Vita Chiesa

Papa in Calabria: non cedere al pessimismo

“Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. Questo il motto scelto per la visita pastorale che il Papa compie oggi, domenica 9 ottobre, a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Stamattina il Pontefice ha celebrato la messa e poi guidato la recita dell’Angelus nella Zona ex-Sir, alla periferia industriale di Lamezia Terme. (I discorsi)

Un futuro migliore. “Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana”, ha detto Benedetto XVI nella messa, nella consapevolezza che “anche a Lamezia Terme, come in tutta la Calabria, non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni”. “Se osserviamo questa bella regione – ha affermato -, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale; una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità, spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza. All’emergenza, voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti”. “Sono certo – ha aggiunto il Papa – che saprete superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore. Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”.

Per il bene comune. “Per fare fronte alla nuova realtà sociale e religiosa, diversa dal passato, forse più carica di difficoltà, ma anche più ricca di potenzialità, è necessario – ha sottolineato il Pontefice – un lavoro pastorale moderno e organico che impegni attorno al vescovo tutte le forze cristiane: sacerdoti, religiosi e laici, animati dal comune impegno di evangelizzazione”. Guardando con favore la promozione della pratica della Lectio divina e della Scuola di Dottrina sociale della Chiesa, il Santo Padre ha auspicato che da tali iniziative “scaturisca una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”. Un incoraggiamento anche alla “formazione delle coppie cristiane al matrimonio e alla famiglia, al fine di dare una risposta evangelica e competente alle tante sfide contemporanee nel campo della famiglia e della vita”. Ha poi esortato i sacerdoti a “radicare sempre più” la “vita spirituale nel Vangelo, coltivando la vita interiore, un intenso rapporto con Dio” e distaccandosi “con decisione da una certa mentalità consumistica e mondana, che è una tentazione ricorrente nella realtà in cui viviamo”. Un invito pure a “valorizzare, con discernimento, secondo i noti criteri di ecclesialità, i gruppi e movimenti”.

Forti e coraggiosi. Ai fedeli laici, giovani e famiglie, Benedetto XVI si è rivolto così: “Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana! Avete tutti i motivi per mostrarvi forti, fiduciosi e coraggiosi, e questo grazie alla luce della fede e alla forza della carità. E quando doveste incontrare l’opposizione del mondo, fate vostre le parole dell’Apostolo: ‘Tutto posso in colui che mi dà la forza’. Così si sono comportati i santi e le sante, fioriti, nel corso dei secoli, in tutta la Calabria. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l’amore di Cristo”.

Rinnovare il mondo. “So che diversi sono i santuari mariani presenti in questa vostra terra, e mi rallegro di sapere che qui in Calabria è viva la pietà popolare – ha dichiarato il Papa all’Angelus -. Vi incoraggio a praticarla costantemente alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, della Sede apostolica e dei vostri Pastori”. “Vi aiuti la Madre della Chiesa – è stata l’esortazione – ad avere sempre a cuore la comunione ecclesiale e l’impegno missionario. Sostenga i sacerdoti nel loro ministero, aiuti i genitori e gli insegnanti nel compito educativo, conforti i malati e i sofferenti, conservi nei giovani un animo puro e generoso”. Il Pontefice ha invocato “l’intercessione di Maria anche per i problemi sociali più gravi di questo territorio e dell’intera Calabria, specialmente quelli del lavoro, della gioventù e della tutela delle persone disabili, che richiedono crescente attenzione da parte di tutti, in particolare delle Istituzioni”. Un invito, poi, ai fedeli laici “a non far mancare” il proprio “contributo di competenza e di responsabilità per la costruzione del bene comune”. Ricordando la visita pomeridiana alla Certosa di Serra San Bruno, il Santo Padre ha detto: “San Bruno venne in questa terra nove secoli fa, e ha lasciato un segno profondo con la forza della sua fede. La fede dei Santi rinnova il mondo! Con la stessa fede, anche voi, rinnovate oggi la vostra, nostra amata Calabria!”.

