Vita Chiesa

Papa in Bangladesh: Rahman, assicurare ai Rohingya un ritorno a casa sicuro, sostenibile e dignitoso

«È nostra comune responsabilità assicurare loro un ritorno a casa sicuro, sostenibile e dignitoso e un’integrazione nella vita sociale, economica e politica del Myanmar». È l’appello del presidente della Repubblica del Bangladesh, Abdul Harmid, che nel discorso di benvenuto al Papa, per l’incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, subito dopo la visita di cortesia per l’incontro privato, ha usato – ed è la prima volta durante il viaggio papale – la parola «rohingya».

«Come lei sa – ha detto a Francesco – il nostro governo offre ospitalità a un milione di rohingya che sono stati cacciati con la forza dalle loro dimore ancestrali nello Stato di Rakhine in Myanmar. Migliaia di loro, incluse donne e bambini, sono stati brutalmente uccisi, migliaia di donne sono state abusate. Hanno visto bruciare le loro case. Hanno chiesto asilo in Bangladesh per sfuggire alle atrocità perpetrate dall’esercito birmano. La nostra gente li ha accolti a braccia aperte, ha condiviso il cibo, il riparo e gli altri bisogni di base». Il presidente del Bangladesh ha citato l’«appassionata voce» del Papa e della Santa Sede a favore «dei rohingya e delle minoranze» e «contro tale brutalità, dando speranza per la risoluzione della crisi». «La sua vicinanza a loro, il suo appello ad aiutarli per assicurare pienamente i loro diritti comporta una responsabilità morale per la comunità internazionale ad agire con prontezza e sincerità», ha affermato il presidente. «Sappiamo che la religione non è immune da estremismo ideologico», ha ammesso Harmid: «Denunciamo queste forme di estremismo, insieme ali altri musulmani», ha garantito il presidente, che si è detto inoltre preoccupato, insieme alla maggioranza musulmana del Paese, sulla «crescente islamofobia» nelle società occidentali. «Pensiamo che il dialogo interreligioso, ad ogni livello della società, è importante per combattere tali estremismi», ha concluso.