Vita Chiesa

Papa a Milano: Messa, oggi si specula su vita, lavoro, famiglia, poveri, migranti e giovani

«Tutto sembra ridursi a cifre, lasciando, per altro verso, che la vita quotidiana di tante famiglie si tinga di precarietà e di insicurezza», il grido d’allarme di Francesco: «Mentre il dolore bussa a molte porte, mentre in tanti giovani cresce l’insoddisfazione per mancanza di reali opportunità, la speculazione abbonda ovunque».

L’icona scelta dal Papa per l’omelia è quella della doppia annunciazione: di Giovanni Battista e di Gesù, la prima avvenuta nel tempio, con l’assemblea fuori in attesa, la seconda «in un luogo sperduto della Galilea, in una città periferica e con una fama non particolarmente buona, nell’anonimato della casa di una giovane chiamata Maria». «Un contrasto non di poco conto – ha commentato Francesco – che ci segnala che il nuovo incontro di Dio con il suo popolo avrà luogo in posti che normalmente non ci aspettiamo, ai margini, in periferia. Ormai non sarà più in un luogo riservato a pochi mentre la maggioranza rimane fuori in attesa. Niente e nessuno gli sarà indifferente, nessuna situazione sarà privata della sua presenza: la gioia della salvezza ha inizio nella vita quotidiana della casa di una giovane di Nazareth». «Dio prende l’iniziativa e sceglie di inserirsi, come ha fatto con Maria, nelle nostre case, nelle nostre lotte quotidiane, colme di ansie e insieme di desideri», ha affermato il Papa: «Ed è proprio all’interno delle nostre città, delle nostre scuole e università, delle piazze e degli ospedali che si compie l’annuncio più bello che possiamo ascoltare: ‘Rallegrati, il Signore è con te!’. Una gioia che genera vita, che genera speranza, che si fa carne nel modo in cui guardiamo al domani, nell’atteggiamento con cui guardiamo gli altri. Una gioia che diventa solidarietà, ospitalità, misericordia verso tutti».

«Quando tutto si accelera per costruire – in teoria – una società migliore, alla fine non si ha tempo per niente e per nessuno». È uno dei paradossi più evidenti del mondo contemporaneo, sul quale ha messo l’accento il Papa nell’omelia. «Il ritmo vertiginoso a cui siamo sottoposti sembrerebbe rubarci la speranza e la gioia», l’analisi di Francesco: «Le pressioni e l’impotenza di fronte a tante situazioni sembrerebbero inaridirci l’anima e renderci insensibili di fronte alle innumerevoli sfide». «Perdiamo il tempo per la famiglia, il tempo per la comunità, perdiamo il tempo per l’amicizia, per la solidarietà e per la memoria», la denuncia di Francesco, secondo il quale «ci farà bene domandarci: come è possibile vivere la gioia del Vangelo oggi all’interno delle nostre città? È possibile la speranza cristiana in questa situazione, qui e ora?». Due domande, queste, che «toccano la nostra identità, la vita delle nostre famiglie, dei nostri paesi e delle nostre città. Toccano la vita dei nostri figli, dei nostri giovani ed esigono da parte nostra un nuovo modo di situarci nella storia». «Non possiamo, non vogliamo rimanere davanti a tante situazioni dolorose come meri spettatori che guardano il cielo aspettando che smetta di piovere», ha detto il Papa: «Tutto ciò che accade esige da noi che guardiamo al presente con audacia, con l’audacia di chi sa che la gioia della salvezza prende forma nella vita quotidiana della casa di una giovane di Nazareth».

