Vita Chiesa

Papa in Iraq, incontro storico con il Grand Ayatollah al-Sistani e preghiera nella piana di Ur, “strumenti di riconciliazione” nella terra di Abramo

Poi nella piana di Ur l’incontro interreligioso con i rappresentanti musulmani, cristiani e sabei. Nella preghiera finale, l’invocazione all’unico Dio: “Sostienici nella ricostruzione di questa terra, dacci la forza per avviare una nuova vita”.

Sono stati affrontati temi importanti per i destini dei popoli, come la povertà, le ingiustizie, l’oppressione delle libertà fondamentali ribadendo la volontà di collaborare insieme come leader religiosi “al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità”. È stato tutt’altro che una visita di “cortesia” lo storico incontro, durato oltre le previsioni 45 minuti, di Papa Francesco con il Grande Ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani nella sua residenza privata nella città sacra di Najaf. Il Papa è stato accolto all’ingresso della Residenza del Grand Ayatollah dal figlio Mohammed Rida che lo ha accompagnato nella sala dove ha luogo il colloquio privato.

L’incontro è avvenuto senza la presenza dei media. Solo alla fine sono state pubblicate una serie di foto che ritraggono i due leader religiosi, seduti l’uno a fianco all’altro, in una stanza disadorna e semplicissima, simbolo dello stile di vita sobrio e riservato che conduce a Najaf il Grand Ayatollah. Al lato dei due leader, nella foto, appaiono anche il card. Louis Raphaël Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei e il card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. In una Dichiarazione rilasciata al termine del colloquio dall’ufficio di al-Sistani si apprende che durante l’incontro sono state discusse “le grandi sfide che l’umanità deve affrontare in questo periodo”. I due leader hanno parlato infatti di diritti umani e della mancanza di giustizia sociale di cui soffrono diversi paesi, facendo anche riferimento alla situazione di sofferenza vissuta dal popolo palestinese nei territori occupati.  Il leader sciita ha quindi sottolineato “il ruolo che i grandi leader religiosi e spirituali dovrebbero svolgere nel prevenire queste tragedie” e parlando dei cristiani, ha detto che come tutti i cittadini iracheni, devono vivere in “sicurezza e pace”.

Anche papa Francesco – secondo quanto ha poi riferito ai giornalisti il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni – ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose. L’incontro è stato l’occasione per il Papa anche per ringraziare il Grande Ayatollah Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno. L’Ayatollah al-Sistani è infatti l’Ayatollah più importante, venerato e seguito nel mondo sciita. Oggi novantenne, è diventato il successore dell’Ayatollah al-Khoei nel 1992. Attraverso il suo insegnamento e la sua giurisprudenza ha seguito tutti gli sconvolgimenti politici, le rivoluzioni, le guerre e le ricostruzioni che si sono succedute nella storia di questo Paese.La sua è sempre stata una voce di tolleranza e moderazione. Con circa 350 milioni di seguaci in tutto il mondo, in tutto il Medio Oriente, dal subcontinente indiano all’Europa e al Nord America, è, nella sua persona, il “fondamento” della comunità sciita mondiale.

La piana di Ur, la città santa, terra del Padre Abramo, citata dalla Sacra Bibbia e nel Sacro Corano, decorata da antichi monumenti storici e grandi reliquie. È qui che si è svolto sempre in mattinata l’incontro interreligioso dei rappresentanti cristiani, musulmani, sabei e yazidi. Dalla piana si sono levate le voci di questa terra che hanno intonato con il canto le letture tratte dal Libro della Genesi e da un brano del Corano. A papa Francesco musulmani, sabei, cristiani, hanno raccontato le loro storie e le loro testimonianze. Due giovani amici, una donna sabea ed un musulmano sciita, docente all’Università di Nassiriya. Poi tutti i partecipanti si sono alzati in piedi e in lingua araba è stata letta una preghiera. “Fai di ognuno di noi testimoni che sostengono i rifugiati, le vedove, gli sfollati, gli emigrati, i malati. Apri i nostri cuori affinché diventiamo strumenti di riconciliazione per la costruzione di una società più equa.Accogli tutti i nostri defunti nella casa dell’eternità, soprattutto le vittime della violenza e sostieni le autorità civili affinché si impegnino per la pace. Aiutaci ad avere cura della nostra terra, della nostra casa comune che ci hai donato. Sostienici nella ricostruzione di questa terra, dacci la forza per avviare una nuova vita, Amen”.