Vita Chiesa

Papa in Bangladesh: ai giovani, «andate avanti» aggiornando il «software» giusto

L’entusiasmo giovanile «si collega con lo spirito di avventura», ha proseguito Francesco, citando uno dei poeti nazionali del Bangladesh, Kazi Nazrul Islam, che ha definito la gioventù del Paese «impavida, abituata a strappar fuori la luce dal ventre dell’oscurità». «I giovani sono sempre pronti a proiettarsi in avanti, a far accadere le cose e a rischiare», ha commentato il Papa, incoraggiando i giovani «ad andare avanti con questo entusiasmo nelle circostanze buone e in quelle cattive. Andare avanti, specialmente in quei momenti nei quali vi sentite oppressi dai problemi e dalla tristezza e, guardandovi intorno, sembra che Dio non appaia all’orizzonte». «Ma, andando in avanti, assicuratevi di scegliere la strada giusta», il monito di Francesco: «Cosa vuol dire? Vuol dire saper viaggiare nella vita, non girovagare senza meta. La nostra vita non è senza direzione, ha uno scopo, datoci da Dio. Egli ci guida, orientandoci con la sua grazia. È come se avesse posizionato dentro di noi un software, che ci aiuta a discernere il suo programma divino e a rispondergli nella libertà. Ma, come ogni software, anch’esso necessita di essere costantemente aggiornato. Tenete aggiornato il vostro programma, prestando ascolto al Signore e accettando la sfida di fare la sua volontà».

La sapienza che nasce dalla fede. «Quando si passa dal viaggiare al girovagare senza meta, tutta la sapienza è persa! La sola cosa che ci orienta e ci fa andare avanti sul giusto sentiero è la sapienza, la sapienza che nasce dalla fede. Non è la falsa sapienza di questo mondo». Ai giovani il Papa ha affidato «la sapienza che si intravede negli occhi dei genitori e dei nonni, che hanno posto la loro fiducia in Dio». «Per ricevere questa sapienza dobbiamo guardare il mondo, le nostre situazioni, i nostri problemi, tutto con gli occhi di Dio», ha spiegato: «Riceviamo questa sapienza quando cominciamo a vedere le cose con gli occhi di Dio, ad ascoltare gli altri con gli orecchi di Dio, ad amare col cuore di Dio e a valutare le cose coi valori di Dio. Questa sapienza ci aiuta a riconoscere e respingere le false promesse di felicità». «Una cultura che fa false promesse non può liberare, porta solo a un egoismo che riempie il cuore di oscurità e amarezza», il grido d’allarme di Francesco, secondo il quale «la sapienza di Dio, invece, ci aiuta a sapere come accogliere e accettare coloro che agiscono e pensano diversamente da noi».

«È triste quando cominciamo a chiuderci nel nostro piccolo mondo e ci ripieghiamo su noi stessi». Dialogando con i giovani il Papa ha spiegato che quando facciamo nostro il principio del «come dico io o arrivederci» rimaniamo «intrappolati, chiusi in noi stessi»: «Quando un popolo, una religione o una società diventano un piccolo mondo, perdono il meglio che hanno e precipitano in una mentalità presuntuosa, quella dell’‘io sono buono, tu sei cattivo’». «La sapienza di Dio ci apre agli altri», ha detto Francesco: «Ci aiuta a guardare oltre le nostre comodità personali e le false sicurezze che ci fanno diventare ciechi davanti ai grandi ideali che rendono la vita più bella e degna di esser vissuta». «Sono contento che, insieme ai cattolici, ci siano con noi molti giovani amici musulmani e di altre religioni», l’apprezzamento del Papa: «Col trovarvi insieme qui oggi mostrate la vostra determinazione nel promuovere un clima di armonia, dove si tende la mano agli altri, malgrado le vostre differenze religiose». A questo proposito, il Papa ha citato un’esperienza a Buenos Aires, «in una nuova parrocchia situata in un’area estremamente povera»: «Un gruppo di studenti stava costruendo alcuni locali per la parrocchia e il sacerdote mi aveva invitato ad andare a trovarli. Così andai e quando arrivai in parrocchia il sacerdote me li presentò uno dopo l’altro, dicendo: ‘Questo è l’architetto, è ebreo, questo è comunista, questo è cattolico praticante’. Quegli studenti erano tutti diversi, ma stavano tutti lavorando per il bene comune. Erano aperti all’amicizia sociale e determinati a dire no a tutto ciò che avrebbe potuto distoglierli dal proposito di stare insieme e aiutarsi a vicenda».

«Parlate con i vostri genitori e nonni; non passate tutta la giornata col cellulare, ignorando il mondo attorno a voi!». Nella parte finale del discorso rivolto ai giovani del Bangladesh, il Papa ha sottolineato che la loro cultura «insegna a rispettare gli anziani», che «portano con sé la memoria e la sapienza esperienziale, che ci aiuta ad evitare di ripetere gli errori del passato». «Gli anziani hanno il carisma di colmare le distanze, in quanto assicurano che i valori più importanti vengano tramandati ai figli e ai nipoti», ha detto Francesco tornando sul tema della continuità delle generazioni, a lui molto caro: «Attraverso le loro parole, il loro amore, il loro affetto e la loro presenza, comprendiamo che la storia non è iniziata con noi, ma che siamo parte di un antico ‘viaggiare’ e che la realtà è più grande di noi». «La sapienza di Dio rafforza in noi la speranza e ci aiuta ad affrontare il futuro con coraggio», ha concluso il Papa: «Noi cristiani troviamo questa speranza nell’incontro personale con Gesù nella preghiera e nei Sacramenti, e nell’incontro concreto con Lui nei poveri, nei malati, nei sofferenti e negli abbandonati». «Dio benedica il Bangladesh», il saluto finale ai giovani: «I vostri volti sono pieni di gioia e di speranza: gioia e speranza per voi, per il vostro Paese, per la Chiesa e per le vostre comunità».

Testo integrale del discorso del Papa