Vita Chiesa

Papa in Corea: alle autorità, trasmettere ai giovani il dono della pace

Lo ha detto Papa Francesco parlando oggi con le autorità coreane riunite nel palazzo presidenziale, primo discorso del suo viaggio in Corea del Sud. Il Pontefice si è detto lieto di “venire in Corea e sperimentare non solo la bellezza naturale di questo paese, ma soprattutto la bellezza della sua gente e la sua ricca storia e cultura. Questa eredità – ha affermato – è stata testata nel corso degli anni dalla violenza, dalla persecuzione e dalla guerra”. Un appello, quello di Bergoglio che assume un particolare valore alla luce del conflitto che tra il 1950 e il 1953 mise a confronto la Corea del Sud e quella del Nord e i cui effetti si notano ancora oggi nella divisione tra i due Paesi. A tale proposito Francesco ha espresso “apprezzamento e incoraggiamento” per gli sforzi compiuti “in favore della riconciliazione e la stabilità nella penisola coreana”, sforzi che “sono l‘unica strada sicura per una pace duratura. La ricerca della pace da parte della Corea – ha aggiunto il Pontefice – è una causa vicino ai nostri cuori, perché influisce sulla stabilità di tutta l‘area e di fatto dei tutto il nostro mondo stanco della guerra”.

La ricerca della pace, ha spiegato Francesco, “rappresenta anche una sfida per quelli che si dedicano al perseguimento del bene comune della famiglia umana attraverso il paziente lavoro diplomatico. La pace può essere conseguita attraverso l‘ascolto silenzioso e il dialogo, piuttosto che per mezzo di accuse reciproche, critiche inutili e manifestazioni di forza”. Per il Pontefice la pace è anche “opera della giustizia” e quest’ultima “esige che non dimentichiamo le ingiustizie del passato, ma le superiamo attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione”. “Cari amici – ha concluso Papa Francesco rivolgendosi ai leader politici e civili presenti – i vostri sforzi siano diretti a raggiungere l‘obiettivo di costruire un mondo migliore, più pacifico, giusto e prospero per i nostri figli. La nostra comprensione del bene comune, del progresso e dello sviluppo, deve essere in termini umani e non solo economici”. Che nel vocabolario del Pontefice significa dare ascolto alla “voce di ogni membro della società” e mostrare “preoccupazione per i poveri, i deboli non solo soddisfacendo i loro bisogni immediati, ma anche da assisterli nella promozione umana e culturale”. Un impegno cui la Chiesa cattolica non intende sottrarsi avendo, tra gli altri, “il desiderio di contribuire alla formazione dei giovani e alla crescita di uno spirito di solidarietà con i poveri e gli svantaggiati”.