Vita Chiesa

Papa Francesco, videomessaggio su viaggio Usa: vengo per stare «vicino alla gente»

A dialogare a distanza con il Papa sono stati immigrati e persone vittime di varie forme di disagio sociale. «Io sono al servizio di tutte le Chiese e di tutti gli uomini e donne di buona volontà. Per me c’è una cosa molto importante, che è la vicinanza», ha esordito il Papa: «Per me è difficile non stare vicino alla gente. Invece, quando mi avvicino alla gente, come farò con voi, mi è più facile comprendervi e aiutarvi nel cammino della vita. Perciò è così importante questo viaggio, per avvicinarmi al vostro cammino e alla vostra storia». Da una scuola per emarginati di Chicago gestita da Gesuiti, una giovane, Valery Herrera, gli chiede: «Cosa si aspetta lei da noi giovani?». Due cose, le risponde Francesco. Primo, che i giovani «non camminino mai soli nella vita», ma che lo facciano «bene accompagnati», e secondo, che camminino con coraggio, perché «un giovane che non è coraggioso è un giovane triste».

Rivolgendosi ad una ragazza madre e ad una delle sue figlie, Alisa, di 11 anni, il Papa ha usato parole di ammirazione: «Sei una donna coraggiosa perché sei stata capace di portare queste due figlie al mondo. Avresti potuto ucciderle nel tuo grembo, ma hai rispettato la vita, hai rispettato la vita che cresceva dentro di te e questo Dio te lo premierà, e te lo premia. Non ti devi vergognare, cammina con la fronte alta: ‘Io non ho ucciso le mie figlie, le ho portate al mondo’».

«Con tutti i problemi che ci sono nel mondo, come la povertà, il nostro sistema educativo, l’immigrazione – chiede dal Texas Ricardo, immigrato a 4 anni, al Papa – qual è la soluzione a questi problemi?». Quando guardo alle «molte ingiustizie della vita», risponde Francesco, penso all’«ingiustizia più grande della storia», la Croce di Gesù – «nato in mezzo alla strada», «nato come un senzatetto» – e penso al suo ‘silenzio’ sulla Croce. In quel silenzio il Papa dice di comprendere ogni dramma del mondo, al quale ripete che «lo sfruttamento dell’uno sull’altro non è un cammino». Per il Papa, «la partita si gioca tra ‘amicizia sociale’ e ‘inimicizia sociale’. E la scelta la deve fare ciascuno di noi nel suo cuore e noi dobbiamo aiutare a fare questa scelta con il cuore».