Vita Chiesa

Papa a Loppiano: «Portate la spiritualità del noi a livello sociale, culturale, politico, economico»

«Grazie per la vostra accoglienza!», ha esordito Francesco: «Sono molto contento di trovarmi oggi in mezzo a voi qui a Loppiano, questa piccola ‘città’, nota nel mondo perché è nata dal Vangelo e del Vangelo vuole nutrirsi. E per questo è riconosciuta come propria città di elezione e di ispirazione da tanti che sono discepoli di Gesù, anche da fratelli e sorelle di altre religioni e convinzioni». «Ho voluto venire a visitarla – ha rivelato il Papa – anche perché, come sottolineava colei che ne è stata l’ispiratrice, la serva di Dio Chiara Lubich, vuole essere un’illustrazione della missione della Chiesa oggi, così come l’ha tracciata il Concilio Ecumenico Vaticano II. E mi rallegro di dialogare con voi per mettere sempre più a fuoco, in ascolto del disegno di Dio, il progetto di Loppiano a servizio della nuova tappa di testimonianza e annuncio del Vangelo di Gesù a cui lo Spirito Santo oggi ci chiama». Poi il dialogo «botta e risposta» tra tre rappresentanti del Movimento dei Focolari e il Papa.

No a «quieto vivere, perbenismo o ipocrisia». «Parresia e hypomoné»: due «parole-chiave del cammino della comunità cristiana» che il Papa ha affidato al Movimento dei Focolari – ringraziando subito i presenti. Parresia, ha ricordato Francesco a proposito di una parola che gli è cara, «dice lo stile di vita dei discepoli di Gesù: il coraggio e la sincerità nel dare testimonianza della verità e insieme la fiducia in Dio e nella sua misericordia». «Ci vuole parresia nella fede, nella vita e anche nella preghiera», ha aggiunto a braccio. «La parresia esprime la qualità fondamentale nella vita cristiana: avere il cuore rivolto a Dio, credere nel suo amore, perché il suo amore scaccia ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo o addirittura in una sottile ipocrisia». «Tutti tarli che rovinano l’anima», il commento a braccio: «No», ha detto Francesco: «Occorre chiedere allo Spirito Santo la franchezza – sempre unita al rispetto e alla tenerezza – nel testimoniare le opere grandi e belle che Dio compie in noi e in mezzo a noi. E anche nelle relazioni dentro la comunità occorre essere sempre sinceri, franchi, non paurosi né pigri, né ipocriti. Aperti. Non stare in disparte per seminare zizzania e mormorare, ma sforzarsi di vivere da discepoli sinceri e coraggiosi in carità e verità». «Seminare zizzania distrugge la Chiesa, distrugge la comunità, distrugge anche la propria vita», ha ricordato a braccio il Papa ritornando sul tema dei «terroristi» delle chiacchiere. E poi «hypomoné», che «possiamo tradurre come il sotto-stare, il rimanere e imparare ad abitare le situazioni impegnative che la vita ci presenta», ha spiegato il Papa, esortando a «tenere ferma questa scelta anche a costo di difficoltà e contrarietà, sapendo che questa costanza, questa fermezza e questa pazienza producono la speranza. E la speranza non delude mai».

«Chiedere la grazia dell’umorismo». «Vivere con tenacia, serenità, positività, fantasia… e anche con un po’ di umorismo, persino nei momenti più difficili», la consegna di Francesco: «Chiedete la grazia dell’umorismo, è l’atteggiamento umano che più si avvicina alla grazia di Dio!», ha aggiunto a braccio. «Quando un uomo e una donna chiude la chiave della memoria, incomincia a morire», il monito ancora fuori testo a proposito degli oltre 50 anni del Movimento dei Focolari: «I frutti dell’albero sono possibili perché l’albero ha le radici. Se tu non hai memoria sei uno sradicato: Memoria, questa è la cornice della vita».

«Portare la spiritualità del noi» a livello «sociale, culturale, politico, economico». «Portare la spiritualità del noi». È l’invito del Papa al Movimento dei Focolari. Per spiegare in cosa consiste, Francesco ha raccontato un aneddoto a braccio: «Un prete ha fatto a me questo test: ‘Mi dica, padre, qual è il contrario dell’io? E io sono caduto nel tranello: ‘tu’. No, il contrario di ogni individualismo è il ‘noi’. È questa spiritualità del noi quella che voi dovete portare avanti, che ci salva dall’interesse egoistico». «Non è un fatto solo spirituale, ma una realtà concreta con formidabili conseguenze – se la viviamo e ne decliniamo con autenticità e coraggio le diverse dimensioni – a livello sociale, culturale, politico, economico», ha assicurato il Papa, ricordando che «Gesù ha redento non solo il singolo individuo, ma anche la relazione sociale. Prendere sul serio questo fatto significa plasmare un volto nuovo della città degli uomini secondo il disegno d’amore di Dio. Loppiano è chiamata a essere questo. E può cercare, con fiducia e realismo, di diventarlo sempre meglio. Questo è l’essenziale. E da qui bisogna sempre di nuovo ripartire».

