Vita Chiesa

Papa in Irlanda: sugli abusi le autorità ecclesiastiche hanno fallito

È stato il capo di Stato Michael Higgins con la moglie Sabine Coyne ad accogliere il Papa dopo 40 anni dalla visita di San Giovanni Paolo II.

Alle 11.15 ora locale, Francesco è arrivato nella Residenza presidenziale, conosciuta anche come la «Casa Bianca» d’Irlanda. Dopo il saluto col picchetto delle guardie e le foto di rito l’incontro privato tra Francesco e il Presidente Higgins, con la firma sul libro d’onore, il consueto scambio dei doni e la consegna da parte del Pontefice della medaglia di questo 24esimo viaggio apostolico, che su un lato riporta lo stemma papale e sull’altro la figura di San Patrizio mentre stringe nella mano destra il trifoglio, simbolo dell’Irlanda.

Al termine dell’incontro privato, nel giardino della Residenza Francesco ha piantato un albero come ricordo della visita, auspicio di pace e speranza e segno di una stagione nuova per il Paese e poi saluta una famiglia di rifugiati e un’altra famiglia, irlandese, che ha fatto la scelta di aprire le porte della propria casa agli immigrati, ospitandoli ed aiutandoli.

«La Chiesa è, effettivamente, una famiglia di famiglie, e sente la necessità di sostenere le famiglie nei loro sforzi per rispondere fedelmente e gioiosamente alla vocazione data loro da Dio nella società», ha detto Papa Francesco incontrando nel Castello di Dublino le autorità, i rappresentanti della società civile e i membri del corpo diplomatico (testo integrale). «Non occorre essere profeti per accorgersi delle difficoltà che le famiglie affrontano nella società odierna in rapida evoluzione – ha aggiunto – o per preoccuparsi degli effetti che il dissesto del matrimonio e della vita familiare inevitabilmente comporteranno, ad ogni livello, per il futuro delle nostre comunità. La famiglia è il collante della società; il suo bene non può essere dato per scontato, ma va promosso e tutelato con ogni mezzo appropriato».

Troppo spesso, ha proseguito, «ci sentiamo impotenti di fronte ai mali persistenti dell’odio razziale ed etnico, a conflitti e violenze inestricabili, al disprezzo per la dignità umana e i diritti umani fondamentali ed al crescente divario tra ricchi e poveri. Quanto bisogno abbiamo di recuperare, in ogni ambito della vita politica e sociale, il senso di essere una vera famiglia di popoli!».

Un «lungo conflitto che ha separato fratelli e sorelle di un’unica famiglia». È quello che ha caratterizzato l’Irlanda e che è stato ricordato oggi dal Papa. «Possiamo rendere grazie per i due decenni di pace che sono seguiti a questo storico» Accordo del Venerdì Santo, «mentre esprimiamo la ferma speranza che il processo di pace superi ogni rimanente ostacolo e favorisca la nascita di un futuro di concordia, riconciliazione e mutua fiducia». «Possiamo dire che l’obiettivo di generare prosperità economica, o finanziaria, porta da sé a un ordine sociale più giusto ed equo? Non potrebbe invece essere che la crescita di una ‘cultura dello scarto’ materialistica, ci ha di fatto resi sempre più indifferenti ai poveri e ai membri più indifesi della famiglia umana, compresi i non nati, privati dello stesso diritto alla vita? Forse – ha osservato Francesco – la sfida che più provoca le nostre coscienze in questi tempi è la massiccia crisi migratoria, che non è destinata a scomparire e la cui soluzione esige saggezza, ampiezza di vedute e una preoccupazione umanitaria che vada ben al di là di decisioni politiche a breve termine».

Francesco ha anche affrontato il doloroso tema degli abusi commessi da sacerdoti e religiosi: «Sono ben consapevole della condizione dei nostri fratelli e sorelle più vulnerabili – penso specialmente alle donne, e ai bambini, che nel passato hanno patito situazioni di particolare difficoltà; e agli orfani di allora. Considerando la realtà dei più vulnerabili, non posso che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli. Risuonano ancora nel mio cuore le parole dettemi all’aeroporto dalla Signora Ministro per l’Infanzia. Grazie. Ringrazio per quelle parole».

«Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti. Il mio predecessore, Papa Benedetto – ha ribadito Francesco -, non risparmiò parole per riconoscere la gravità della situazione e domandare che fossero prese misure ‘veramente evangeliche, giuste ed efficaci’ in risposta a questo tradimento di fiducia (cfr Lettera pastorale ai Cattolici dell’Irlanda, 10). Il suo intervento franco e deciso continua a servire da incentivo agli sforzi delle autorità ecclesiali per rimediare agli errori passati e adottare norme stringenti volte ad assicurare che non accadano di nuovo. Più recentemente, in una Lettera al Popolo di Dio, ho ribadito l’impegno, anzi, un maggiore impegno, per eliminare questo flagello nella Chiesa; a qualsiasi costo, morale, e di sofferenza».

«Ogni bambino è infatti un dono prezioso di Dio da custodire, incoraggiare perché sviluppi i suoi doni e condurre alla maturità spirituale e alla pienezza umana. La Chiesa in Irlanda ha svolto, nel passato e nel presente, un ruolo di promozione del bene dei bambini che non può essere oscurato. È mio auspicio che la gravità degli scandali degli abusi, che hanno fatto emergere le mancanze di tanti, serva a sottolineare l’importanza della protezione di minori e adulti vulnerabili da parte dell’intera società. In questo senso – ha concluso -, siamo tutti consapevoli dell’urgente necessità di offrire ai giovani un saggio accompagnamento e valori sani per il loro cammino di crescita».