano e ci faccia ‘scendere’ nelle nostre posizioni, in mezzo ai fratelli che abitano nella nostra città, per ascoltare il loro bisogno di salvezza, il grido che arriva fino a Lui e che noi abitualmente non udiamo». Si tratta di «aprire occhi e orecchie», ma «soprattutto il cuore, ascoltare con il cuore». «Allora ci metteremo in cammino davvero – ha osservato il Papa -. Allora sentiremo dentro di noi il fuoco della Pentecoste, che ci spinge a gridare agli uomini e alle donne di questa città che è finita la loro schiavitù e che è Cristo la via che porta alla città del Cielo».