Vita Chiesa

Papa in Azerbaijan: Messa a Baku, la fede non è «un superpotere»

«Una fede utile a soddisfare i nostri bisogni sarebbe una fede egoistica, tutta centrata su di noi», ha ammonito Francesco: «La fede non va confusa con lo stare bene o col sentirsi bene, con l’essere consolati nell’animo perché abbiamo un po’ di pace nel cuore. La fede è il dono che vale la vita intera, ma che porta frutto se facciamo la nostra parte». E la nostra parte è il servizio, ha spiegato il Papa: «Fede e servizio non si possono separare, anzi sono strettamente collegati, annodati tra di loro». La vita cristiana, ha proseguito Francesco facendo l’esempio del tappeto, «va ogni giorno pazientemente intessuta, intrecciando la trama della fede e l’ordito del servizio», che è «molto di più» dell’«essere ligi ai propri doveri o compiere qualche opera buona». «Non siamo chiamati a servire solo per avere una ricompensa, ma per imitare Dio, fattosi servo per nostro amore», ha precisato il Papa: «E non siamo chiamati a servire ogni tanto, ma a vivere servendo».

«Dove non c’è servizio la vita è inservibile!», ha esclamato Francesco mettendo in guardia da due tentazioni: la prima è quella di «lasciare intiepidire il cuore». «Chi è tiepido vive per soddisfare i propri comodi, che non bastano mai, e così non è mai contento; poco a poco finisce per accontentarsi di una vita mediocre», ha ammonito il Papa: «Così la sua vita perde di gusto: diventa come un tè che era veramente buono, ma che quando si raffredda non si può più bere». La seconda tentazione è di essere «troppo attivi», cioè «di pensare da padroni, di darsi da fare solo per guadagnare credito e per diventare qualcuno. Allora il servizio diventa un mezzo e non un fine, perché il fine è diventato il prestigio; poi viene il potere, il voler essere grandi». «Il frutto della fede è l’amore. Il frutto dell’amore è il servizio. Il frutto del servizio è la pace», la consegna del Papa alla piccola ma «preziosa» comunità dell’Azerbaijan.

(testo integrale)