Loppiano, ha detto Francesco, è «una città in cui risalta innanzitutto la bellezza del Popolo di Dio, nella ricchezza e varietà dei suoi membri, delle diverse vocazioni, delle espressioni sociali e culturali, ciascuno in dialogo e a servizio di tutti. Una città che ha il suo cuore nell’Eucaristia, sorgente di unità e di vita sempre nuova, e che si presenta agli occhi di chi la visita anche nella sua veste laica e feriale, inclusiva e aperta: con il lavoro della terra, le attività dell’impresa e dell’industria, le scuole di formazione, le case per l’ospitalità e gli anziani, gli ateliers artistici, i complessi musicali, i moderni mezzi di comunicazione… Una famiglia in cui tutti si riconoscono figli e figlie dell’unico Padre, impegnati a vivere tra loro e verso tutti il comandamento dell’amore reciproco. Non per starsene tranquilli fuori dal mondo, ma per uscire, per incontrare, per prendersi cura, per gettare a piene mani il lievito del Vangelo nella pasta della società, soprattutto là dove ce n’è più bisogno, dove la gioia del Vangelo è attesa e invocata: nella povertà, nella sofferenza, nella prova, nella ricerca, nel dubbio».

«Qui non ci sono delle periferie». «Loppiano città aperta, Loppiano città in uscita. A Loppiano non ci sono delle periferie». È il ritratto dei questa realtà del Movimento dei Focolari fatto dal Papa, ricordando le iniziative di formazione della comunità che sono «a servizio di tutti, con lo sguardo che abbraccia tutta l’umanità, cominciando da chi in qualunque modo è relegato nelle periferie dell’esistenza». «È una grande ricchezza poter disporre a Loppiano di tutti questi centri di formazione», l’omaggio di Francesco, che ha esortato a dare ad essi «nuovo slancio, aprendoli su più vasti orizzonti e proiettandoli sulle frontiere». Per Francesco è «essenziale, in particolare, mettere a punto il progetto formativo che connetta i singoli percorsi che toccano più in concreto i bambini, i giovani, le famiglie, le persone delle varie vocazioni. La base e la chiave di tutto sia il ‘patto formativo’, che è alla base di ognuno di questi percorsi e che ha nella prossimità e nel dialogo il suo metodo privilegiato». «Non si può essere cristiani senza essere prossimi – ha aggiunto il Papa a braccio – perché la prossimità è quello che ha fatto Dio quando ha mandato suo figlio. La vicinanza, la prossimità: questa è una parola-chiave nel cristianesimo e nel vostro carisma».

Una sede di Sophia in Sud America. Per educare, ha ribadito, «bisogna poi educarsi a esercitare insieme i tre linguaggi: della testa, del cuore e delle mani. Bisogna cioè imparare a pensare bene, a sentire bene e a lavorare bene. Sì, anche il lavoro, perché esso – come scriveva don Pasquale Foresi, che ha svolto un ruolo centrale nella realizzazione del disegno di Loppiano – non è soltanto un mezzo per vivere, ma è qualcosa d’inerente al nostro essere persona umana, e quindi anche un mezzo per conoscere la realtà, per capire la vita: è strumento di formazione umana reale ed effettiva». In questo ambito, Francesco ha definito «promettente» l’impego di due delle realtà sorte a Loppiano negli ultimi anni: il Polo imprenditoriale «Lionello Bonfanti», centro di formazione e diffusione dell’economia civile e di comunione, e l’esperienza accademica di frontiera dell’Istituto Universitario Sophia, eretto dalla Santa Sede, «di cui una sede locale – me ne rallegro vivamente – sarà presto attivata in America Latina», ha detto salutato dall’applauso dei presenti. «È importante che a Loppiano vi sia un centro universitario destinato a chi – come dice il suo nome – cerca la Sapienza e si pone come obiettivo la costruzione di una cultura dell’unità», l’altro tributo del Papa. «Cultura dell’unità, non dell’uniformità», ha precisato poi a braccio: «uniformità è il contrario dell’unità».

