Vita Chiesa

Papa in Corea: ai vescovi asiatici, cultura dialogo tra identità ed empatia

“Un chiaro senso dell’identità propria di ciascuno e una capacità di empatia – ha detto il Papa – sono pertanto il punto di partenza per ogni dialogo. Se vogliamo comunicare in maniera libera, aperta e fruttuosa con gli altri, dobbiamo avere ben chiaro ciò che siamo, ciò che Dio ha fatto per noi e ciò che Egli richiede da noi. E se la nostra comunicazione non vuole essere un monologo, dev’esserci apertura di mente e di cuore per accettare individui e culture”. Non è sempre un compito facile e il Papa ha segnalato ai vescovi tre errori comuni. Il primo è “l’abbaglio ingannevole del relativismo, che oscura lo splendore della verità e, scuotendo la terra sotto i nostri piedi, ci spinge verso sabbie mobili, le sabbie mobili della confusione e della disperazione”. Un secondo errore è la superficialità: “La tendenza a giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarsi alle cose che realmente contano”. C’è poi una terza tentazione, che è “l’apparente sicurezza di nascondersi dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti. La fede per sua natura non è centrata su se stessa, la fede tende ad andare fuori”.

Bisogna inoltre essere capaci di “empatia”. “La sfida che ci si pone – ha detto il Papa – è quella di non limitarci ad ascoltare le parole che gli altri pronunciano, ma di cogliere la comunicazione non detta delle loro esperienze, speranze e aspirazioni, delle loro difficoltà e di ciò che sta loro più a cuore”. “Non posso dialogare se non sono aperto all’altro – ha aggiunto il Papa a braccio -. Bisogna dire: vieni a casa mia, bisogna aprire il cuore”. Questa empatia “ci rende capaci di un vero dialogo umano, nel quale parole, idee e domande scaturiscono da un’esperienza di fraternità e di umanità condivisa. Essa conduce ad un genuino incontro, in cui il cuore parla al cuore. Siamo arricchiti dalla sapienza dell’altro e diventiamo aperti a percorrere insieme il cammino di una più profonda conoscenza, amicizia e solidarietà”. “Ma fratello Papa, se faccio così non si converte nessuno!”, ha detto ancora Francesco, dando voce a una possibile obiezione. Ed ha ricordato: “Non devo portare l’altro a me stesso. Papa Benedetto XVI ci ha detto chiaramente che la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione”. E “se vogliamo andare al fondamento teologico di questo: andiamo al Padre, siamo tutti figli del Padre”.