Vita Chiesa

Papa a Torino: ai giovani, «vivere non vivacchiare»

Rispondendo alle domande di Chiara, Sara e Luigi, il Papa ha esclamato: «È brutto vedere un giovane fermo, che vive una vita che non si muove. Mi danno tanta tristezza i giovani che vanno in pensione a vent’anni: sono invecchiati presto!». «Quello che non fa andare un giovane in pensione è la voglia di amare», ha spiegato il Papa: «Quando il giovane ama, vive, cresce, non va in pensione». Di qui l’attualità, per i giovani, dell’imperativo di Piergiorgio Frassati: «Vivere, non vivacchiare!». 

«L’amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone, l’amore è casto». A spiegarlo alle migliaia di persone che hanno affollato Piazza Vittorio per l’ultimo momento pubblico della prima giornata a Torino è stato il Papa: «Non vorrei fare il moralista – ha detto – ma dire una parola che non piace, impopolare: anche il Papa alcune volte deve rischiare nelle cose, per dire la verità. In questo mondo edonista, dove conta soltanto la pubblicità, il piacere, ‘passarla bene’, io vi dico: siate casti». «Non è facile», anzi «è molto difficile», ha ammesso Francesco, «ma io vi chiedo: fate lo sforzo di vivere l’amore castamente», perché ciò «fa la vita dell’altra persona sacra». «Se l’amore è rispettoso, è concreto nelle opere, l’amore si sacrifica per gli altri», ha assicurato il Pontefice: «Guardate l’amore dei genitori, di tante mamme e tanti papà, che al mattino al lavoro arrivano stanchi perché non hanno dormito bene per curare il loro figlio malato: questo è amore, questo è rispetto, questo non è passarla bene. Questo è servizio, è servire gli altri: se io dico che amo e non servo l’altro, questo non è amore».

Uno dei motivi della «sfiducia» dei giovani nella vita? Vedere «dirigenti, imprenditori, che si dicono cristiani e fabbricano armi». Lo ha detto il Papa, rispondendo ieri alle domande dei giovani in Piazza Vittorio, in cui è tornato sul concetto della «terza guerra mondiale a pezzi» e si è chiesto: «Quando dò il voto a un candidato, mi posso fidare che non porterà il Paese alla guerra?». La «doppia faccia», l’ipocrisia oggi è «moneta corrente», ha denunciato Francesco citando «la grande tragedia dell’Armenia», la tragedia della Shoah, i lager di Stalin in Russia, e stigmatizzando l’atteggiamento che consiste nel «parlare di pace e fabbricare, vendere armi». Poi è tornato sul tema della «cultura dello scarto»: «Si scartano i bambini perché non si fanno o perché si uccidono prima di nascere. Si scartano gli anziani perché non servono, e si lasciano morire in una sorta di eutanasia nascosta. Si scartano i giovani, il 40% in Italia è senza lavoro». 

Si è concluso con un appello a «fare controcorrente», per contrastare la nostra società «edonista, consumista», fatta di «bolle di sapone», l’incontro del Papa con i giovani, dopo il quale alle 19 di ieri – dopo un’ora circa dall’inizio – il Papa si è congedato dalla folla salendo sulla jeep bianca scoperta. «Fare controcorrente», ha spiegato Francesco, è «l’antidoto alla sfiducia della vita, a una cultura che offre solo il piacere». Di qui l’invito ai giovani a essere «coraggiosi e creativi», ma anche a «non essere ingenui», senza «comprare sporcizie», comprare cose che «ci fanno credere che sono diamanti, ma sono vetro». «Vivete, non vivacchiate», ha ripetuto il Papa come aveva fatto all’inizio del suo dialogo con i giovani, citando Piergiorgio Frassati. Poi il compito a casa per i giovani: «Andate a cercare quanti santi e sante» sono nati a Torino a fine Ottocento, «uno dei momenti più brutti», con le «condizioni più cattive per mandare avanti la gioventù», in una città dove c’erano «la massoneria, i mangiapreti, i demoniaci». «Pensate ai vostri santi cosa hanno fatto!», l’esclamazione finale del Pontefice. Tra ieri mattina e ieri pomeriggio, Piazza Vittorio, diventata il cuore della città, ha visto affluire circa 200mila persone. 

Testo integrale del discorso