Umiltà, apertura, sinergia, capacità di rischio». «La storia di Loppiano non è che agli inizi. È un piccolo seme gettato nei solchi della storia e già germogliato e rigoglioso, ma che deve mettere radici robuste e portare frutti sostanziosi, a servizio della missione di annuncio e incarnazione del Vangelo di Gesù che la Chiesa oggi è chiamata a vivere. E questo chiede umiltà, apertura, sinergia, capacità di rischio». Nella parte conclusiva del suo discorso, infarcito di aggiunte a braccio, il Papa si è soffermato sul futuro della cittadella internazionale del Movimento dei Focolari. «Le urgenze, spesso drammatiche, che ci interpellano da ogni parte non possono lasciarci tranquilli, ma ci chiedono il massimo, confidando sempre nella grazia di Dio». «Nel cambiamento di epoca che stiamo vivendo – la proposta – occorre impegnarsi non solo per l’incontro tra le persone, le culture e i popoli e per un’alleanza tra le civiltà, ma per vincere tutti insieme la sfida epocale di costruire una cultura condivisa dell’incontro e una civiltà globale dell’alleanza». «Cultura dell’incontro e civiltà dell’alleanza: questa è la sfida», ha aggiunto a braccio. «Come un arcobaleno di colori in cui si dispiega a ventaglio la luce bianca dell’amore di Dio! E per far questo occorrono uomini e donne – giovani, famiglie, persone di tutte le vocazioni e professioni – capaci di tracciare strade nuove da percorrere insieme». «Il Vangelo è sempre nuovo», ha proseguito ancora fuori testo: «la Risurrezione di Gesù ci parla di giovinezza e ci fa chiedere una rinnovata giovinezza. Sempre andare avanti con creatività!». La sfida, per il Papa, «è quella della fedeltà creativa: essere fedeli all’ispirazione originaria e insieme essere aperti al soffio dello Spirito Santo e intraprendere con coraggio le vie nuove che lui suggerisce». «Per me – ha rivelato a braccio – l’esempio più grande è quello che si legge negli Atti degli Apostoli, che sono stati capaci di restare fedeli all’insegnamento di Gesù e di avere il coraggio di fare tante pazzie, di andare dappertutto, perché sapevano coniugare questa fedeltà creativa». Di qui la necessità del «discernimento comunitario»: «Occorre l’ascolto di Dio fino a sentire con Lui il grido del Popolo, e occorre l’ascolto del Popolo fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama. I discepoli di Gesù debbono essere dei contemplativi della Parola e dei contemplativi del Popolo di Dio. Siamo chiamati tutti a diventare degli artigiani del discernimento comunitario. È questa la strada perché anche Loppiano scopra e segua passo passo la via di Dio a servizio della Chiesa e della società».

 «Non dimenticatevi che Maria era laica», ha detto il Papa alle migliaia di Focolarini che lo hanno accolto e incontrato a Loppiano. «La prima discepola di Gesù era laica», ha proseguito a braccio come ha fatto in molte parti del suo discorso in risposta a tre domande postegli da alcuni rappresentanti del Movimento. «Lì c’è un’ispirazione grande», ha fatto notare: «Un bell’esercizio è prendere i passi della vita di Gesù più conflittuali, come a Cana, e vedere come Maria reagisce», la proposta. «Come avrebbe reagito Maria?», la domanda da porsi: «Donna della fede, donna del credere, donna del coraggio, donna della parresia, donna della pazienza, donna del sopportare le cose. Guardate come ha reagito in tutti i passi conflittuali, questa donna laica». Lo spunto per le parole del Papa è stato il santuario di maria Theotokos, di fronte al quale è collocato il palco dell’incontro. «Siamo sotto lo sguardo di Maria», ha sottolineato Francesco, secondo il quale «anche in questo c’è una sintonia tra il Vaticano II e il carisma dei Focolari, il cui nome ufficiale per la Chiesa è Opera di Maria».

«Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio, il beato Paolo VI ha proclamato Maria Madre della Chiesa», ha ricordato il Papa: «Io stesso ne ho voluto istituire quest’anno la memoria liturgica, che sarà celebrata per la prima volta il 21 maggio, lunedì dopo la Pentecoste. Maria è la Madre di Gesù ed è, in Lui, la Madre di tutti noi: la Madre dell’unità. Il Santuario a lei dedicato qui a Loppiano è un invito a metterci alla scuola di Maria per imparare a conoscere Gesù, a vivere con Gesù e di Gesù presente in ciascuno di noi e in mezzo a noi».