Vita Chiesa

Papa a Cassano, Messa a Sibari: La ‘ndrangheta è adorazione del male. Mafiosi scomunicati

“La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato”, ha proseguito. “La ‘ndrangheta – la denuncia del Santo Padre – è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no”. “La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere”, la consegna del Papa alla diocesi di Cassano e a tutta la Calabria: “Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”. “Questi uomini, i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”, ha aggiunto il Papa.

“Noi non abbiamo altro Dio all’infuori di questo! Oggi lo confessiamo con lo sguardo rivolto al Corpus Domini, al Sacramento dell’altare. E per questa fede, noi rinunciamo a Satana e a tutte le sue seduzioni; rinunciamo agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere”. È cominciata con il riferimento alla festa del Corpus Domini, l’omelia del Papa nella Messa a Marina di Sibari, di fronte ad una distesa sterminata di almeno 100mila persone. “Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella Santa Eucaristia”, ha detto il Papa: “Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere questa nostra professione di fede. Oggi chiediamo al Signore che ci illumini e ci converta, perché veramente adoriamo solo Lui, e rinunciamo al male in tutte le sue forme”. “Ma questa nostra fede nella presenza reale di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nel pane e nel vino consacrati, è autentica se noi ci impegniamo a camminare dietro a Lui e con Lui”, ha ammonito il Papa, secondo il quale “il popolo che adora Dio nell’Eucaristia è il popolo che cammina nella carità”.

“Ringrazio il Signore che oggi mi dona di celebrare il Corpus Domini con voi, fratelli e sorelle di questa Chiesa che è in Cassano allo Jonio”, ha esordito il Papa, ricordando che “adorare Gesù Eucaristia è camminare con Lui”. “Questi sono i due aspetti inseparabili della festa odierna, due aspetti che danno l’impronta a tutta la vita del popolo cristiano: un popolo che adora Dio e cammina con Lui”, le parole del Papa. “Prima di tutto noi siamo un popolo che adora Dio”, ha spiegato: “Noi adoriamo Dio che è amore, che in Gesù Cristo ha dato se stesso per noi, si è offerto sulla croce per espiare i nostri peccati e per la potenza di questo amore è risorto dalla morte e vive nella sua Chiesa. Noi non abbiamo altro Dio all’infuori di questo! Oggi lo confessiamo con lo sguardo rivolto al Corpus Domini, al Sacramento dell’altare”.

“Favorire stili di vita e iniziative che pongano al centro le necessità dei poveri e degli ultimi”. È l’invito rivolto dal Papa ai pastori e ai fedeli della Chiesa di Calabria, ma anche “alle autorità civili che cercano di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune”. “Oggi, come vescovo di Roma, sono qui per confermarvi non solo nella fede ma anche nella carità, per accompagnarvi e incoraggiarvi nel vostro cammino con Gesù Carità”, ha assicurato il Papa. “Voglio esprimere il mio sostegno al vescovo, ai presbiteri e ai diaconi di questa Chiesa – ha proseguito – e anche dell’Eparchia di Lungro, ricca della sua tradizione greco-bizantina. Ma lo estendo a tutti i Pastori e fedeli della Chiesa in Calabria, impegnata coraggiosamente nell’evangelizzazione e nel favorire stili di vita e iniziative che pongano al centro le necessità dei poveri e degli ultimi”. “E lo estendo anche alle Autorità civili che cercano di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune”, ha concluso.

Non lasciatevi rubare la speranza!”. Con questo invito, rivolto prima ai giovani e poi esteso a “tutti”, il Papa ha concluso l’omelia della Messa a Marina di Sibari, nella quale ha incoraggiato “tutti a testimoniare la solidarietà concreta con i fratelli, specialmente quelli che hanno più bisogno di giustizia, di speranza, di tenerezza”. “Grazie a Dio – ha detto il Papa – ci sono tanti segni di speranza nelle vostre famiglie, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti ecclesiali”. Un “segno concreto di speranza”, per il Santo Padre, è il Progetto Policoro, “per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri”. “Voi, cari giovani, non lasciatevi rubare la speranza!”, ha esclamato il Papa: “Adorando Gesù nei vostri cuori e rimanendo uniti a Lui saprete opporvi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello”. “Quello che ho detto ai giovani – ha proseguito il Papa – lo dico a tutti: se adorerete Cristo e camminerete dietro a Lui e con Lui, la vostra Chiesa diocesana e le vostre parrocchie cresceranno nella fede e nella carità, nella gioia di evangelizzare. Sarete una Chiesa nella quale padri, madri, sacerdoti, religiosi, catechisti, bambini, anziani, giovani camminano l’uno accanto all’altro, si sostengono, si aiutano, si amano come fratelli, specialmente nei momenti di difficoltà”.

Anche mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio e segretario generale della Cei, salutando il Papa all’inizio della Messa nella Piana di Sibari, aveva usato parole molto chiare contro la malavita organizzata: “La ‘ndrangheta non si nutre solo di soldi e di malaffare, ma anche di coscienze addormentate e perciò conniventi”.  Il presule ha tracciato un ritratto di una Chiesa “fortemente incarnata nel suo territorio, e che in questo territorio vive con le sue luci e anche le sue ombre”. Mons. Galantino ha parlato poi della “fatica che gli uomini e le donne fanno in questa parte d’Italia”, e che è acuita anche dalla “malavita organizzata”, che “rallenta il processo di crescita, non solo economica”. “Qui trova la Chiesa calabrese – ha assicurato il vescovo al Papa – disposta a impegnarsi a risvegliare le coscienze, a educare alla vita buona del Vangelo”, ma anche “una Chiesa che per stanchezza rallenta il suo passo, e rischia di perdere la gioia evangelica”.