Vita Chiesa

Papa a Sarajevo, incontro interreligioso: i saluti di ebrei, islamici e ortodossi

«La cosa più importante è il rispetto dell’uno verso l‘altro; è bene avere un proprio punto di vista, ma è anche necessaria la comprensione per quello altrui»: Jakob Finci, presidente della Comunità ebraica in Bosnia ed Erzegovina, ha salutato così Papa Francesco durante l’incontro ecumenico e interreligioso, penultima tappa della sua visita a Sarajevo. Finci che è presidente di turno del Consiglio interreligioso di Bosnia ed Erzegovina, che opera dal 1997 per promuovere il dialogo tra le fedi, ha parato del Papa come di «un amico che ci vuole bene senza riserve, che vuole aiutarci ed insegnarci ad essere migliori credenti, e, quindi, persone migliori». «Non vogliamo mentirle – ha aggiunto – perché non siamo politici, dicendo che qui è tutto latte e miele oppure che non ci sono problemi. I problemi ci sono, ma stiamo cercando di risolverli insieme, consapevoli che è possibile sopravvivere in questa splendida parte della terra, che Dio ci ha dato affinché la usassimo, solo se lavoriamo insieme. Non è questo il momento o il luogo per elencare i problemi che ci assillano, ma le assicuro che non si tratta di problemi che noi stessi abbiamo creato; tuttavia da soli dobbiamo superarli. Naturalmente – ha concluso – la sua saggia parola ed il paterno consiglio possono solo aiutarci in questo». Al termine Finci ha fatto dono al Papa di una ristampa dell’Haggadah, «libro unico in tutta la lunga storia ebraica» per ricordare il 450° anniversario della piccola comunità ebraica.

«La Bosnia ed Erzegovina può essere incredibilmente bella, una terra indescrivibile. In effetti, ciò che di più bello ed originale si è creato in Bosnia ed Erzegovina è proprio frutto dell’intreccio delle diverse culture, religioni e popoli che vivono qui. Tuttavia, la reciproca convivenza pacifica ed il rispetto, dopo l‘ultima guerra, non si è ancora pienamente compiuto». È il saluto che Vladika Grigorje ha rivolto a Papa Francesco durante l’incontro ecumenico e interreligioso. «I cristiani di questo paese, insieme ai cristiani di tutto il mondo, con gioia accolgono gli autentici testimoni del Vangelo, e noi abbiamo avuto varie opportunità per renderci conto che Lei è uno di loro» ha affermato l’esponente cristiano ortodosso che, riferendo alla guerra di 20 anni fa ha aggiunto che come «figli della Chiesa di Dio dovremmo essere preoccupati e pieni di vergogna per il fatto che, nel nostro Paese, i cristiani hanno ucciso cristiani e non cristiani». «Desideriamo – ha concluso – che Lei ci confermi che le relazioni tra nazioni e religioni diverse devono basarsi sul rispetto reciproco e su una comprensione sincera; che noi abbiamo bisogno di fare ulteriori sforzi per sviluppare sentimenti di fiducia, comprensione e di affetto. E, infine, che la convivenza può sussistere solo nella Verità».

«I nostri sforzi devono essere indirizzati alla diffusione della fiducia, del pentimento e della speranza, per questo abbiamo bisogno di un ritorno ai valori umani di fratellanza fra tutti gli uomini». È l’auspicio di Husein Kavazovic, rappresentante dei musulmani all’incontro interreligioso, penultima tappa del viaggio di Papa Francesco a Sarajevo. «Qui è più chiaramente evidente la crisi profonda che attraversa il nostro mondo dove i valori universali si relativizzano e si affermano idee inquietanti di desacralizzazione che umiliano l‘umanità tutta. La fede nel Dio vivente sembra spegnersi e il suo posto è usurpato dalle ideologie, dal mercato e del degrado morale: idoli opera dell‘uomo». «Nella sua visita in questo Paese e nel suo messaggio ‘La pace sia con voi’ – ha affermato Kavazovic rivolto al Papa – vediamo un sostegno alle tradizioni religiose e cu1turali della Bosnia ed Erzegovina, che insieme fanno parte del patrimonio unitario e al contempo tormentato d’Europa. Tutte le ambiguità e le polemiche sull’identità europea, si riflettono direttamente sulla Bosnia ed Erzegovina. Il genocidio subito dai musulmani bosniaci, ci obbliga a riesaminare la nostra fede e la nostra missione». «Ci auguriamo – ha concluso – che i responsabili del nostro Paese trovino uno stimolo alla promozione ed al miglioramento della pace sociale fondata sul rispetto e su una attenta politica di integrazione sociale».