Le parole del vescovo e del sindaco. La diocesi di Lamezia Terme “la accoglie in festa insieme a tanti fratelli e sorelle venuti da tutta la Calabria”. Così il vescovo di Lamezia Terme, mons. Antonio Luigi Cantafora, aveva rivolto il suo saluto al Papa poco prima della messa nell’area ex Sir. Grande attesa poi per le parole del Papa “perché la nostra fede, purificata dal crogiolo della nostra storia, possa essere nel presente sempre più luminosa e audace e la nostra Chiesa sappia osare, perché innamorata di Cristo e dell’Evangelo”. Poco prima del vescovo aveva salutato il Pontefice il sindaco lametino Gianni Speranza che aveva parlato della Calabria come di “una terra di sofferenza, di straordinarie bellezze, di enormi potenzialità e risorse, di grandi talenti ma, al tempo stesso, di inaccettabile disoccupazione, di drammatiche ingiustizie e violenze”. Il sindaco ha annunciato inoltre la costruzione di una chiesa dedicata a san Benedetto.

La visita del Papa oggi pomeriggio è continuata con l’incontro con la popolazione di Serra San Bruno nel piazzale Santo Stefano antistante la Certosa di Serra San Bruno e con la celebrazione dei Vespri nella chiesa della Certosa di Serra San Bruno.

Il modello dei monasteri. “I monasteri hanno nel mondo una funzione molto preziosa, direi indispensabile – ha detto Benedetto XVI, nell’incontro con la popolazione di Serra San Bruno -. Se nel medioevo essi sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, oggi servono a ‘bonificare’ l’ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale”. In questo clima “non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune. Il monastero invece è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo”.

Città sempre più rumorose. “Il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa – ha notato il Papa nell’omelia per i Vespri -. Le città sono quasi sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo rimane sempre, in alcune zone anche di notte”. Negli ultimi decenni, poi, “lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà. Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera”. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, “sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto”. Questa tendenza “sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati”, oggi “ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica. Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine”.

Dono prezioso. A questa condizione socioculturale si contrappone “il carisma specifico della Certosa, come un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, un dono che contiene un messaggio profondo per la nostra vita e per l’umanità intera”. Un dono che il Pontefice ha riassunto così: “Ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si ‘espone’ al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente ‘vuoto’ cui accennavo prima, per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. È una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto”.

Nel cuore della Chiesa. “Questa vocazione, come ogni vocazione, trova risposta in un cammino, nella ricerca di tutta una vita – ha osservato il Santo Padre -. Non basta infatti ritirarsi in un luogo come questo per imparare a stare alla presenza di Dio. Come nel matrimonio non basta celebrare il sacramento per diventare effettivamente una cosa sola, ma occorre lasciare che la grazia di Dio agisca e percorrere insieme la quotidianità della vita coniugale, così il diventare monaci richiede tempo, esercizio, pazienza”. Proprio in questo “consiste la bellezza di ogni vocazione nella Chiesa: dare tempo a Dio di operare con il suo Spirito e alla propria umanità di formarsi, di crescere secondo la misura della maturità di Cristo, in quel particolare stato di vita”. In Cristo “c’è il tutto, la pienezza; noi abbiamo bisogno di tempo per fare nostra una delle dimensioni del suo mistero. Potremmo dire che questo è un cammino di trasformazione in cui si attua e si manifesta il mistero della risurrezione di Cristo in noi”. Lo Spirito Santo, che ha risuscitato Gesù dai morti, e che darà la vita anche ai nostri corpi mortali, è “Colui che opera anche la nostra configurazione a Cristo secondo la vocazione di ciascuno, un cammino che si snoda dal fonte battesimale fino alla morte, passaggio verso la casa del Padre”. “A volte, agli occhi del mondo – ha aggiunto Benedetto XVI -, sembra impossibile rimanere per tutta la vita in un monastero, ma in realtà tutta una vita è appena sufficiente per entrare in questa unione con Dio, in quella Realtà essenziale e profonda che è Gesù Cristo”. Rivolgendosi ai monaci della Comunità certosina di Serra San Bruno, ha concluso: “La Chiesa ha bisogno di voi”, e “voi avete bisogno della Chiesa. Il vostro posto non è marginale: nessuna vocazione è marginale nel popolo di Dio: siamo un unico corpo, in cui ogni membro è importante e ha la medesima dignità, ed è inseparabile dal tutto. Anche voi, che vivete in un volontario isolamento, siete in realtà nel cuore della Chiesa, e fate scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell’amore di Dio”.