Vita Chiesa

Papa: a Corpo diplomatico, “garantire accesso equo ai vaccini”, ma vaccino “non è la panacea”

Proprio per questo richiama il valore della vita, di ogni singola vita umana e della sua dignità, in ogni istante del suo itinerario terreno, dal concepimento nel grembo materno fino alla sua fine naturale”. “Duole constatare che, con il pretesto di garantire presunti diritti soggettivi, un numero crescente di legislazioni nel mondo appare allontanarsi dal dovere imprescindibile di tutelare la vita umana in ogni sua fase”, la denuncia di Francesco, secondo il quale “la pandemia ci ricorda pure il diritto alla cura, di cui ogni essere umano è destinatario, come ho evidenziato anche nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, celebrata il 1° gennaio scorso”. “Se si sopprime il diritto alla vita dei più deboli, come si potranno garantire con efficacia tutti gli altri diritti?”, sui è chiesto il Papa rinnovando il suo appello a “quanti hanno responsabilità politiche e di governo si adoperino per favorire innanzitutto l’accesso universale all’assistenza sanitaria di base, incentivando pure la creazione di presidi medici locali e di strutture sanitarie confacenti alle reali esigenze della popolazione, nonché la disponibilità di terapie e farmaci”. “Non può essere la logica del profitto a guidare un campo così delicato quale quello dell’assistenza sanitaria e della cura”, il monito di Francesco, che ha definito “indispensabile che i notevoli progressi medici e scientifici compiuti nel corso degli anni, i quali hanno permesso di sintetizzare in tempi assai brevi vaccini che si prospettano efficaci contro il coronavirus, vadano a beneficio di tutta quanta l’umanità”. “Esorto pertanto tutti gli Stati – ha ripetuto ancora una volta il Papa – a contribuire attivamente alle iniziative internazionali volte ad assicurare una distribuzione equa dei vaccini, non secondo criteri puramente economici, ma tenendo conto delle necessità di tutti, specialmente di quelle delle popolazioni più bisognose”. “Davanti a un nemico subdolo e imprevedibile qual è il Covid-19, l’accessibilità dei vaccini deve essere sempre accompagnata da comportamenti personali responsabili tesi a impedire il diffondersi della malattia, attraverso le necessarie misure di prevenzione a cui ci siamo ormai abituati in questi mesi”, l’indicazione di rotta: “Sarebbe fatale riporre la fiducia solo nel vaccino, quasi fosse una panacea che esime dal costante impegno del singolo per la salute propria e altrui. La pandemia ci ha mostrato che nessuno è un’isola, evocando la celebre espressione del poeta inglese John Donne, e che ‘la morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità’”.

“La pandemia, che ci ha costretto a lunghi mesi di isolamento e spesso di solitudine, ha fatto emergere la necessità che ogni persona ha di avere rapporti umani”. È l’analisi del Papa, che ha concluso il suo discorso al Corpo diplomatico soffermandosi si una crisi “che, fra tutte, è forse la più grave: la crisi dei rapporti umani, espressione di una generale crisi antropologica, che riguarda la concezione stessa della persona umana e la sua dignità trascendente”. “Penso anzitutto agli studenti, che non sono potuti andare regolarmente a scuola o all’università”, ha proseguito Francesco, secondo il quale, oltre ad accentuare la “disparità delle opportunità educative e tecnologiche”, l’aumento della didattica a distanza ha comportato “una maggiore dipendenza dei bambini e degli adolescenti da internet e in genere da forme di comunicazione virtuali, rendendoli peraltro più vulnerabili e sovraesposti alle attività criminali online”. “Assistiamo a una sorta di ‘catastrofe educativa’, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società”, il grido d’allarme del Papa: “Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società, poiché l’educazione è il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell’indifferenza. Il nostro futuro non può essere la divisione, l’impoverimento delle facoltà di pensiero e d’immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione”.