Come l’angelo con Maria, «anche noi oggi siamo invitati a fare memoria, a guardare il nostro passato per non dimenticare da dove veniamo. Per non dimenticarci dei nostri avi, dei nostri nonni e di tutto quello che hanno passato per giungere dove siamo oggi». È un appello alla memoria, la prima consegna alla città di Milano. «Questa terra e la sua gente hanno conosciuto il dolore delle due guerre mondiali; e talvolta hanno visto la loro meritata fama di laboriosità e civiltà inquinata da sregolate ambizioni», l’analisi del Papa: «La memoria ci aiuta a non rimanere prigionieri di discorsi che seminano fratture e divisioni come unico modo di risolvere i conflitti. Evocare la memoria è il migliore antidoto a nostra disposizione di fronte alle soluzioni magiche della divisione e dell’estraniamento».

«Milanesi, sì, Ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio». Nell’omelia della messa celebrata nel Parco di Monza, il Papa ha sintetizzato così l’identità dei milanesi, «un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico». «Questa è una delle nostre ricchezze», ha spiegato: «È un popolo chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e a celebrare la novità che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confini, le frontiere; è un popolo che non ha paura di dare accoglienza a chi ne ha bisogno perché sa che lì è presente il suo Signore».

«Dio continua a percorrere i nostri quartieri e le nostre strade, si spinge in ogni luogo in cerca di cuori capaci di ascoltare il suo invito e di farlo diventare carne qui ed ora». Ad assicurarlo al popolo di Milano è stato il Papa, nella parte finale dell’omelia della messa celebrata al Parco di Monza. «Nulla è impossibile a Dio», ha proclamato partendo dalla risposta dell’angelo a Maria. «Quando crediamo che tutto dipenda esclusivamente da noi rimaniamo prigionieri delle nostre capacità, delle nostre forze, dei nostri miopi orizzonti», ha proseguito: «Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a lasciarci consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà». «Lo sanno bene queste terre che, nel corso della loro storia, hanno generato tanti carismi, tanti missionari, tanta ricchezza per la vita della Chiesa!», il tributo alla città che lo ospita: «Tanti volti che, superando il pessimismo sterile e divisore, si sono aperti all’iniziativa di Dio e sono diventati segno di quanto feconda possa essere una terra che non si lascia chiudere nelle proprie idee, nei propri limiti e nelle proprie capacità e si apre agli altri». «Come ieri, Dio continua a cercare alleati, continua a cercare uomini e donne capaci di credere, capaci di fare memoria, di sentirsi parte del suo popolo per cooperare con la creatività dello Spirito», ha concluso il Papa, citando il commento di sant’Ambrogio all’episodio dell’Annunciazione: «Dio continua a cercare cuori come quello di Maria, disposti a credere persino ih condizioni del tutto straordinarie».

Il grazie del card. Scola.  «Dopo la celebrazione eucaristica in questo luogo, trasformato in una cattedrale a cielo aperto, e prima di incontrare allo Stadio di San Siro i ragazzi della Cresima di quest’anno voglio dirle il grazie della Chiesa ambrosiana e di tutto il popolo lombardo per questa giornata che ha voluto passare con noi». È l ringraziamento del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, al Papa, al termine della messa nel Parco di Monza, penultima tappa della visita pastorale nella diocesi ambrosiana. «I gesti che lei ha compiuto – ha proseguito Scola – ci offrono una significativa indicazione per l’evangelizzazione di questa nostra metropoli lombarda. In particolare l’abbraccio ai più poveri, agli immigrati, ai carcerati indica la strada perché Gesù Cristo nostra pace, Gesù che è la bellezza, la verità, la bontà e la giustizia di cui tutte le donne e tutti gli uomini delle nostre terre hanno bisogno, raggiunga tutti coloro che le abitino e tocchi il loro cuore». Lo sguardo dei poveri, ha concluso Scola, «nella sua dolorosa semplicità, illumina e dilata il nostro sguardo, troppo spesso parziale. Dal primo giorno del pontificato, il suo stile di esercizio del ministero di Pietro è espressine di una testimonianza che unifica gesti, esempi, cultura e insegnamento. Da questa vogliamo imparare e da qui scaturisce la nostra gratitudine per il modo gioioso e stimolante del suo essere con noi in questa intensissima giornata».